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Narcos 3×03 – Follow The MoneyTEMPO DI LETTURA 6 min

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La terza stagione di Narcos deve affrontare una delle più grandi sfide che si possano parare di fronte a una serie televisiva: andare avanti dopo aver fatto uscire di scena il suo personaggio più iconico e meglio riuscito, Pablo Emilio Escobar Gaviria. Il tutto senza farlo rimpiangere troppo dal pubblico che, si sa, fa presto a diventare nostalgico e a dire “ah, quando c’era lui i carichi di coca arrivavano in orario!”. Certo, il narcotraffico nei paesi latino-americani è un argomento talmente vasto da poter assicurare materiale per molteplici altre stagioni e dozzine di personaggi potenzialmente carismatici e intriganti, ma si tratta comunque di una materia prima che gli autori, gli sceneggiatori e gli attori devono maneggiare abilmente al fine di ricavarne una narrazione di qualità.
Nel caso di Escobar, la storia stessa del personaggio reale, la scrittura della serie e la superba interpretazione di Wagner Moura (ingiustamente e inspiegabilmente sottovalutata dalla critica e dalle giurie di Emmy e Golden Globe) assicurarono un ottimo risultato, mentre con i quattro Caballeros de Cali le cose sono alquanto diverse: Gilberto Rodríguez Orejuela appare fin troppo incolore, è un uomo d’affari che muove i fili del cartello e ordina qualche omicidio ma di fatto non ha il carisma del fuorilegge; suo fratello Miguel rischia di ritrovarsi impantanato in una poco coinvolgente storia d’amore con la vedova di Claudio Salazar; José Santacruz Londoño ha avuto il suo momento badass nella sparatoria dello scorso episodio, ma al momento è poco più che una macchietta, uno stereotipato bandido dal grilletto facile; solo Francisco Hélmer Herrera Buitrago, per gli amici “Pacho”, mostra un maggior margine di caratterizzazione, grazie a tratti distintivi quali l’omosessualità (già presentata nella season premiere) e l’insoddisfazione per l’accordo tra il Cártel de Cali e il governo colombiano, che emerge prepotentemente dopo l’arrivo in Messico. Se i fratelli Rodríguez non vedono l’ora di ripulire il proprio nome smantellando l’organizzazione criminale e diventando onesti uomini d’affari e se José pensa solo a guadagnare il più possibile nei sei mesi di attività che rimangono, Pacho è combattuto tra il rispetto della volontà dei suoi hermanos e la voglia di continuare a rimanere in affari, a mantenere quel posto nel mondo che ha conquistato così duramente; come gli fa notare Amado Carrillo Fuentes, il capo del messicano Cártel de Juárez, quello del narcotrafficante non è un lavoro normale in cui si va in pensione, è uno stile di vita che può cessare solo in un modo: con la morte. Sarà interessante vedere se sarà Pacho a opporsi in qualche modo al destino già deciso da Gilberto nel momento in cui ha pianificato la resa o se le forze dell’ordine arriveranno a lui prima che abbia il tempo di mettere in atto questa “ribellione”.
Poi c’è Javier Peña, il principale trait d’union tra le prime due stagioni e l’attuale in quanto unico “superstite” della vecchia coppia di protagonisti, ai margini dell’azione perché ormai dietro una scrivania e con le mani legate dalla politica messa in atto dai suoi superiori e dagli alleati colombiani. I tempi in cui l’agente della DEA combatteva in prima fila il narcotraffico sembrano un lontano ricordo perché adesso deve perdersi dietro responsabilità burocratiche e incontri con politici; per fortuna, il finale di “Follow The Money” fa presagire un gradito cambio di rotta, perché è inconcepibile che proprio Peña non partecipi attivamente all’operazione per la cattura di Gilberto Rodríguez. La tutt’altro che piacevole gita in elicottero con i due senatori mette Peña di fronte all’ennesimo dilemma morale: assecondare la menzogna creata ad arte da Stechner, spacciando dei poveri guerrilleros brutalmente trucidati per narcotrafficanti delle FARC allo scopo di spingere la madrepatria a ulteriori aiuti, oppure dire la verità e rinunciare a nuovi fondi? Ancora una volta la scelta è quella del compromesso morale, del patto col diavolo per quello che si ritiene essere un bene superiore, la lotta al narcotraffico: sennonché è una guerra che proprio Stechner ritiene ormai persa e secondaria rispetto al conflitto che davvero conta, quello contro i regimi latino-americani ostili agli USA.
La DEA, tuttavia, non rimane con le mani in mano e proprio in questo episodio mette a segno il suo primo colpo decisivo contro i quattro patrónes della droga, grazie a due nuovi personaggi di questa stagione, gli agenti Chris Feistl e Daniel Van Ness, in un certo senso i nuovi Murphy e Peña. La missione dei due agenti a Cali mette bene in luce quanto sia improba la lotta che la DEA sta affrontando: Feistl e Van Ness non sono dei novellini e lo dimostrano ampiamente, ma il Cártel può contare su una polizia corrotta e fedele e su servizi di intelligence e di security, se così si possono definire, che permettono loro di battere sul tempo la DEA, sebbene in “Follow The Money” si tratti di una vittoria sul filo del rasoio, resa possibile da Jorge Salcedo e dalla sua abilità e rapidità nel ripulire l’ufficio del contabile Pallomari da tutte le prove compromettenti.
È una vittoria di breve durata, che mette comunque in luce ancora di più la professionalità e l’abnegazione del capo della sicurezza, drammaticamente diviso tra la necessità di continuare a servire, almeno per qualche altro mese, i fratelli Rodríguez e l’aspirazione a una nuova vita, onesta e dignitosa: una vita che non è detto che possa riuscire ad ottenere, non solo perché in quei sei mesi tante cose potrebbero succedere e l’accordo col governo potrebbe saltare, ma anche perché, come ben dimostra la scena al ristorante con David Rodríguez, un passato del genere non può essere completamente cancellato via e continuerà a tornare, minacciando di macchiare la sua facciata di uomo perbene.
Infine, “Follow The Money” introduce un’ulteriore pista che la DEA e Peña potrebbero percorrere in futuro ed è quella che passa da Franklin Jurado, il numero uno dei riciclatori di denaro sporco del Cártel, come viene presentato dalla ormai familiare voce fuoricampo di Pedro Pascal. In verità, più che su Franklin, l’impressione è che la narrazione si focalizzerà sulla moglie americana, Christina, di cui è stata messa in luce l’insoddisfazione per la propria condizione di mogliettina reclusa in casa a guardare film sottotitolati da sola (sarà forse una citazione meta-testuale e autoreferenziale a Netflix stessa?) mentre il marito è via per lavoro; inoltre l’interprete della donna, Kerry Bishé (nota soprattutto per il suo ruolo in Halt And Catch Fire) figura nel main cast di questa terza stagione e non tra le guest star, segno che un ruolo un po’ più ampio per il suo personaggio è comunque previsto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’insoddisfazione di Pacho
  • Il dilemma di Peña
  • Feistl e Van Ness, i nuovi Murphy e Peña
  • Il Cártel de Cali sempre un passo davanti alla DEA, anche quando se la cava per il rotto della cuffia
  • La nuova pista degli Jurado
  • Villain principali ancora poco carismatici e interessanti

 

Pablo Escobar non c’è più e i suoi “eredi” non hanno lo stesso carisma, la stessa presenza scenica e la stessa iconicità; ma la vita va avanti e anche senza il suo originario patròn Narcos regge più che bene, tra nuovi personaggi (alcuni introdotti nel precedente episodio ma attivi sul serio solo adesso) e vecchie conoscenze maggiormente approfondite. Adesso tutto è pronto per mandare all’aria le proposte di accordo tra Stato e Cártel.

 

The Cali KGB 3×02 ND milioni – ND rating
Follow The Money 3×03 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

2 Comments

  1. Narcos fino ad ora mi ha deluso su un punto: non é stato fatto alcun accenno alla famiglia di Pablo.. Lui è morto ma cosa ne é stato della famiglia? Premesso che non ho visto ancora tutte le puntate ma non credo che questo argomento verrà affrontato.. Secondo me questo argomento avrebbe meritato uno spazio all'interno di questa stagione perché, da quello che ho letto su alcuni libri, il cartello di Cali ha incontrato spesso la moglie e i parenti di Pablo dopo la sua morte, per trattare la resa della sua famiglia

  2. Posso solo ipotizzare che non sapessero come incastrarli nella trama della terza stagione, o forse essendo consapevoli di quanto il ricordo di Pablo fosse 'ingombrante' hanno cercato di rievocarlo il meno possibile. Tra l'altro un membro di spicco del Cartello di Cali fu un cugino di Pablo, Juan Carlos Ortiz Escobar, di cui in Narcos non c'è la minima traccia.

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