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American Horror Story: Cult 7×01 – Election NightTEMPO DI LETTURA 5 min

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Preceduta da teaser e informazioni varie, al contrario dello scorso anno in cui la segretezza sulla tematica della stagione è stata mantenuta fino alla messa in onda, la serie antologica di Ryan Murphy torna puntando dritto ai giorni nostri e a ciò che indubbiamente ha fatto più discutere il mondo intero nell’ultimo periodo: l’elezione di Donald Trump.
Si parte da qui, dalla notte della vittoria del presidente repubblicano e dalle reazioni di sostenitori e oppositori.
Salta subito all’occhio la volontà di Murphy di evidenziare come la certezza della vittoria da parte di Hilary Clinton sia stata una svista troppo grande da parte dei liberali, che evidentemente non sono riusciti ad interpretare il malumore del paese; al contrario, l’esultanza borderline del personaggio di Evan Peters, riflette esattamente il pensiero di chi crede di poter finalmente dare sfogo ai propri istinti poiché si sente rappresentato da chi ha il potere. Non è certamente un caso che la storia sia ambientata in Michigan, stato in cui regna la working classe americana: tra le case perfette, i prati intonsi e le staccionate bianche si insinua qualcosa di ben più sporco ed inquietante. Ed è qui che Murphy, mettendo in scena paure e fobie dei personaggi, riflette il proprio pensiero politico su quanto successo. Se da un lato, infatti, si vede una Sarah Paulson, Allie, elettrice democratica completamente sconvolta ed incapace di accettare e reagire all’accaduto, dall’altro Kai, repubblicano con quel colorito arancione e le frasi ripetute all’infinito come per darsi la carica, rispecchia l’ossessione del personaggio per il neo presidente.
La puntata prosegue mostrando la coppia omogenitoriale composta da Ellie ed Ivy (Alison Pil) temere per la propria sorte dopo l’elezione, soprattutto per la custodia del figlio Oz. Questo avvenimento scatena in Ellie il risveglio di fobie che credeva di aver superato, due su tutte la coulrofobia (paura dei clown) e la tripofobia (paura di superfici con piccoli buchi). La donna non riesce a gestire quello che le sta accadendo, è convinta di essere perseguitata da pagliacci e le sue visioni sono ben rappresentate sullo schermo. È interessante notare come una categoria che dovrebbe suscitare riso in chi la osserva diventa inquietante e malsana, espediente già utilizzato in AHS: Freak Show. Il collegamento con la quarta stagione è dato dalla comparsa del sanguinario Twisty Il Clown, personaggio protagonista del fumetto che il piccolo Oz sta leggendo all’insaputa delle madri. Il ruolo del bambino è importante poiché si ritroverà, suo malgrado, al centro dell’educazione alla violenza a cui lo inizierà Winter (Billie Lourd), sorella (?) di Kai.
A proposito del ragazzo, è lui l’altro protagonista dell’episodio. Kai è un personaggio che ha un carisma molto particolare che mostra attraverso il suo personale credo: per lui le persone tengono molto di più alla paura che alla libertà, come cita durante la puntata, e questo, unito a ciò che è accaduto alle elezioni, lo rende sicuro di essere colui che guiderà il popolo confuso verso un nuovo Eden. Riesce a convincere anche Winter, inizialmente depressa per la sconfitta della Clinton e per la consapevolezza di aver perso un periodo della sua vita per seguire le gesta della senatrice.
Uno dei momenti piú stranianti riguarda proprio la ragazza che, affiliata al pensiero di Kai, obbliga il piccolo Oz ad assistere all’omicidio dei suoi vicini per mano di un gruppo di pazzi vestiti da clown. Ció che lascia ancora piú spaventati è la naturale capacità di Winter di manipolare il bambino e le sue madri, rendendo la ragazza pericolosa ed enigmatica.
Se la narrazione procede spedita senza presentare, al momento, sottotrame che possano risultare pesanti e poco coese con la storyline principale, ciò che manca a “Election Night” è l’allure glamour delle passate stagioni, così come la particolarità dei luoghi in cui esse erano ambientate.
Per la prima volta, ad esempio, la fotografia non è stata all’altezza di altri episodi e questo ridimensiona abbastanza la sensazione orrorifica che la serie ha sempre, nel bene o nel male, risvegliato nello spettatore. Altra nota di demerito sta nell’autocitazionismo troppo spinto: se è vero che questo è un segno distintivo della serie, dall’altro l’episodio, mostrando nuovamente il duplice omicidio di Twisty e la macelleria che ricorda Roanoke subito alla prima puntata, suscita in chi guarda più che la sorpresa per l’easter egg, la sensazione di già visto.
Detto ciò, “Election Night” è una buona puntata che introduce in modo interessante la tematica della stagione non scoprendo eccessivamente le proprie carte. In alcuni punti non è esaltante come ci si sarebbe aspettato ma è ancora presto per dire se sarà un successo o meno. Il sentimento di paura, affrontato attraverso le fobie di ciascuno, riporta la serie su dei gradini di normalità a cui non si è abituati ma anche questo è una novità che potrebbe avere risvolti sia positivi che negativi sullo show.
Certo è che Murphy ogni anno stuzzica la curiosità dello spettatore e se riuscirà nell’intento di denunciare il fascismo di una certa destra estrema, senza dimenticare il comportamento intellettualoide di una certa sinistra, questo Cult potrebbe segnare una svolta molto interessante nell’universo della serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interessante tematica di stagione
  • Attori in parte, soprattutto Sarah Paulson ed Evan Peters
  • Un’enigmatica Winter
  • L’idea di introdurre un fatto reale, le elezioni, da cui parte tutta la storia
  • Narrazione coesa
  • Autocitazionismo un po’ fine a se stesso
  • Manca la sensazione di spavento, tipica di altre stagioni di AHS
  • Fotografia e ambientazioni lineari

 

American Horror Story è tornato anche quest’anno, dimostrando di avere dalla sua parte sempre nuove cartucce da sparare; resta da vedere il suo sviluppo e per questo ci si riserva di salvare l’episodio in attesa di veri fuochi d’artificio.

 

Chapter 10 6×10 2.45 milioni – 1.3 rating
Election Night 7×01 3.93  milioni – 2.0 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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