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The Path 3×04 – 3×05 – 3×06 – De Rerum Natura – Pageantry – MessiahTEMPO DI LETTURA 7 min

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“Catholics can figure out a way to justify some priests being pedophiles, which is pathetic and horrible and whatever, but if Jesus himself was proven to be that breed of monster, well, it’d probably be a deal-breaker.”

Terminato il consueto prologo d’inizio stagione, quest’anno spalmato su tre episodi, tutti eminentemente introduttivi, The Path muove finalmente i suoi primi passi all’interno della vera e propria narrazione stagionale, e lo fa rimescolando completamente le carte in tavola, a cominciare dalla rappresentazione dei character principali della serie. La decisione di recensire questa stagione a blocchi – sostanziale conseguenza dell’impossibilità di reperire sottotitoli italiani sul web – porta in questa occasione ad un accostamento tra episodi strettamente legati tra loro, accomunati in primis da quello che sembrerebbe essere il tema chiave di questa terza stagione: il culto meyerista potrebbe essere soltanto un parto della mente profondamente disturbata del suo fondatore Steve (“What if… what if all of this was built on the cravings of a very sick man?”).
Il primo dei tre episodi presi in esame, “De Rerum Natura”, prende il suo nome dal poema latino scritto nel I secolo a. C. da Tito Lucrezio Caro, nel quale il filosofo si fa portavoce delle teorie epicuree circa la realtà della natura e al ruolo dell’uomo all’interno di un universo materialistico e atomistico, incitato affinché prenda coscienza della realtà, nella quale gli esseri umani sono sin dalla nascita vittime di passioni che non riescono materialmente a comprendere. Considerando questo quarto episodio come punto di partenza per quanto ci verrà mostrato nelle due puntate successive, è possibile riscontrare delle forti analogie tra ciò che viene presentato da Tito Lucrezio Caro nei sei libri del suo poema didascalico e quanto raccontato dalla serie in questa sorta di (involontario) trittico televisivo.
Nel primo libro il filosofo enuncia il principio fondamentale delle teorie atomiche: “mai nessuna cosa nasce dal nulla per virtù divina”, pensiero che racchiude alla perfezione il tema stagionale citato in precedenza. Da una parte abbiamo Sarah alle prese con un sempre più logorante scetticismo, mentre dall’altra c’è Cal, costretto a tornare all’ovile e intenzionato a occupare la posizione di CEO all’interno dell’organizzazione in cambio del suo silenzio sul passato oscuro di Steve Meyer. Entrambi i personaggi, spogliati della propria fede, si ritrovano così a ricoprire il ruolo (all’interno della serie) occupato in precedenza da Eddie, quello dei miscredenti in pratica, mentre quest’ultimo si sta lentamente trasformando in una sorta di new Cal, accecato, oltre che da un principio di delirio d’onnipotenza, anche da un evidente desiderio di rivalsa nei confronti dell’uomo che ha provato a togliergli tutto quando era al comando. Sebbene Eddie cerchi di mostrare una totale imparzialità nei confronti di Cal, appare evidente il risentimento covato dal nuovo leader meyerista, divenuto al termine dell’episodio “padre spirituale” della piccola Forest per un suo palese desiderio di vendetta verso colui che tentò di conquistare l’affetto di Hawk grazie a bugie e macchinazioni d’ogni sorta.
Le analogie con il De Rerum Natura non finiscono qui. Nel secondo libro l’autore esalta la serenità di colui che è immune all’ambizione e al desiderio di ricchezza, per il quale è infelice la maggior parte degli uomini; pensiero facilmente riconducibile a due character in particolare, Cal e Vera, protagonisti di un vis a vis che, da una parte, sottolinea la totale assenza di fede nel cuore dell’ex leader meyerista, disposto a qualsiasi cosa per provvedere economicamente alla sua famiglia, mentre dall’altra rivela la reale natura dell’addetta stampa del movimento, stufa di mentire ad Eddie per portare avanti i piani di sua madre. Diretta conseguenza di questo faccia a faccia è la promozione di Cal a “uomo che introduce Eddie Lane”, accettata di buon grado dal leader del movimento solo perché convinto della buona fede di Vera.
È però in “Pageantry” che la narrazione compie un significativo passo in avanti. Due sono gli avvenimenti cruciali ai fini dell’avanzamento di trama: il salvataggio di Eddie da parte di Cal (nonostante l’intera vicenda risultasse enormemente scontata fin dal primo scontro tra il vecchio e i discepoli meyeristi) e la decisione di Sarah, poi ritrattata, di allontanare la figlia dalla recita. L’intervento di Cal lo pone così in una posizione di vantaggio rispetto ad Eddie, ora in debito con lui, mentre la decisione di ritornare sui propri passi, presa da Sarah dopo l’incontro con la sorella, porterà la stessa a trovare – mediante un discutibile escamotage narrativo, quello di seguire le parole di una stupida canzoncina cantata da bambini – la grotta contenente dei testi probabilmente appartenuti a Steve Meyer. In altre parole, buono l’esito, discutibili i mezzi utilizzati per arrivarci.
È inoltre interessante l’evoluzione del personaggio interpretato da Michelle Monaghan. I cambiamenti che hanno portato Sarah Lane da moglie e credente devota a moglie un po’ meno devota, tormentata da dubbi feroci circa la veridicità del suo credo, ha portato lo spettatore a rivalutare completamente la percezione del suo character: arriviamo, forse per la prima volta, ad empatizzare con Sarah, finalmente rinsavita e intenzionata a far uscire sua figlia da una recita che, con tutte le probabilità, narra le gesta di un uomo disturbato che ben poco ha da spartire con il divino. L’odio spettatoriale relativo a quanto detto, fatto e pensato da lei nelle precedenti stagioni è certamente duro da dissipare ma almeno, stavolta, siamo portati a darle ragione nel vietare la mitizzazione di un folle a sua figlia.
Un po’ meno positivo il sesto episodio, “Messiah”, decisamente meno coinvolgente rispetto ai suoi due immediati predecessori. Tralasciando la totale inutilità della love story gay tra Hawk e Caleb, attualmente senza alcuna utilità ai fini della trama, possiamo riscontrare qualche problema anche sul fronte “universitario”: la liaison tra Sarah e Jackson sembra essere già arrivata al capolinea, spenta sul nascere dalle minacce di Eddie dirette al professore e dalla improvvisa scomparsa di Hank, evento che rimette in discussione (per l’ennesima volta) la fede di Sarah, portandola addirittura a ricongiungersi con Eddie nella speranza di ritrovare la religiosità perduta: “I need you to give me back my faith“. Del tutto fuori luogo anche la quest intrapresa da Cal e Harold, tra gare di pippate con russi armati fino ai denti e aggressioni in seminterrati con mazze da baseball che, onestamente, potevano essere evitate o quantomeno gestite in maniera più credibile. Per fortuna a risollevare la puntata, altrimenti destinata all’insufficienza, ci pensa Mary, al centro di una delle scene più disturbanti e, proprio per questo motivo, più intense dell’episodio. Se da una parte la vita di un padre, quello di Sarah, viene strappata all’affetto dei propri cari, dall’altra la vita di un altro padre, assente e spregevole, finisce per mano della propria figlia, stufa di essere presa in giro dall’uomo che avrebbe dovuto amarla incondizionatamente e che invece non ha fatto altro che rovinarle la vita, depravazione dopo depravazione. Molto intenso il monologo di Mary che accompagna la fine dell’uomo e intenso il godimento per la fine di uno dei padri peggiori della storia della televisione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interessante il rovesciamento della caratterizzazione dei personaggi principali
  • Cal tenta di nuovo la scalata all’interno del movimento
  • Sarah finalmente rinsavisce (momentaneamente)
  • Steve era solo un pazzo a cui piaceva drogarsi, stuprare bambini e praticare bondage? Speriamo di sì
  • Mary e l’omicidio del padre
  • Sarah ed Eddie di nuovo insieme?
  • Inutilità della love story tra Hawk e Caleb
  • Trama del professore universitario sacrificata
  • Rapimento di Eddie da parte del vecchio e salvataggio di Cal scontatissimi
  • Ritrovamento dei testi di Steve in seguito ad una stupida canzoncina di una recita
  • Russi che pippano e aggressioni in seminterrati evitabili

 

The Path sembra aver imboccato il sentiero giusto, ma a giudicare dall’andamento sempre altalenante della serie (la valutazione dei singoli episodi è Thank-Thank-Save) forse è meglio non iniziare a cantare vittoria troppo presto. Fin dal suo esordio lo show ha sempre avuto difficoltà a decollare e, di fatto, stiamo ancora attendendo che spieghi le ali. Gli spunti sembrano esserci e, accantonando i soliti difetti (storyline del tutto inutili, personaggi ancora più inutili, Hawk, ecc.), quest’anno la serie sembra aver preso una direzione interessante. Insomma, anche fin qua, tutto bene.

 

Locusts 3×03 ND milioni – ND rating
De Rerum Natura 3×04 ND milioni – ND rating
Pageantry 3×05 ND milioni – ND rating
Messiah 3×06 ND milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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