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Nella recensione di “A Life Spent” si sottolineava come l’episodio in questione non si comportasse proprio come “secondo episodio”, dando sì allo spettatore modo di metabolizzare gli eventi della doppia-premiere, ma anche martellandolo di sviluppi. Per favorire un corretto sviluppo narrativo, ovviamente non si può mantenere un ritmo di storytelling così serrato per troppo tempo; c’è veramente bisogno di fermarsi, riflettere, espandere le caratterizzazioni e conoscere meglio ciò che circonda i protagonisti.
Consci di ciò, questa volta gli autori di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. sfornano una “seconda puntata” degna di questo nome. Se già la scorsa volta la 5×03 si leggeva 5×02, con la 5×04 il discorso vale doppio. Tuttavia, quella sensazione di deja-vù, o di copia/incolla come descritto prima, è dovuta al fatto che – anche in questo episodio – la serie continua la sua operazione di world-building.
Anche se sono passati pochi episodi, per il modo narrativo/scenico con cui la creatura ABC/Marvel Studios descrive la Lighthouse, la cura osservata dagli autori, oltre alla parsimonia con cui quest’ultimi introducono gli spettatori e i personaggi nella location, è in tutto e per tutto quella che si riserva per la creazione di un universo narrativo, piccolo o grande che sia. È innegabile che sul versante del world-building quelli della writer’s room stiano dimostrando grande passione ed impegno per la costruzione della nuova location della serie, proprio perché hanno interiorizzato un vecchio detto Italiano: “Hai voluto la bicicletta? E mo pedala”. E – per usare un termine del ciclismo – gli autori sono decisamente in fuga. La cosa non era poi così scontata, dato che molti sceneggiatori non si sono poi dimostrati all’altezza delle loro stesse promesse.
Sotto questo punto di vista si può stare tranquilli, il team di sceneggiatori della serie ha sempre dimostrato di saperci fare con la struttura narrativa e di far sempre tornare tutto al momento del season finale. Nonostante ciò, gli autori non si sono seduti sugli allori e ogni puntata finora mostra un continuo studio della Lighthouse e della Terra post-Quake, introducendo nuovi concetti e rilasciando ulteriori informazioni su cose già dette, magari fornendo dei considerevoli colpi di scena. Per questo è probabile che, da adesso, ogni puntata potrà sembrare uguale alle altre: ognuna si occuperà di approfondire un aspetto del nuovo habitat del Team Coulson.
Da vera seconda puntata (ad honorem, s’intende) la 5×04 comincia a focalizzarsi in maniera più assidua sui protagonisti che, dall’arrivo di Ghost Rider in poi, sono stati sballottati di qua e di là, passando tra uno status quo e l’altro senza mai fermarsi. Sempre per il discorso dello storytelling serrato di prima, non si poteva continuare a maltrattare i personaggi principali ancora per molto, così la serie prende l’occasione del cambio di location e dell’assestamento degli Agenti S.H.I.E.L.D. in veste di schiavi per interiorizzare quanto successo in precedenza, specialmente dagli scioccanti eventi del Framework in poi. Il disagio andante dei membri del Team Coulson è evidente sin dalla doppia-premiere, però nelle recensioni si è atteso a parlarne fino alla venuta di un significante evento di sfogo, come il discorso di Mack legato ad Hope.
In questa puntata si fa presente come un valore aggiunto per questa quinta stagione (unitamene al clima post-apocalittico della serie) sia l’approccio che i protagonisti riservano all’intera vicenda: un approccio stanco, a tratti infastidito, e sicuramente teso verso un potente esaurimento nervoso. Il Team Coulson non solo non ha preso bene il Framework, ma non ha nemmeno avuto il tempo per digerirlo, trasformando la squadra in un combinato disposto di agenti borderline pronti ad esplodere. Tutto questo impreziosisce la narrazione poiché filtrata da personaggi in parte spezzati e sfiduciati, imprigionati tra il senso del dovere e la voglia di prendersi una doverosa vacanza.
E per i fan della teoria del complotto: sì, è altamente probabile che “A Life Earned” fosse qualitativamente un gradino sotto le altre per volere degli showrunner, in modo da conferire un maggiore impatto all’improvvisa comparsa di Fitz. Il suo esordio nella puntata è talmente ben calcolato e inaspettato che il suo arrivo oscura praticamente tutto il bel lavoro di architettura narrativa e di profonda caratterizzazione prima descritto.
Anche se sono passati pochi episodi, per il modo narrativo/scenico con cui la creatura ABC/Marvel Studios descrive la Lighthouse, la cura osservata dagli autori, oltre alla parsimonia con cui quest’ultimi introducono gli spettatori e i personaggi nella location, è in tutto e per tutto quella che si riserva per la creazione di un universo narrativo, piccolo o grande che sia. È innegabile che sul versante del world-building quelli della writer’s room stiano dimostrando grande passione ed impegno per la costruzione della nuova location della serie, proprio perché hanno interiorizzato un vecchio detto Italiano: “Hai voluto la bicicletta? E mo pedala”. E – per usare un termine del ciclismo – gli autori sono decisamente in fuga. La cosa non era poi così scontata, dato che molti sceneggiatori non si sono poi dimostrati all’altezza delle loro stesse promesse.
Sotto questo punto di vista si può stare tranquilli, il team di sceneggiatori della serie ha sempre dimostrato di saperci fare con la struttura narrativa e di far sempre tornare tutto al momento del season finale. Nonostante ciò, gli autori non si sono seduti sugli allori e ogni puntata finora mostra un continuo studio della Lighthouse e della Terra post-Quake, introducendo nuovi concetti e rilasciando ulteriori informazioni su cose già dette, magari fornendo dei considerevoli colpi di scena. Per questo è probabile che, da adesso, ogni puntata potrà sembrare uguale alle altre: ognuna si occuperà di approfondire un aspetto del nuovo habitat del Team Coulson.
Da vera seconda puntata (ad honorem, s’intende) la 5×04 comincia a focalizzarsi in maniera più assidua sui protagonisti che, dall’arrivo di Ghost Rider in poi, sono stati sballottati di qua e di là, passando tra uno status quo e l’altro senza mai fermarsi. Sempre per il discorso dello storytelling serrato di prima, non si poteva continuare a maltrattare i personaggi principali ancora per molto, così la serie prende l’occasione del cambio di location e dell’assestamento degli Agenti S.H.I.E.L.D. in veste di schiavi per interiorizzare quanto successo in precedenza, specialmente dagli scioccanti eventi del Framework in poi. Il disagio andante dei membri del Team Coulson è evidente sin dalla doppia-premiere, però nelle recensioni si è atteso a parlarne fino alla venuta di un significante evento di sfogo, come il discorso di Mack legato ad Hope.
In questa puntata si fa presente come un valore aggiunto per questa quinta stagione (unitamene al clima post-apocalittico della serie) sia l’approccio che i protagonisti riservano all’intera vicenda: un approccio stanco, a tratti infastidito, e sicuramente teso verso un potente esaurimento nervoso. Il Team Coulson non solo non ha preso bene il Framework, ma non ha nemmeno avuto il tempo per digerirlo, trasformando la squadra in un combinato disposto di agenti borderline pronti ad esplodere. Tutto questo impreziosisce la narrazione poiché filtrata da personaggi in parte spezzati e sfiduciati, imprigionati tra il senso del dovere e la voglia di prendersi una doverosa vacanza.
E per i fan della teoria del complotto: sì, è altamente probabile che “A Life Earned” fosse qualitativamente un gradino sotto le altre per volere degli showrunner, in modo da conferire un maggiore impatto all’improvvisa comparsa di Fitz. Il suo esordio nella puntata è talmente ben calcolato e inaspettato che il suo arrivo oscura praticamente tutto il bel lavoro di architettura narrativa e di profonda caratterizzazione prima descritto.
- I poteri di Ben ricordano molto quelli di Mister X, villain poco conosciuto di Wolverine nonché mutante di basso livello in grado di leggere i pensieri immediati delle persone. L’unica differenza è che Mister X, pur essendo classificato come telepate, non è in grado di utilizzare i suoi poteri in altro modo o addirittura instillare pensieri nella mente delle altre persone come fa Ben.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“A Life Earned” è contrassegnata dal ritorno di Leopold Fitz in calce ad un bel lavoro di world-building e caratterizzazione. Purtroppo tale ritorno ha un effetto e un tempismo così straordinario da far dimenticare allo spettatore quanto accaduto prima, il che produce un duplice effetto di piacere e dispiacere. Dispiacere perché è un peccato oscurare le tematiche di 42 minuti di puntata, piacere perché di entrate in scena così efficaci ce ne sono poche. Il pregio però è che mai come adesso l’habitué di Marvel’Agents Of S.H.I.E.L.D. vuole così tanto vedere la prossima puntata.
A Life Spent 5×03 | 1.93 milioni – 0.5 rating |
A Life Earned 5×04 | 1.84 milioni – 0.5 rating |
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