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Gomorra 3×07 – 3×08 – Sangue del mio sangue – Guerra apertaTEMPO DI LETTURA 6 min

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Genny: “Mo’ non mi fido più neanche di me Ciro. Però di te sì. Solo quando te toccano ‘o sangue esce fori chi sei veramente e io a Ciro di Marzio l’aggio visto e isso ha visto a me. E’ sempre stato acussì, perciò isso è cchiù del sangue mio.”

 

Genny lo dice, lo ammette e ce lo sputa addosso in “Episodio 7”: Ciro è più del suo stesso sangue. L’uomo, un fantasma erculeo, lo dice mangiandosi le parole di un napoletano trascinato e stanco, addolorato e disperato, lo dice con la fermezza che lo ha contraddistinto in queste ultime stagioni. Il personaggio di Salvatore Esposito, come è stato già detto, si è trasformato, si è cibato delle sue stesse carni, ha abbandonato quel ragazzino pacioso e succube della prima stagione per diventare uno spietato uomo di Camorra che fredda, ammazza e fa a pezzi. “Mi piace vederti così come uno che cerca il perdono, che cerca la pace ma per te non c’è pace su questa terra” aveva detto al suo nemico, mentre gli puntava la pistola alla tempia, nella quinta puntata della seconda stagione; si ha l’impressione che a parlare qui siano due personaggi diversi. Sembra quasi impossibile che una belva come questa sia in grado di mettere da parte i torti subiti e combattere al fianco di Ciro che lo ha tradito e ha ucciso la sua amata madre (discorso diverso per Don Pietro). Sembra improbabile che Ciro e Genny siano nuovamente dalla stessa parte pur essendosi tanto odiati, eppure non serve ricorrere ad una sospensione dell’incredulità per comprendere le ragioni di questa unione.
Appare chiaro che lo spettatore si trova di fronte non a personaggi “normali”, ma a personaggi immersi in un mondo oltraggiato e oltraggioso, senza santi né dei (o meglio Dio c’è ma è una figura ambivalente e ambigua dietro cui ci si nasconde; mentre l’uomo prega Dio, vive in un mondo in cui non si è mai salvi – resterà nella Bibbia seriale la scena in cui Malammore uccide, dopo essersi fatto il segno della croce, Maria Rita, la figlia dell’Immortale) per cui l’ordine del Capo diventa Comandamento. Ciro e Genny sono Gomorra, sono lo yin e lo yang, sono tutto il male che si sono fatti ma anche il bene incredibilmente sentito (“Non aggio mai odiato a nessuno come aggio odiato a te ma finalmente io e te siamo in coppa alla stessa barca e non voglio rimané solo” afferma addolorato Genny nel finale del settimo episodio). L’occhio cinematografico abbraccia e contiene la brutalità come l’hanno abbracciata e inglobata i due protagonisti, caduti in una spirale di morte da cui è impossibile fuggire. La Camorra li ha evidentemente modificati (“quella era un’altra vita” ammette Ciro), decostruiti, rendendoli pallide immagini di ciò che erano all’inizio, sono fantasmi spaventosi che si trascinano uno portandosi dietro le proprie mancanze, l’altro combattendo per riavere ciò che aveva. Galleggiano tra una piazza di spaccio e un quartier generale, e Claudio Cupellini, regista di “Sangue del mio sangue” e “Guerra aperta”, li mette registicamente “da una parte”, ai margini dell’inquadratura. Se al centro di queste due puntate c’è Enzo (gestisce il traffico della droga), Cupellini fa entrare e uscire silenziosamente i due protagonisti, li fa agire nell’ombra, eppure anche così Ciro e Genny irradiano una luminosa luce infernale che cattura e ammalia. Mentre Enzo scorrazza per tutta Napoli con i suoi, fino a subire un attacco in “Guerra aperta”, Ciro e Genny, come degli spiriti, appaiono sulle macerie del mondo che loro stessi hanno creato.
Mentre i due tessono la tela, Sangue blu stringe rapporti (quello con Valerio, giovane benestante di Posillipo, che come primo atto dimostrativo si fa arrestare dalla polizia per distrarla e poi, dopo una notte di guerriglia urbana, si tatua tre croci, simbolo impresso anche sul corpo di Enzo), apre nuovi canali di spaccio nel centro di Napoli, pesta i piedi a Arenella, si allontana dalle piazze di spaccio di Secondigliano, fino a subire i primi danni della guerra (così inizia “Guerra aperta”) e affronta i primi problemi da “leader”.

Enzo: “Ciro, io ‘so con te.”
Ciro: “Tu sei com’ero io dieci anni fa. Tu fai quello che ti dico io quando te lo dico io.”

 

Ciro si fa nuovamente maestro di qualcuno, come lo era stato di Genny molti anni prima, ora lo è di Enzo (dà anch’egli la sua prova, si rifiuta di scendere a patti con Arenella e di tradire L’Immortale), si rivede in lui, nella sua voglia di riscatto, nella sua brama di potere, ma sa benissimo quali possano essere gli errori, gli inciampi di uno alle prime armi. E’ iniziata così una guerra complicata, di posizione quasi, una guerra generazionale che vede da una parte la “vecchia guardia” (i Confederati e Avitabile) e dall’altra i giovani che “nascono già imparati ma non sanno niente della vita”. I grandi non si spostano e i giovani vogliono (ri)prendersi “tutto quello che è (dovrebbe essere) nostro”; ma il vero perno continuano ad essere Ciro e Genny che, come due innamorati, hanno i primi scontri. Mentre Ciro riconosce i meriti di Enzo, Savastano invece mal sopporta il ragazzo, ne è geloso (“ha sciegliuto a te per questo sei così contento”) e questo sentimento accompagna l’uomo nelle parole e nel volto ed esplode nell’incontro in “Guerra aperta” tra il Boss e il “neofita”.
Genny interroga Sangue blu per dimostrargli che non sa tutto di “Ciruzzo” (il motivo del nome Immortale) e Enzo dal canto suo mette in chiaro i punti in comune tra loro (“come a Ciro sono stato cresciuto come un orfano, ci chiamano figli ‘o fantasma”). “A vent’anni è più facile sparà che pensà” dice Genny come a ricordare come erano loro a quell’età ed è sicuramente vero, ma è altrettanto vero che il Maestro grazie all’ascendente che ha sui discepoli riesce a farlo ragionare dopo che il nemico ha messo una bomba per colpire Sangue blu. Enzo, grazie agli insegnamenti, si mostra ai suoi come capo sicuro e fermo che sa cosa fare e come farlo e, nel frattempo, organizza con Ciro una vendetta lenta e silenziosa. L'”Episodio 8″ si costruisce montando una marea in un climax ascendente senza strappi, che va dall’organizzazione all’attacco, dalla vendetta che chiama altra vendetta, dal ragionamento allo spargimento di sangue. Mentre la guerriglia si sta espandendo a macchia d’olio a causa di Enzo, Genny tenta di convincere Scianèl a stare dalla sua parte, la donna continua ad essere un osso duro e sembra essere sempre sul punto di attaccare l’ignara preda. La iena, nei dialoghi con “Gennarino” – come lo chiama per dimostrargli che per lei è sempre un ragazzino – dimostra ancora una volta di essere desiderosa di potere, assetata di sangue e di vendetta. Anche in questa storyline è evidente come in Gomorra ora è tutta una questione di pesi e contrappesi, di fare un passo indietro (foraggiare la causa di Genny) per poterne fare due avanti (i dialoghi tra la Iena e Patrizia); con Gomorra si scivola in abissi sempre più profondi e si percepisce chiaramente un tanfo di morte.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ciro e Genny
  • Il personaggio di Enzo
  • Valerio a poco a poco inizia ad emergere con tutte le sue contraddizioni
  • Il racconto della guerra 
  • Alcune insistenze sulla guerra

 

Ancora una volta Gomorra consegna due buonissimi episodi in cui da una parte continua ad insistere sul rapporto speciale tra i due nemici-amici e dall’altra ci mostra un personaggio che, di episodio in episodio, acquista un posto sempre più importante nella guerra per il potere.

 

Come Nascere 3×06 ND milioni – ND rating
Sangue del mio sangue 3×07 ND milioni – ND rating
Guerra aperta 3×08 ND milioni – ND rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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