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The Strain 4×09 – The TraitorTEMPO DI LETTURA 4 min

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“You’ll have your confrontation. But not here, not now. It’ll be at a time and place of my choosing, not yours.”

La creatura nata dalla penna di Guillermo del Toro e Chuck Hogan e trasformata in una serie televisiva tanto piena di potenzialità quanto mediocre nella realizzazione finale, si sta avvicinando alla sua degna (o indegna?) conclusione, dopo un’operazione di potatura che ha tagliato via svariati rami (alcuni inutili e secondari, altri ben più importanti) dall’albero dei personaggi, lasciando in vita solo coloro che combatteranno la battaglia finale.
“The Traitor” ha il compito di disporre questi superstiti sul campo di quest’ultima battaglia, come se fossero pedine su una scacchiera, ma il cuore dell’episodio è sicuramente rappresentato dal confronto tra Eph e Zach, figliolo solo apparentemente prodigo.
Il fatto che il Goodweather più giovane stesse facendo il doppio gioco e stesse preparando un qualche tipo di tradimento era ovvio e scontato, ma ciò che conta qui non è tanto la prevedibilità dell’intreccio narrativo quanto il modo in cui viene portato avanti, per l’ultima (o penultima?) volta, il rapporto tra un genitore e un figlio profondamente cambiati dagli ultimi, tragici eventi, fino ad essere resi l’uno nemico dell’altro. Eph è prima di tutto un padre e non può odiare il proprio stesso figlio né, almeno sulle prime, condividere in pieno i dubbi che invece agitano le menti dei suoi compagni, avanzando piuttosto ipotesi su quanto Zach sia confuso, traumatizzato o al massimo mentalmente plagiato dal Maestro contro la sua volontà; ma l’affetto paterno non offusca completamente le sue capacità di giudizio e di analisi e basta un dettaglio apparentemente insignificante, il ferimento di un dito nel tentativo di aprire una lattina di soda, per smascherare il doppio gioco del figlio e affrontarlo a muso duro. Il confronto finale tra i due non vede opposti soltanto un antagonista del Maestro e un suo servitore, ma soprattutto un padre che ha le proprie grosse colpe nel naufragio di un matrimonio e un figlio che non perde l’occasione per vomitargli addosso tutto il proprio astio, salvo poi cercare di offrirgli comunque un modo per avere salva la vita, perché neanche Zach riesce ad odiare sul serio il padre. Sotto l’immagine di ragazzino da odiare e di cui desiderare ardentemente la morte, Zach Goodweather è comunque solo un adolescente arrogante, viziato e mammone e se non si riesce a provare nemmeno un briciolo di pietà o di pena per lui è perché, per una volta, gli autori della serie hanno fatto un ottimo lavoro per suscitare l’odio dello spettatore.
Oltre a Zach, però, Quinlan e compagni hanno un altro prigioniero di cui occuparsi e da interrogare per scoprire l’esatta posizione del Maestro: Sanjay Desai. Come si è già detto a proposito di “Extraction”, l’indiano era il personaggio perfetto per rappresentare le contraddizioni, i dubbi e i dissidi interiori dei collaborazionisti, ma si è preferito puntare su una caratterizzazione più semplice e stereotipata, facendone un viscido e patetico (nel senso dispregiativo del termine) omuncolo a cui mettere in bocca banali frasi retoriche sulla legittimità di liberarsi della fascia più povera e disadattata dell’umanità dandola in pasto agli strigoi. Sicuramente, se non ci fosse stata l’apocalisse strigoi, Desai avrebbe votato Donald Trump. Il cedimento di fronte alle minacce di Quinlan di fare del male a sua moglie Selah, già vista in “New Horizons”, sembra far acquisire in extremis al personaggio un briciolo di umanità e di capacità di provare sentimenti, ma quando il Maestro arriva a liberare la coppia Sanjay assurge a nuove vette di indecenza e infamia, incolpando proprio la moglie di aver ceduto all’interrogatorio, sacrificandola senza la minima vergogna nel tentativo (vano, perché il Maestro sa la verità e il cranio glielo sfonda comunque) di avere salva la vita.
Alea iacta est, avrebbe detto Cesare: non c’è più tempo per gli indugi, non si può più ritardare il momento dello scontro finale. Ci si potrebbe chiedere perché Eph e compagni lascino Zach, Sanjay e consorte nel covo verso cui si sta dirigendo il Maestro, dando a quest’ultimo la possibilità di scoprire che i suoi nemici sanno dove risiede e dove possono colpirlo; oppure perché il Maestro, da perfetto villain di serie Z, non cerchi di fermarli per strada con le sue pattuglie di strigoi e li lasci arrivare fino alla sua residenza prima di tendere loro il trappolone; ma sarebbe inutile: c’è un bel cliffhanger da confezionare e i personaggi devono agire di conseguenza, mettendo da parte buonsenso e logica per cacciarsi da soli nella trappola che renderà ancora più adrenalinica la battaglia finale e ancora più sofferta la vittoria. Con queste premesse, viene naturale non coltivare la minima speranza nei confronti del series finale.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il doppio gioco di Zach smascherato da Eph
  • Bye-bye Sanjay
  • Sanjay Desai, viscido e irritante fino alla fine
  • Le tante forzature che conducono allo scontato trappolone finale
In un universo parallelo, forse, la narrazione di The Strain è stata gestita meglio, la serie non è poi così mediocre e i telespettatori si stanno struggendo di dolore all’idea che questa domenica andrà in onda l’ultimo episodio; in questo universo, però, le cose sono andate diversamente e l’imminente conclusione suscita piuttosto sollievo e soddisfazione.
Extraction 4×08 1.01 milioni – 0.38 rating
The Traitor 4×09 0.84 milioni – 0.34 rating

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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