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Legion 1×08 – Chapter 8TEMPO DI LETTURA 5 min

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In totale empatia con David Haller, per la prima volta anche lo spettatore fedele ma disorientato riesce a capire cosa sta succedendo. È uno spettatore empatico che, come il protagonista, sembra essersi messo in testa un congegno in grado di schiarire la realtà, renderla nitida, renderla “semplice”, renderla (paradossalmente) reale. Ed è la prima volta che accade da quando Legion si è manifestato in tutta la sua potenza visiva e psicologica, ed è sempre la prima volta che si conclude la visione sapendo esattamente che cosa si è visto. Un evento senza precedenti.

David:War is over. If you want it.

Noah Hawley non ha fretta, decisamente non ne ha, e con “Chapter 8” dimostra esattamente le intenzioni di amplificare la storia di David Haller all’ennesima potenza dopo aver introdotto il pubblico in questo nuovo mondo attraverso i suoi occhi, confusi ma confusi per necessità. Si chiude la prima stagione con una agognata e rinnovata consapevolezza, una consapevolezza che sa tanto di antipasto di un menù molto più grande, composto da più portate e di cui si è assaggiato veramente poco. A prescindere dal fatto che la seconda stagione (composta da 10 puntate invece che 8) dovrà essere impostata in un altro modo, visto che ormai la carta dell’infanzia di David è stata giocata e che è veramente difficile poter ripetere gli ultimi 440 minuti di totale incoscienza del pubblico, “Chapter 8” dà un’anteprima di cosa aspetta lo spettatore: Amahl Farouk nel corpo di Oliver e la Division 3 sullo sfondo a dare fastidio.
Tutto si muove in una certa direzione sin dalla series premiere e qui si ha finalmente la chiusura di un primo arco narrativo: la Division 3 non è mai stata il vero villain della serie, è stata piuttosto un white noise che rimaneva in sottofondo facendosi notare di tanto in tanto come appunto in questo episodio. Eppure quel white noise ha una sua importanza nell’economia della storia e lo si capisce dal minutaggio concesso a Clark, quello stesso Clark che qui si riappropria di tutto il tempo che non ha potuto avere tra “Chapter 1” e “Chapter 8”. Non c’è quindi solo Amahl Farouk in Legion ma c’è anche la Division 3, o almeno ciò che ne resta, perché comunque il tema dei mutanti rimane primario nell’universo narrativo e rimarrà tale in quanto proiezioni dei problemi di accettazione che ci sono nel nostro mondo, il tutto dominato ovviamente da una paura di fondo come si può capire dal dialogo qui sotto.

Sydney: Why don’t you just leave us alone?
Clark: Yeah, to do what?
Sydney: I don’t know. Fall in love, have babies.
Clark: Well, see, now, that’s a problem. ‘Cause your babies and my babies, who wins that sandbox squabble?
David: You don’t have to be…
Clark: I know, I don’t have to be afraid, but I am because look at you. All of you. You’re gods. And someday, you’re gonna wake up and realize you don’t need to listen to us anymore.

Questione Division 3 a parte, questo season finale si focalizza nell’estrazione del parassita (Farouk) dal cervello del paziente (Harris), nella separazione delle due entità che hanno condiviso il corpo e la mente fino ad ora, il tutto reso in maniera sorprendentemente normale e razionale ed è esattamente questo il punto: basta l’utilizzo di una macchina per la divisione. Dopo puntate su puntate in cui la realtà appariva distorta, irreale, offuscata, ecco che Hawley decide di agire come tutti gli altri sceneggiatori, optando per un approccio più tecnologico e comprensibile al pubblico. Legion diventa all’improvviso alla portata di tutti, per la prima e unica volta: niente più inganni, niente più allucinazioni, niente più ricordi intercambiabili. Ed è qui che sta la potenza di “Chapter 8” perché si presenta come il mare al mattino dopo una burrasca. C’è tempo ovviamente per affrontare l’ennesimo scontro tra David e Farouk ma è uno scontro duplice che avviene sia nella mente di David sia sul piano fisico, per la prima e unica volta.
Ovviamente la necessità di trovare un ospite è vitale per il Re Delle Ombre, motivo per cui è normale non attendere una sua totale sconfitta ma solo una temporanea debacle in modo da poter esplorare meglio il vero David Harris e, in contemporanea, dare nuova linfa vitale alla serie. Il ritrovato Oliver Bird (pur nella sua incompletezza dovuta ad una permanenza eccessiva nel piano astrale) aveva già moltissimo da poter dire già nel suo status confuso ma ora, ora che Farouk si è insinuato nel suo cervello, ne ha ancora di più. “They’re headed south” è tutto ciò che viene concesso di sapere ma è lecito attendersi il più totale controllo del Re Delle Ombre nel corpo di Oliver d’ora in poi.

David: Hey! Hey, Syd! Syd! Help me!

Una postilla finale va spesa per commentare la scena post-titoli di coda. Che non fosse necessaria siamo tutti d’accordo, il finale con Oliver/Farouk in macchina era più che sufficiente per alimentare l’hype per la seconda stagione oltre che un ottimo modo per chiudere la stagione, eppure Hawley (per sua stessa ammissione in un’intervista recente) ha optato per mantenere lo stile dei film Marvel che vogliono una scena al termine dei titoli di coda, generalmente legata ad un altro film. Ecco quindi che all’improvviso una sfera volante si avvicina a Sydney e David catturando quest’ultimo e lasciando totalmente smarriti sia i personaggi che lo spettatore: domande su domande si susseguono al termine della visione ma generalmente un grosso WTF? le cancella alimentando in parte i dubbi sulla bontà della scelta ed in parte la curiosità. Se ne poteva fare a meno ma ha comunque il suo perché.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il nuovo Oliver
  • Scena post-titoli di coda
  • Tutto magicamente comprensibile
  • Regia impeccabile al solito
  • Clark, un piacevole ritorno
  • Scena post-titoli di coda

 

Questo è il primo vero ed unico episodio che non comporta una seduta dallo psicologo, siatene grati perché c’è da esserlo. Noi “blessiamo” in attesa che Emmy e Golden Globe arrivino a santificare il tutto.

 

Chapter 7 1×07 0.72 milioni – 0.4 rating
Chapter 8 1×08 0.81 milioni – 0.4 rating

 

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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