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Altered Carbon 1×10 – The KillersTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Long ago, and worlds away, there was a young princess, orphaned in a time of war… She was the fiercest of warriors, beloved of her people, unstoppable on the field… But every night, when the fighting was done, she was alone. Until one day, a peasant boy came looking to join her army. Lonely and angry and fierce as she. For the first time, she found that when she strode out onto the field to save others, there was someone at her side who had come to save her…”

Naturale prosecuzione dell’episodio precedente, “The Killers” non aggiunge nulla di quanto già rivelato precedentemente ma serve unicamente a chiudere il ciclo di indagini riguardanti la morte/suicidio di Laurens Bancroft, in una scena carica di tensione così come di cliché narrativi, ma che, alla fine, risulta comunque orchestrata bene e in maniera tale da non annoiare.
Merito soprattutto del cast e degli interpreti, uno su tutti James Purefoy che regala un’ulteriore grande interpretazione del suo personaggio, un uomo millenario, complesso e sfaccettato come pochi altri, che qui si trova a dover scendere dal piedistallo divino su cui pensava di rimanere collocato in eterno.
Conclusione anche per l’intricata vicenda di Takeshi Kovacs e della sorella Reyleen (Dichen Lachman, una villiness che difficilmente verrà dimenticata) in un finale adrenalinico dove, finalmente, si possono ammirare coreografie marziali e combattimenti corpo a corpo di cui lo spettatore sentiva veramente il bisogno. Merito soprattutto della rediviva Lizzie che esce finalmente dalla sua stanza virtuale e decide di vendicarsi del male subito. A proposito del ritorno “attivo” di Lizzie, va menzionata la struggente morte del suo mentore Poe, poetica e suggestiva al punto giusto (come si addice ad uno che decide di impersonificare il Re del Terrore) ma che lascia tuttavia un enorme vuoto, in quanto priva lo show di uno dei suoi personaggi più riusciti.
In generale, il finale di questa prima stagione di Altered Carbon si dimostra molto fedele a quello del romanzo di Morgan, con la stessa conclusione da noir classico, dolce e amara allo stesso tempo, che non concede una reale redenzione ai suoi personaggi ma solo una parziale ricompensa. Un finale adatto, dunque, per una serie esistenzialista.
Tutte le storyline vengono risolte come ci si aspetterebbe, qualcuna forse in maniera troppo frettolosa e con lo scopo evidente di doverla chiudere per forza, cosa che non fa troppo bene alla puntata. Tra queste va menzionato sicuramente l’uso di Prescott come deus ex-machina per riportare Tanaka dalla parte dei “buoni”. Un cambiamento di personalità troppo repentino per quella che, fino a poche puntate fa, era la segretaria-arrivista di Bancroft. Così come l’addio di Takeshi all’agente Ortega, che risulta poco convincente dato quanto successo pochi minuti prima, e non ha nessun’altra funzione se non quella di chiudere definitivamente anche questa storyline e lasciare il personaggio principale libero di ripartire per nuove avventure.
A tal proposito è bene sottolineare l’importanza del cliffhanger conclusivo che riscrive, in parte, il finale della storia rispetto al romanzo originale di Morgan. Nel finale, infatti, viene lasciato intendere che Takeshi Kovacs continuerà la ricerca della memoria di Quellcrist, nascosta in qualche luogo segreto come annunciato da Reyleen poco prima di morire. La ricerca della sua “principessa” diventerà (probabilmente, se la serie fosse confermata per ulteriori stagioni) il leitmotiv che porterà avanti la storia di Kovacs, pretesto certamente positivo in quanto libera finalmente la narrazione dal legame con l’affaire-Bancroft, che è servito solo come storyline verticale di stagione, per concentrarsi sulla storyline di Kovacs, mischiando così il suo lato di “detective privato” (magari coinvolgendolo in altre indagini) e di “guerrigliero” (in lotta contro la società in cui vive per cerare Quellcrist).
In questo modo, la serie diventerebbe quasi “antologica” con la possibilità di cambiare di volta in volta l’attore-custodia che contiene la coscienza di Takeshi Kovacs, dal momento che Joel Kinnaman ha già annunciato che potrebbe non prendere parte a ulteriori episodi della serie (il che è certamente un bene, sperando che la prossima “custodia” sia un po’ più espressiva di lui).
Una svolta antologica di questo tipo, dunque, renderebbe certamente meno esistenzialista la serie ma più adatta ad uno show televisivo più tradizionale che si muove comunque in un universo di un certo tipo; il tutto potrebbe così risultare più accattivante da seguire, non rinnegando, tuttavia, quanto già visto in questi episodi.
A prescindere da quello che sarà il futuro di questa serie, non si può che fare i complimenti a Netflix e a Laeta Kalogridis per aver creato una serie sci-fy molto ricca di contenuti stilistici e visivi interessanti ed essere riusciti a trasporre al meglio una storia che, sicuramente, non era facile da adattare per qualunque schermo.

“So now he seeks her, across this world and every other. Because somewhere, sealed behind frozen glass and thick walls of deadly thorns, she sleeps waiting to be awakened. And someday, without fail, he will find her.” 

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lizzie all’ennesima potenza
  • Dichen Lachman best villainess di sempre
  • Coreografie dei combattimenti
  • Come sempre ottima resa stilistico-visiva
  • Cliffhanger finale che offre una buona possibilità di rendere più seriale il tutto
  • Soundtrack finale di Reneè Elise Goldsberry
  • Morte di Poe
  • Joel Kinnaman sempre immutabile nelle espressioni facciali
  • Deus ex-machina di Prescott che convince Tanaka a passare dalla parte dei buoni è parecchio forzato
  • Sensazione di già visto nel finale

 

Final Season da manuale: nessuna sorpresona finale per una serie che sceglie di essere classica fin dall’inizio, raggiungendo il parziale riequilibrio solo dopo la risoluzione del caso-Bancroft. Il cliffhanger finale lascia aperta una porta importante per le prossime stagioni, sperando che si trovi un attore un po’ più espressivo di Joel Kinnaman per il ruolo di Takeshi Kovacs.

 

Rage In Heaven 1×09 ND milioni – ND rating
The Killers 1×10 ND milioni – ND rating

 

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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