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Preacher 2×05 – DallasTEMPO DI LETTURA 5 min

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Correva l’anno 1995, quando lo scrittore Garth Ennis ed il disegnatore Steve Dillon deliziarono per la prima volta con “Preacher”, un fumetto che da lì a qualche anno sarebbe entrato di prepotenza nella cultura di massa con il suo dark humour, la violenza sopra le righe e le sue situazioni sempre più assurde e scottanti, poi riprese nell’adattamento televisivo iniziato nel 2016.
Quello a cui lo spettatore è sottoposto in questa quinta puntata non rientra però in nessuno degli standard tipici a cui la serie ha abituato, ma catapulta lo spettatore in un viaggio introspettivo di quello che sono Jesse e Tulip, del loro rapporto, delle loro paure ed ansie. Dopo il cliffhanger dello scorso episodio, la puntata si divide quindi in due parti: un flashback ambientato prima degli eventi della scorsa stagione ed il presente. Un passato che rappresenta per loro la perdita di un figlio e la ricerca di un possibile rimpiazzo attraverso una routine monotona e alienante che li distrugge mentalmente e spiritualmente, cancellando la loro persona e rimpiazzandola con quella che è l’ombra di ciò che erano un tempo. Le ottime interpretazioni di Dominic Cooper e Ruth Negga riescono perfettamente a rendere l’idea di come può colpire la psiche umana la perdita di una persona cara, tirando fuori il peggio dal carattere dei personaggi ed esaltando la natura subdola e vendicativa di lei e la violenza e passività di lui.
Se nelle scorse puntate si era parlato di come i personaggi secondari stessero rubando la scena ad un protagonista che sembrava aver perso lo smalto che aveva in precedenza, in questo episodio non si può far altrettanto visto che finalmente il prete torna il protagonista assoluto della scena, incutendo a tratti compassione ed a tratti paura (la scena iniziale da brividi) nello spettatore e riuscendo per la prima volta in questa seconda stagione ad essere colui che tira le fila dell’episodio. Ma la coppia di amanti non è l’unica ad essere posta sotto i riflettori in questa quinta puntata, c’è anche Cassidy, il vampiro dal cuore d’oro che si ritrova suo malgrado a dover assistere allo svisceramento del rapporto degli altri due, quasi come un bambino che assiste allo separazione dei propri genitori e, rappresentando appieno quello che prova lo spettatore nel guardare quelle scene, disorientato e affranto, è sicuramente il personaggio in cui il pubblico può immedesimarsi meglio.
Lo smarrimento di Cassidy rappresenta inoltre la perdita momentanea di uno degli elementi portanti dello show, lo humour, una comicità bizzarra e nera che qui viene quasi del tutto messa da parte per lasciare spazio a dialoghi profondi e analisi psicologiche.Nonostante l’episodio sia quindi un eccellente prodotto televisivo, non manca però di avere qualche difetto, come ad esempio il ritmo della puntata che, per quanto rappresenti una svolta nella storia e nei personaggi, è a tratti narrativamente lenta e probabilmente difficile da seguire per chi non fosse abituato a questo genere di andamento.
Nella storia delle serie televisive lo spettatore si è spesso trovato davanti a personaggi il cui unico scopo era quello di far procedere la storia o approfondire la caratterizzazione dei protagonisti, personaggi piatti e grigi il cui unico scopo è fare numero e mandare avanti la baracca; ed è qui che entra in scena Viktor. Nello scorso episodio (dal titolo omonimo) si era fatta la conoscenza di questa figura che rappresentava da una parte un approfondimento del passato di Tulip e dall’altra un possibile nemico per Jesse ma che non aveva caratteristiche che potessero far risaltare la sua figura nel microcosmo di Preacher. La speranza era che nel corso delle successive puntate sarebbe stato approfondito e magari reso sempre più importante fino ad avere una personalità sempre più marcata e contraddistinta. Inutile dire che la sua morte alla fine dell’episodio lo posiziona nell’inferno dei personaggi usa e getta, morti utili ad uno scopo più grande di loro, presto dimenticate.
Dopo aver parlato dei pregi e dei difetti della puntata è utile fare una puntualizzazione che riguarda Preacher, ma più in generale il mondo delle serie tv. In questa puntata della serie targata AMC si è assistito a quello che si può definire il “flashback di un prequel”, infatti se la prima stagione rappresentava ciò che precedeva la ricerca di Dio e quindi la storia vera e propria, questo episodio si va a porre temporalmente ancora prima di quanto accaduto nei primi episodi, portando alla luce quello che è il problema di molti sceneggiatori: scavare nel passato invece che guardare al futuro. Molto spesso nella televisione, ma anche nel cinema, si tende a cercare di allungare un prodotto scavando sempre di più nel background dei personaggi, dando la sensazione allo spettatore che la storia si stia muovendo quando in realtà non è così, cercando in ogni modo di rimandare la fine inevitabile che conclude la trama, andando nella direzione opposta. Affinché un prodotto di qualità rimanga tale si dovrebbe quindi lasciare che una storia faccia il suo corso nel modo più naturale possibile seguendo una sola direzione temporale ed evitando quindi allungamenti a fini commerciali.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Riferimenti a John Wayne
  • Jesse riprende smalto
  • Toni dark della puntata
  • Analisi psicologica dei personaggi ottima….
  • Ritmo lento a tratti
  • Viktor già fuori scena
  • ….ma potevano non usare l’ennesimo flashback per farla!

 

Un episodio che esce dagli schemi a cui la serie aveva abituato, caratterizzato da un buon avanzamento psicologico dei personaggi che però non basta ad aumentare il ritmo.

 

Viktor 2×04 1.19 milioni – 0.4 rating
Dallas 2×05  1.27 milioni – 0.4 rating

 

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