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The Gifted 1×07 – eXtreme measuresTEMPO DI LETTURA 4 min

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E’ dura recensire una serie dove, nonostante non ci siano gli X-Men veri e propri, ci sarebbero tutte le caratteristiche che hanno reso grande un franchise fumettistico prima e cinematografico poi.
L’uso del condizionale è la chiave di lettura che ormai accompagna The Gifted fin dal primo episodio: una serie dove ci sarebbero tutte le cose giuste ma a cui manca quel “quid” per diventare grande ed appassionante.
Già da qualche episodio era stata segnalata questa mancanza e nonostante la trama e la narrazione stiano aggiungendo vari livelli di lettura e, soprattutto, stiano dando struttura alla realtà dove si muovono questi mutanti in fuga, immancabilmente alla fine dell’episodio resta sempre quell’amaro in bocca, di qualcosa che non c’è ma sarebbe stato meglio ci fosse, solo leggermente mitigato dal cliffhanger strategico.
In questo episodio, per esempio, vengono messe le basi dello scontro tra i mutanti stessi, introducendo un altro tema caro agli X-Men, quello dei segugi mutanti che vanno a caccia, per uccidere persone delle loro stessa razza invise agli umani che li manipolano. E’ un forte richiamo ad una delle trame che più hanno condizionato i fumetti degli anni 80 ed in parte anche negli anni successivi: l’ombra di un possibile futuro distopico dove i mutanti vengono cacciati da altri mutanti ammaestrati e manipolati dagli umani, per essere internati e soppressi all’interno dei campi di concentramento.
Ad avallo di questo viene introdotto anche uno dei più acerrimi  e vecchi nemici umani degli X-Men, il padre delle sentinelle Bolivar Trask, o meglio, viene introdotta la sua agenzia para-governativa, sempre più potente e ormai indipendente da qualsiasi appoggio governativo come CIA o FBI.
Sembrerebbe tutto giusto e corretto per lasciarsi coinvolgere, ma manca quel pathos necessario, un’empatia dello spettatore rispetto a quanto sta accadendo ai suoi personaggi preferiti.
Qui serve fare una digressione per chiarire meglio il punto di vista del recensore. E’ interessante far notare come, a differenza di altri supereroi, i fumetti degli X-Men abbiano costruito il loro successo nell’arco di moltissimi anni, con una crescita costante ma dormiente. Non sono mai state icone come Iron Man o Capitan America ma il lavoro svolto in tutto quel periodo era servito a legare i lettori e a coinvolgerli soprattutto mettendoli di fronte alla possibilità che tutto poteva accadere proprio perché i loro beniamini erano persone come loro, con sentimenti umani e contrastanti, spesso messi di fronte a decisioni difficili, senza dover rendere conto di essere eroi pubblici. Questo processo ha portato ad una stratificazione nella narrazione permettendo di poter rivaleggiare con qualsiasi altro prodotto seriale di alto livello narrativo e allo stesso tempo rimanendo fruibili ed appassionanti. Trova questo chi si avvicina a The Gifted? Provando a dividere gli spettatori tra fan e neofiti, si potrebbero abbozzare delle risposte: i primi non si riterrebbero soddisfatti del prodotto che vedono, troppo grezzo per intrigarli come la loro controparte fumettistica; gli altri invece vedrebbero qualcosa di già visto, forse vagamente interessante ma non tanto da rimanere e vedere “come va a finire”.
Ecco perché anche gli ascolti non premiano questa serie che, comunque, cerca di mantenere un buon livello di narrazione, a cui però manca un’anima vera e propria.
E i personaggi? Anche lì basterebbe usarli un po’ “a la Claremont” (scrittore delle serie a fumetti per 17 anni) per regalarci perle anche solo da una semplice linea di dialogo o da un appassionato monologo.
Ecco, se si dovesse indicare uno dei problemi di questa serie, si potrebbero tranquillamente additare i suoi dialoghi. Banali, prevedibili, con poco ritmo. Le caratterizzazioni dei personaggi quindi ne risentono, facendoli rimanere superficiali e quindi stereotipati. Un consiglio? Basterebbe leggersi uno dei molteplici numeri dove gli X-Men semplicemente giocano a baseball nel cortile della scuola, dopo l’ennesima battaglia, per capire cosa funziona per far tenere incollati gli spettatori e renderli coinvolti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’introduzione di molte tematiche importanti
  • Il tono generale azzeccato
  • Il mancato utilizzo del potenziale di personaggi ripresi dai fumetti
  • I nuovi personaggi rimangono su caratterizzazioni superficiali, non in linea con la profondità richiesta dal mondo mutante

 

Si attende sempre che la serie svolti e finalmente si esprima come potrebbe. Gli ascolti non premiano, purtroppo, e inesorabile ci si avvicina alla fine della prima stagione senza realmente aver preso la strada giusta.

 

got your siX  1×06 3.17 milioni – 1.0 rating
eXtreme measures 1×07 3.00 milioni – 1.0 rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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