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The White Princess 1×02 – 1×03 – Hearts And Minds – BurgundyTEMPO DI LETTURA 10 min

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Quando si verifica un avvicendamento dinastico, è naturale e inevitabile che il nuovo sovrano si trovi ad affrontare resistenze più o meno forti, da parte dei sudditi e della nobiltà, che possono richiedere anni per essere domate completamente e sfociare addirittura in congiure, attentati o vere e proprie ribellioni -tanto più se sono ancora in vita membri della precedente dinastia che possono vantare una solida pretesa al trono-.
Dopo un pilot in cui queste resistenze erano state solo menzionate, esclusivamente per giustificare l’unione tra Tudor e York che avrebbe dovuto portare pace in Inghilterra, il secondo episodio di The White Princess, “Hearts And Minds”, le porta finalmente in scena e il corteo regale che avrebbe dovuto sancire la presa di possesso del regno da parte di Henry VII, si trasforma paradossalmente nell’occasione perfetta per un attentato da parte di un lealista York, in concomitanza con una misteriosa epidemia: il sudor anglicus portato forse dai mercenari francesi, nel quale il popolo inizia a vedere una punizione divina per l’usurpazione dei Tudor. Il potere del giovane re, nemmeno trentenne, è più traballante di quanto sembrasse dopo la vittoria di Bosworth Field, al punto che persino un ragazzino quale Teddy Plantagenet deve essere etichettato come una minaccia per il trono e imprigionato nella Torre di Londra, quasi fosse un pericoloso ribelle.
Nonostante i problemi del re e le questioni politiche ricevano un certo spazio, in questi due episodi continuano a farla da padrona e a dominare la scena le donne, con i loro problemi, i loro conflitti, i loro odi e i loro amori e, ovviamente, i loro intrighi, a cominciare dalla triade Margaret, Elizabeth Woodville e Lizzie. Quella tra Margaret ed Elizabeth, che hanno un’esperienza ormai ventennale in materia di intrighi, è una schermaglia senza esclusione di colpi, in cui la regina madre e l’ex-regina sono mosse tanto dalla volontà di difendere la propria famiglia (o ciò che ne resta) quanto dall’odio verso gli avversari, alimentata in Margaret da una fede cieca e fanatica e dalle umiliazioni degli York sopportate per anni (e non sarebbe la prima volta che un ex-perseguitato si fa carnefice) e in Elizabeth dalla consapevolezza che la madre del nuovo re sia proprio colei che ha ordinato la morte dei suoi due figlioletti (o meglio del solo Edward, Richard è stato salvato con uno scambio di persona e al momento non si sa se è vivo o meno).
In questa lotta ognuna delle cospiratrici deve pensare almeno una mossa in anticipo rispetto all’avversaria e spesso questo nemmeno basta: Margaret ha dalla sua l’autorità, l’effettivo controllo del potere e della corte londinese grazie all’ascendente che esercita sul figlio e ha quindi gioco facile a limitare gli spazi d’azione di Elizabeth; quest’ultima, però, può servirsi della magia e dell’appoggio di umili ma preziosi alleati, che si tratti dello stalliere Ned o di un frate, al punto che gli sforzi di Margaret per confinarla nelle sue stanze non bastano per impedirle di metter su quel complotto yorkista a cui Henry sopravvive per miracolo.
Ciò che accomuna Margaret ed Elizabeth, al di là dell’odio che provano l’una per l’altra e del colore della rosa nei rispettivi stemmi, è il fatto che entrambe stiano perdendo sempre più la presa sui rispettivi figli. Il rapporto tra Margaret ed Henry non è mai stato facile (come ricorderà chi ha già visto The White Queen), minato dalla freddezza e dall’incapacità del ragazzo di manifestare l’affetto per la madre prima ancora che dagli anni di lontananza e di esilio; tuttavia, almeno c’era una fiducia assoluta da parte del giovane Tudor nei giudizi e nelle decisioni della madre, se non una vera e propria sottomissione a lei, giustificata dalla giovane età e dalla mancanza di esperienza; il corteo regale, invece, si rivela l’occasione in cui il sovrano inizia a prendere le prime decisioni in esplicito contrasto col volere materno, dalla deviazione a York suggeritagli da Lizzie, al rifiuto di punire quest’ultima per aver usato il tesoro reale per aiutare i poveri, fino alla scelta di inviare in Borgogna, come suo ambasciatore, lo zio Jasper in luogo del candidato suggerito dalla regina madre, lord Stanley. Ma come si suol dire, se Atene piange Sparta non ride, e anche Elizabeth Woodville deve fare i conti con una figlia che pur non avendole voltato completamente le spalle è sempre meno interessata ad assecondare i suoi piani di rivolta e di vendetta.

Elizabeth: “Well, why did you slaughter Richard if you do not wish to be king?”
Henry: “Because I had been trained to do it all my life. There was no other life for me. No other choice. My life had been decided from the moment I was born. You must have heard my mother speak of it. She felt I had a destiny from the moment that she had me. I was to be the king for her because she dreamed of power. Perhaps you cannot understand being told you whole life what you are, with never any chance to think about it for yourself. I sometimes wonder what I would have been. What I should have chosen had my life been ordinary” 
Elizabeth: “That is what my life has been as well. A puppet for my mother’s own ambition. It was her who craved the throne for me.” 

Mentre si allontanano gradualmente dalle proprie madri, Henry e Lizzie si avvicinano sempre più tra loro, riscoprendosi molto più simili di quanto credessero, creature delle donne che li hanno messi al mondo non solo in senso biologico ma soprattutto metaforico, in quanto schiavi del destino che esse hanno scritto per loro e che, in fondo, non avrebbero mai voluto. I due non provano ancora vero amore l’uno per l’altra (e non è detto che ci sarà in futuro) e ci sono troppe questioni, come quella della prigionia di Teddy, che li vedono arroccati su posizioni diametralmente opposte e prive di una qualsiasi possibilità di compromesso, ma almeno non si odiano più visceralmente come all’inizio: Henry sta cominciando ad apprezzare, a rispettare e persino ad ammirare la donna che ha dovuto sposare, mentre in Lizzie non c’è più traccia di quella rabbia e di quel desiderio di vendetta per la morte di Richard che la animavano nel pilot, sostituite dall’amore per il neonato figlio Arthur e dalla ricerca di un ruolo ben preciso a corte al fianco del marito.
In confronto a quelle due esperte giocatrici del gioco dei troni che sono Margaret ed Elizabeth, Lizzie appare ancora ingenua e inesperta, convinta ad esempio che per riportare al potere gli York basti solo deporre Henry e non ucciderlo, oppure che la nascita di Arthur, l’erede al trono, sia sufficiente a convincere il re a liberare Teddy dalla Torre. La sua naturale bontà d’animo le impedisce di cospirare per danneggiare gli altri e di rimanere inerme a guardare mentre Londra è flagellata dall’epidemia, a differenza della madre (che cinicamente vede solo un’occasione da sfruttare per screditare e indebolire i Tudor) e della suocera (che si preoccupa solo di limitare i danni e nasconderne l’esistenza al figlio); piuttosto, contro gli ordini del vescovo Morton, non esita a mettere il tesoro reale a disposizione dei poveri, per permettere loro le cure mediche necessarie, guadagnandosi una popolarità e una gratitudine che le altre due donne non hanno mai sperimentato.

Margaret: “Tell me, Jasper, what would you have done with all those years, had you not been at war or out in exile?” 
Jasper: “Who knows? Another life.” 
Margaret: “You have regrets. You would have liked to marry” 
Jasper“It didn’t seem to be God’s plan for me.” 

L’episodio “Burgundy” ha anche il merito di concedere maggiore spazio ad un personaggio quale Jasper Tudor. Lo zio di Henry è stato forse il suo unico vero amico, ma soprattutto è l’uomo che ha sacrificato gli anni migliori della sua vita per mettere il nipote sul trono d’Inghilterra; e proprio Margaret è stata il suo grande amore, corrisposto ma impossibilitato a sfociare in un’unione e sacrificato sull’altare della causa dei Tudor.
La passione tra i due dev’esserci ancora se Henry arriva a rimproverare la madre per aver “flirtato” troppo con lo zio durante il corteo regale, e probabilmente la scelta di spedire proprio Jasper in Borgogna come suo messaggero di pace è dovuta anche alla necessità di privare la donna di una distrazione inutile; ad accompagnarlo c’è lord Strange, fratellastro del re in quanto figlio di primo letto del terzo marito di Margaret, che regalerà qualche divertente figuraccia perdendo duelli e sfide di bocce con bambini che hanno un terzo dei suoi anni, allentando così un po’ la tensione alla corte borgognona prima del tragico epilogo.
Ufficialmente retta dalla duchessa Maria e dal marito Massimiliano d’Asburgo, destinato pochi anni dopo ad assumere la corona di imperatore, la Borgogna è in realtà nelle mani della matrigna della duchessa, Margaret York, sorella di Edward IV e Richard III, ostile al nuovo re Tudor al punto da dare ricetto all’attentatore Francis Lovell e alimentare la pirateria contro le navi inglesi. Nonostante le apparenze, però, la donna è stanca di quella continua guerra che le ha portato via già un padre e tre fratelli e non può che essere colpita dall’atteggiamento di Jasper, dalla sua sensibilità nel farle le condoglianze per la morte del fratello e dalla sua abnegazione al nipote, segno che probabilmente dietro l’immagine del giovane re cresciuto tra stalle e bordelli, c’è qualcosa di più, qualcosa capace di conquistare l’animo umano, di spingere un uomo a dedicare tutta la propria esistenza alla sua causa.
Anche Jasper è messo di fronte allo stesso quesito che si pone la coppia reale a Londra, ossia cosa sarebbe stato della sua vita se avesse fatto scelte diverse; ma se Henry e Lizzie, più giovani, mostrano tutta la propria sofferenza in quanto vittime dei destini scelti dalle rispettive madri, il vecchio Tudor non rimpiange la sua scelta di vita, rassegnato all’idea di un destino imposto da Dio stesso e da lui accettato senza rammarichi. Adesso che Henry è re, però, la funzione di Jasper sembra essersi esaurita e si apre lo spiraglio di una nuova vita, magari di un matrimonio, con la proposta di nozze abbozzata da Margaret York che potrebbe unire ulteriormente le due casate e sancire definitivamente la pace tra Inghilterra e Borgogna e la fine delle morti dei suoi familiari; ma è solo l’illusione di un momento, che subito si infrange per l’improvvisa morte della duchessa Maria, causata da una caduta da cavallo.
Alternando il dialogo tra Margaret e Jasper, lo sfogo di Elizabeth Woodville, ormai esiliata in un monastero che lancia l’ennesima maledizione contro la casata dei Tudor, e la sfida equestre tra lord Strange e la duchessa in cui questa trova la morte, il montaggio delle scene sembra suggerire la responsabilità dell’ex-regina inglese che, non si dimentichi, in questa incarnazione televisiva è anche una fattucchiera, discendente della strega Melusina; del resto, già in The White Queen si era giocato molto sulla possibile responsabilità di Elizabeth in episodi come il primo aborto di Isabel Neville o le morti di Richard Warwick e George Clarence. Quel che è certo è che la tragedia appena avvenuta di sicuro danneggia i Tudor, visto che Margaret, fuori di sé dal dolore, rifiuta le condoglianze di Jasper e anzi lo caccia via in malo modo: una reazione senza dubbio esagerata ed eccessiva, considerando che la morte della figliastra è stata frutto di un incidente in cui l’ambasciatore inglese non ha colpa, ma funzionale all’evoluzione della trama, perché fa naufragare qualsiasi tentativo di pace tra l’Inghilterra e la Borgogna, preparando il terreno per un possibile scontro.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Elizabeth e Margaret complottano senza esclusione di colpi
  • Henry comincia ad essere meno succube della madre
  • Lizzie sta maturando e mette da parte la vendetta
  • Più spazio per Jasper Tudor
  • Le figuracce di lord Strange alla corte borgognona
  • Esagerata (anche se funzionale alla trama) la reazione di Margaret di Borgogna alla morte della figliastra Maria

 

The White Princess continua ad offrire una buona narrazione sia sul versante politico sia su quello intimistico, portando avanti gradualmente e sapientemente l’evoluzione del rapporto tra Henry e Lizzie e concedendo spazio a personaggi solo accennati o rimasti in ombra nel pilot.

 

In Bed With The Enemy 1×01 0.63 milioni – 0.1 rating
Hearts And Minds 1×02 0.71 milioni – 0.2 rating
Burgundy 1×03 0.78 milioni – 0.2 rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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