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Altered Carbon 1×05 – The Wrong ManTEMPO DI LETTURA 6 min

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Dimi: “Elias Ryker? Or whoever you are. You could be anyone. A cunning CTAC agent, huh? Oh, the crudity! This man? This woman, maybe? Even a dog could be trained to say as much as he has, given the right tranquilizers, of course. They do tend to go pitifully insane when you decant them if not. But, yes, even a dog.”
Kovacs: “She’s got you could for double sleeving, Dimi.”
Dimi: “Limited vision. […] The vision that said we would be angels. Instead, we became hungry for things that reality could no longer offer. The lines burred. You want to know who i work for? The people who understood that who used it to become wealthy beyond words in the only currency that truly matters: the appetites of the immortal.

È proprio l’immortalità il desiderio che accompagna da sempre l’uomo, quella ossessiva voluptas vivendi che scuote dal di dentro e che stimola le fantasie. Proprio intorno a questo tema, tanto affascinante quanto spaventoso, si è riflettuto e si riflette nella letteratura, nel cinema, nella serialità; cosa farebbe l’essere umano se potesse vivere per l’eternità? Cosa farebbe se potesse dilatare all’infinito i suoi giorni, rigenerarsi, allenarsi per un tempo inesauribile a vivere-morire-(ri)vivere-(ri)morire? Una volta la mitologia raccontava gli dei, incarnanti la perpetua esistenza, quelli che non conoscevano la Morte, ora la fantascienza narra di uomini che non solo ambiscono a “non avere fine” ma anche che riescono in questo intento. È chiaro che nella fantascienza confluiscono la millenaria riflessione etico-filosofica sulla morte e anche il progresso iper-tecnologico che ha sollevato l’uomo “da terra” ma è in grado di farlo precipitare negli abissi più profondi.
Altered Carbon è l’emblema di quanto detto rappresentando da una parte la tensione ad una vita senza fine (almeno fino alla distruzione della pila) grazie alle memorie artificiali in cui vengono caricate le coscienze dell’individuo, in modo da slegare l’esistenza umana dalla prigione del corpo, dall’altra l’iper-tecnologia, divenuta Monstrum per cui l’involucro corporeo è solo un mezzo per cui la coscienza può perpetuarsi. Lo show trae ispirazione dall’immaginario fantascientifico, soprattutto da quello Cyberpunk, costruendo di episodio in episodio un gigantesco labirinto ricco di diramazioni, abitato da complessità, contraddizioni, al cui centro c’è Kovacs.
Dagli strani giorni di quest’uomo, un Dylan Dog cinico e dolente, emerge un mondo malato attraverso la rappresentazione di una megalopoli sprofondata nel vizio e nella prostituzione – è come se in una città in cui la morte è stata tolta dall’equazione non ci fosse altra possibilità che la violenza. È interessante il percorso che Kovacs/Ryker compie, percorso che va di pari passo con le indagini e le scoperte da lui fatte; è impossibile rimanere indifferenti di fronte a Bay City, di fronte allo sbilanciamento tra i poveri a cui è vietato sperare nell’immortalità (in “The Wrong Man” vediamo i bambini malati, segregati in moderni lazzaretti), alla disperata ricerca di una “custodia”, e i ricchi che grazie alla forza economica possono tutto. L’oltraggiosa legge della classe dirigente, convinta di essere divina, è questa: corpi da gettare o scambiare, replicare o ibernare.
In “The Wrong Man” Kovacs, con lo spettatore, si trova al giro di boa, scopre l’identità del corpo di cui ha preso possesso, viene a sapere che l’agente Ryker aveva una relazione con il tenente Ortega. Kovacs/Ryker conduce il pubblico in un turbine di indizi, dati, indagini che devono incastrasi con indizi, dati, indagini fatte nelle puntate precedenti; la narrazione prosegue con pochi e lenti movimenti che non permettono un reale progredire della storia ma in questo episodio non è dato tempo allo spettatore di digerire quanto vede perché è immediato un altro cambiamento.
Altered Carbon non è uno show semplice, si attorciglia su se stesso, inanellando varie storyline che potrebbero e dovrebbero portare allo scioglimento di quella principale, invece si inerpicano su una vetta altissima da cui si vede un panorama meraviglioso ma manca l’aria per la poca pressione (a volte a chi guarda sembra di non riuscire a stare dietro alla serie). Lo show mescola vari generi che si alternano e si cedono il passo; In “The Wrong Man” mentre Kovacs, grazie a Poe, fa un’importante scoperta sul caso Bancroft stringe un rapporto sempre più stretto con Ortega. Noir, thriller e sentimento.

Kovacs: “When you look in my eyes… what do you see?”
Ortega
: “They’re not your eyes. […] When I look into his eyes I see you looking back at me, and… it’s been a long time since someone looked at me like that.”
Kovacs: “I’m sorry I’m not Elias.”

La donna, nel corpo di quell’uomo che le sta di fronte, ritrova il suo compagno; le cicatrici di cui conosce l’origine, gli occhi, l’atteggiamento (l’essere un duro), la sigaretta serrata tra le labbra la riportano indietro a quando aveva ancora il “vero Ryker”. E’ interessante che in una sorta di terribile e struggente sovrapposizione il “corpo”, o per meglio dire custodia e coscienza, dei due uomini è legato da un sottile filo rosso; e Ortega non può che lasciarsi andare tra le braccia di quello che le è rimasto. Il rapporto che si instaura tra i due non è una scelta originale e ancor meno la sua nascita, si comprende fin da subito infatti che tra Ortega e Ryker ci sarà qualcosa, ma l’incontro di anime getta, anche se per pochi istanti, un po’ di luce in questo mare di oscurità.
Certo Kovacs non è Elias eppure Ortega si lascia trascinare da quel turbine di passione, malinconia e disperazione, gli racconta la storia di colui di cui Kovacs ha preso la custodia: la donna ricorda la notte in cui il suo uomo è stato buttato giù dal letto con l’accusa di complotto, le proprie lacrime quando l’ha lasciato andar via e la disperazione negli occhi del proprio compagno perché non si sente creduto. Negli ultimi episodi il personaggio del tenente ha subito un’evoluzione, quella donna così rigida, ligia al dovere si è ammorbidita dimostrando le sue fragilità. Nell’amplesso tra i due emerge chiaramente la centralità del corpo in questa serie, sia nell’azione che nell’eros; così se nelle sequenze action l’involucro si dilata, si allunga in una violenza ferina, succede la stessa cosa in quelle legate all’erotismo.
Dopo aver passato la notte insieme Ortega e Ryker sono più uniti che mai e affrontano l’ennesima prova durante l’interrogatorio di Dimi, il fratello minore del militare che aveva attaccato Kovacs nella hall del Raven Hotel. L’interrogatorio è duro, i due agenti incalzano l’uomo in manette, cercano di sapere per chi lavora ma ciò che ottengono è solo una tirata filosofica. Sangue e rancore, botte e vendetta si mescolano e tutto ciò esploderà nella violentissima scena finale.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ryker/Kovacs
  • Il rapporto tra Kovacs e Ortega
  • Il finale di puntata
  • Difficile capire la trama in alcuni momenti

 

Altered Carbon porta a casa un altro buon episodio a cui manca poco per raggiungere il massimo. “The Wrong Man” è il giro di boa che prelude ad avvenimenti importanti.

 

In A Lonely Place 1×04 ND milioni – ND rating
The Wrong Man 1×05 ND milioni – ND rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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