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American Horror Story: Cult 7×04 – 11/9TEMPO DI LETTURA 3 min

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“Cosa ne vuoi fare della paura?”
In questo quarto episodio si viene catapultati, attraverso un articolato flashback, nella notte delle elezioni presidenziali, origine dell’esplosione di violenza che ormai  sembra dilagare senza freni in questa cittadina del Michigan.
Una scelta opportuna, funzionale per capire e anche per definire le personalità dei personaggi in gioco visti finora. Ed è interessante vedere come Murphy abbia accostato l’elezione di Trump dello scorso anno ad un altro episodio devastante delle storia americana recente (e non solo): quello dell’11 settembre di sedici anni fa, richiamato nel titolo dell’episodio.
Lo fa usando il sentimento che da quel giorno, e forse fino ad oggi, è rimasto preponderante nella società contemporanea: la paura verso l’ignoto e l’imprevedibile che può provenire dal diverso da sè.
Se da un primo momento il voler parlare di Trump e della sua presidenza, a pochi mesi dall’insediamento, poteva sembrare banale e pretestuoso, nonché anche facile e gratuito, è sempre più chiaro come il discorso non sia soltanto di accusa verso quella destra ottusa e liberticida, come sarebbe stato prevedibile.
Murphy sposta l’attenzione sul rapporto che ogni essere umano instaura con la paura.
Quindi già dallo scorso episodio si era visto come anche la sinistra più libertaria venga chiamata in causa come colpevole di aver nascosto nel proprio inconscio l’impossibilità di elaborare le proprie paranoie che nascono quando non si ha la volontà o la possibilità di affrontare le sfide di un mondo moderno molto più complicato di quello conformato sulle vecchie ideologie ormai decadute.
Emerge potente da questo episodio la figura di Kai, esempio di un modo di affrontare tutto queste paranoie che richiama quei guru disfunzionali alla Charles Manson che anche nel passato si ergevano ad interpreti del mondo secondo una personale e disturbata visione delle cose. Proponendo soluzioni drastiche e criminali.
La paura quindi domina le azioni di tutti. Questa può generare rabbia, a volte anche la furia.
Sentimenti che potrebbero essere definiti deprecabili, moralmente da condannare, ma anch’essi parte della natura umana.
Ecco che allora proprio Kai sembra l’unico ad aver capito che solo l’elaborazione di questa paura, e dei sentimenti ad essa collegati, può permettere di andare avanti senza rimanerne vittime.
Il discorso politico quindi si estende enormemente colpendo in maniera pesante quel progressismo di una certa sinistra che per anni ha soltanto condannato le “basse” pulsioni del popolo senza mai capirle veramente. Invece sceglie quasi consapevolmente di affrontarle da solo. Non importa quindi che sia personificata da una minoranza ancora non completamente emancipata se non quando abbiente (quella omosessuale) o anche da una maggioranza silenziosa ma ignorata (la classe medio/piccola della popolazione) o ancora dal giornalismo vero in contrapposizione a quello scandalistico (la giornalista televisiva nera). Nessuno di questi ha trovato appoggio e sostegno per poter elaborare e trasformare la propria rabbia accumulata in qualcosa di positivo e costruttivo. Molti governi hanno scelto di non considerarla per anni e si sono ritrovati inaspettatamente a doverla affrontare dopo essere usciti da una cabina elettorale.
Dall’episodio emerge anche, in maniera inquietante, il personaggio di Ivy, finora rimasto in disparte e anzi usato come unica ancora razionale di fronte alla pazzia imperante e contagiosa che ha investito Ally e il resto dei personaggi.
Le sue azioni dettate dalla rabbia hanno avuto e avranno un impatto su quelle degli altri, in relazione anche a quella presunta superiorità morale finora dimostrata che a nulla di buono sembra aver portato nel governo della res pubblica.
Si vedrà come questo influirà sullo sviluppo delle dinamiche della coppia e sul resto della trama.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La recitazione di Evan Peters completamente centrata

  • Il resto dei personaggi acquisisce motivazioni e dimensione molto credibili e funzionali

  • Qualche scelta visiva/registica più elaborata non guasterebbe considerando quanto visto in passato.

 

Questo quarto episodio conferma la bontà e la rinascita della serie centrando una tematica contemporanea in maniera inquietante. Murphy continua il suo stato di grazia creativo rimanendo focalizzato sulla sua America sempre più complicata e avvincente da raccontare.

 

Neighbors From Hell 7×03 2.24 milioni – 1.2 rating
11/9 7×04 2.12 milioni – 1.1 rating

 

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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