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The Gifted 1×01 – eXposedTEMPO DI LETTURA 6 min

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In-guardabile, In-sopportabile, In-accettabile, In-ridateci gli X-Men.”

Si concludeva così la recensione del pilot di Marvel’s Inhumans, recente nuovo acquisto/scempio della collaborazione tra Marvel Studios e ABC, criticando generalmente l’episodio ma anche la “rivalità” meta-narrativa che gli X-Men hanno con gli Inumani per tutta la questione dei diritti per il loro utilizzo in ambito cinematografico e televisivo. In questa nuova serie targata FOX, gli X-Men non ci sono comunque, ma è come se ci fossero: cosa decisamente più importante.
Il franchise cinematografico dei Figli dell’Atomo è, oggi, uno dei più longevi e di qualità nell’ambito del genere cinecomics. Quello che ha fatto la fortuna di questa serie di film è stato un raffinato studio da parte del padrino degli Uomini X – Bryan Singer (in questo episodio alla regia) delle caratteristiche degli X-Men e del livello culturale che circonda le persone di oggi, cercando di far passare le tematiche senza tempo del gruppo mutante con un linguaggio comprensibile e adattabile al nuovo millennio. Se questo franchise, fra tre anni, spegnerà le sue venti candeline, è indubbio che Singer, più alcuni (ma non tutti) dei suoi successori ci sono riusciti. La formula usata per The Gifted, nonostante il tremendo nome della serie, è lo stesso, così come il suo risultato.
Continuando l’infelice paragone con Marvel’s The Inhumans, quello che manca alla serie Marvel Studios/ABC – oltre a tutte le basi per l’esistenza di un telefilm meglio descritte nella suddetta recensione – era un cuore. Per aggiungere Thumbs Down a posteriori dopo aver visto The Gifted, si realizza come il serial sugli Inumani sia stata fatto tanto per non buttare all’aria tutto il lavoro di programmazione fatto da Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. The Gifted, invece, ha abbracciato gli stessi ideali di Uncanny X-Men quando passò sotto la gestione di Chris Claremont: come la storica testata ammiraglia degli Uomini X prima citata, il nuovo prodotto mutante FOX vuole dare settimanalmente un luogo, un momento, a tutte le persone che per motivi etnici, sessuali, religiosi, vari ed eventuali, si sentono “diversi” e sentono su di loro questo peso come una marchiatura a fuoco. Gli X-Men, il gruppo in senso stresso, non c’è, almeno fisicamente, però gli ideali per cui si battono ci sono e sono riproposti nella maniera più possibile al materiale originale e al passo coi tempi. Pertanto, l’idea di rendere protagonista un gruppo di resistenza mutante funziona proprio per i motivi appena descritti. Almeno, per la maggior parte del tempo.
È indubbio che viviamo in tempi di grande instabilità sociale, conseguenza di un ancor più incerta e destabilizzata situazione politica. Oggi, più di ieri, il diverso viene cercato per essere identificato, isolato e allontanato; nel mondo di The Gifted, viene anche cacciato ed eliminato, ucciso se possibile. Per aumentare la drammaticità della loro lotta, lo showrunner Matt Nix ha deciso di non usare strettamente gli X-Men o altro gruppo da loro derivato. Un gruppo con un nome significa spesso un gruppo con statuto, organizzazione e intenti ben specifici; una resistenza, invece, è solo un gruppo di fuggitivi che sono riusciti a trovarsi e stanno insieme per un’unica esigenza: la sopravvivenza.
Giustificata l’idea, resta solo da caratterizzare meglio alcuni membri della resistenza: non tanto quelli presi direttamente dal mythos mutante – come Thunderbird e Polaris – quanto più quelli creati ex-novo per il serial.
La scelta di non inserire direttamente gli X-Men è stata apportata anche per non dare troppe aspettative agli spettatori. “X-Men” vuol dire anche Wolverine, Tempesta e tutti gli altri big del gruppo che, per motivi più che altro di cachet, non possono apparire. D’altro canto, è chiaro come questi ex-novo characters vogliano soppiantare in toto figure note del gruppo. Si prenda Marcus Diaz, palese incrocio tra i poteri di Sunspot e la personalità di Wolverine, oltre che bieco tentativo di prendere due piccioni con una fava.
Oltre all’aspetto dei “partigiani mutanti”, The Gifted prende l’encomiabile e inaspettata scelta di ritagliarsi una parte ben caratterizzata nei fumetti, ma poco al cinema: la parte umana, quelli “normali”. Apparsi nei film sempre come il male incarnato, il nuovo serial sui mutanti mostra di volersi occupare anche della parte senza poteri e che reagisce, un po’ per paura di ciò che non conosce e un po’ per vero e proprio odio razziale. Analizzando questa parte di storia – sfruttando, per il momento, la famiglia Strucker – The Gifted promette di usare il suo tempo per caratterizzare bene tutti gli aspetti della lotta per la sopravvivenza mutante, sia le vittime che i carnefici, così da delineare delle situazioni poco macchiettistiche e ben caratterizzate, facendo apparire i personaggi come persona con precise ragioni per fare quello che fanno. A tal proposito vengono chiamati in causa due attori ben noti al pubblico e che innalzano la caratura dello show altrimenti “anonimo” dal punto di vista del casting: Amy Acker e Stephen Moyer, rispettivamente madre e padre dei due nuovi mutanti della famiglia Strucker.
Unica grande pecca è il fatto che la serie non si incastri in nessuna delle due timelines cinematografiche. Da alcune dichiarazioni rilasciate prima della messa in onda The Gifted si colloca in un altro universo alternativo, cosa che porterebbe il franchise ad avere ben tre universi narrativi e renderebbe il tutto più complicato; quattro, anzi, se si conta la non ben chiara situazione di Logan (terzo film della saga solitaria di Wolverine). Questo perché, per volontà stessa dei produttori, The Gifted voleva comportarsi come Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D. senza però tutte le connessioni ai vari film e la loro pesante eredità, anche se – sempre da queste dichiarazioni – è stato detto che molti eventi dei precedenti lungometraggi sono comuni anche per questa nuova linea temporale. Se RecenSerie può sollevare una teoria, il setting e l’ambientazione lasciano pensare che il tutto sia ambientato in un periodo compreso tra l’ultima scena di The Wolverine e il futuro distopico di X-Men: Days of Future Past.

 

  1. La suoneria del telefono di Marcus è la sigla in versione MIDI della seria animata del 1992 degli X-Men.
  2. L’umo che esce dal Tex’s Diner è Stan Lee.
  3. Il confronto dei poteri tra Andy e Lauren è una citazione a quella di Rogue e Wolverine nel primo X-Men.
  4. La famiglia Strucker è una vecchia conoscenza della Marvel, anche se qui è pesantemente rivisitata. Wolfgang Von Strucker e Werner Von Strucker sono apparsi rispettivamente in Avengers: Age of Ultron e Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.
  5. Il Sentinel Service cita le Sentinelle, enormi robot cacciatori di mutanti. Probabilmente The Gifted vuole anche sottolineare l’evoluzione dei mezzi per la caccia dei mutanti facendo partire il tutto prima da un semplice reparto, per poi diventare qualcosa di più freddo e calcolatore.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Gli X-Men, senza gli X-Men
  • Parte umana approfondita
  • Gli ideali del fumetto riportati con rispetto
  • Personaggi minori del mythos con più lustro
  • GeneI mutanti ex-novo devono ancora farsi un nome
  • Un’altra timeline degli X-Men?
  • Cameo inutile di Stan Lee

 

The Gifted si comporta esattamente come i suoi colleghi al cinema. Sotto certi aspetti, forse, non sarà fedelissimo in termini di personaggi, ma l’anima degli X-Men si sente eccome e questo è sufficiente per riproporre la magia del fumetto anche in televisione. “Welcome to the X-Men, The Gifted – Hope you survive the experience!”

 

eXposed 1×01 7.46 milioni – 1.6 rating

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