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GLOW 1×08 – Maybe It’s All The DiscoTEMPO DI LETTURA 5 min

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I can get in with the handheld, so we can feel the struggle, the drama, the victory, the defeat.


È sulle figure femminili che Netflix sta costruendo uno dei suoi universi più riconoscibili. Dopo aver raccontato nel miglior modo possibile la tragedia umana delle detenute di Litchfield in Orange Is The New Black, ora si concentra su un gruppo di lottatrici di GLOW, serie originale ed esuberante che di puntata in puntata si ritaglia il suo posto nel mondo seriale. I due show hanno vari punti in comune (mondi femminili al posto di mondi solitamente maschili), condividono gli stessi obiettivi (reinventarsi in un universo fallocratico) e una visione del mondo che si scontra o almeno tenta di farlo con stereotipi razziali e di genere. L’inno della diversità non riguarda solo il colore della pelle; si fa riferimento ad una integrazione che travalica la mera accettazione – qui Sheila, in OITNB Crazy Eyes.
GLOW mostra un gruppo di donne messe ai margini che diventano delle wrestler professioniste per realizzare un programma televisivo che forse non vedrà mai la luce. Nello sfondo gli anni ’80, la musica, la moda, il disimpegno. Al centro loro, guidate da un regista di B-Movie, donne che si preparano e lottano su quel ring che cinge anche i loro sogni e le loro delusioni.
Lo show nasce da un programma anni ’80 Gorgeous Ladies Of Wrestling (dal 1986 fino al 1990) in cui, nella cornice della sexploitation, donne glitterate e cotonate si sfidano mimando il wrestling maschile e si picchiano per decretare la vincitrice.
È evidente che questo è solo un pretesto per narrare la miseria umana, le fragilità e le angosce di figure femminili che passo dopo passo ritrovano il loro posto nel mondo. GLOW è anche una serie di riscatto (Debbie, Ruth e le altre) e di ricerca della propria identità; è uno show sull’evoluzione personale in un percorso che va dalla disperazione più nera all’affermazione (Sheila). Per fare ciò il team usa lo sport che diventa un modo per conoscere il proprio corpo e per diventarne padrone: una gravidanza difficile, un aborto, un tradimento, una diversità interiore.
Esempio di ciò in “Maybe It’s All The Disco” è sicuramente la storyline di Ruth che scopre di essere incinta – lo spettatore lo intuisce fin dall’incipit quando tutte le compagne hanno il ciclo sincronizzato e lei è preoccupata e in disparte – e deve fare i conti con questo stato di cose. La giovane, proprio quando sembra aver fatto un passo avanti nella difficile relazione con Debbie (almeno riescono a parlarsi e a lavorare insieme), viene a sapere di aspettare un bambino dal marito di lei.
Non c’è sorellanza che possa aiutare la ragazza, Ruth non vuole chiedere aiuto a nessun’altra compagna; va a comprare il test da sola, lo fa da sola, aspetta da sola e poi, la verità, dura e cruda. C’è un’unica soluzione: abortire. L’aborto è forse l’ultimo atto che le fa comprendere che ogni azione ha una conseguenza. Ancora una volta in questo show si mette in gioco il proprio corpo, anche se in modo diverso, non si cambia pelle per diventare wrestler ma per crescere e migliorare. È interessante che ad accompagnarla in questo intimo viaggio sia proprio Sam che non dimostra sensibilità né delicatezza (l’atteggiamento nei confronti di Rhonda) eppure Ruth chiama proprio lui – come lui aveva fatto quando l’aveva portata con sé alla ricerca di una location per la serie.
Il pubblico non viene immerso nel dramma, anzi, come in Orange Is The New Black ci sono ironia e cinismo. Nelle scene di Sam e Ruth nella sala d’attesa emergono le loro due nature, i loro caratteri; non dicono ciò che è giusto o si deve dire in questa circostanza ma parole politicamente scorrette (“If you’d liked pink things a little less, maybe we would’t be here right now“, “In Soviet Union abortion is only thing there is no line for“). Nella solitudine dell’ambulatorio emerge il dolore di Ruth attraverso il suo volto; per darsi forza lei dice, “I’m a wrestler” frase che diventa dunque un mantra in cui rifugiarsi. È evidente, si tratta di un discorso di sopravvivenza e proprio in virtù del viaggio dal basso verso l’alto, dal dolore alla serenità che compiono le protagoniste, emerge il loro io sempre e comunque.
GLOW però è anche uno show corale in cui le ragazze, ciascuna con le proprie inadeguatezze, si appoggiano l’una all’altra. Simbolo di ciò è il racconto del compleanno di Sheila. Le compagne, nonostante la giovane non sia abituata al vivere “sociale”, le organizzano una festa in cui la donna lupo supera un altro limite e compie un atto di libertà che si esplicita ancora una volta attraverso il corpo: assieme alle sue amiche spalanca le braccia e si lancia sulla pista con i pattini. La lupa ride felice e serena, sempre più cosciente di sé e della sua unicità, e capisce anche di non essere sola al mondo. In questa scena viene fuori la sorellanza complice che aiuta Sheila a fare un balzo nella sua arrampicata verso la migliore versione di sé.
Con Ruth e Sheila e con tutte le altre wrestler si ride, si piange, si parteggia per ciascuna di esse osservandone il percorso di crescita e di metamorfosi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ruth
  • La festa di compleanno di Sheila
  • Il dialogo tra Ruth e Sam
  • Poco

 

“Maybe It’s All The Disco” è un buonissimo episodio che aggiunge elementi in più nelle storyline delle wrestler più famose del momento.

 

Live Studio Audiance 1×07 ND milioni – ND rating
Maybe It’s All The Disco 1×08 ND milioni – ND rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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