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The Flash 4×15 – 4×16 – Enter Flashtime – Run, Iris, RunTEMPO DI LETTURA 4 min

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Sono diverse le serie che negli ultimi anni hanno sviluppato una propria ritualità attorno ad alcuni episodi strategici (diversi dai vari midseason) in cui disseminare plot point in abbondanza. Se il più famoso di questi esempi è probabilmente Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., grazie all’ormai celebre “episodio diciassette” diventato quasi un tratto distintivo dello stesso, bisogna aggiungere che anche “l’episodio quindici” di Flash, negli anni, si è via via consolidato come un’occasione per gli autori di sfoderare tutti gli assi dimenticati delle maniche e così riaccendere l’attenzione dello spettatore in vista dello sprint finale. A partire da quel lontanissimo ed entusiasmante “Out Of Time” – che ad oggi dopo oltre quattro anni mantiene il punteggio più alto sull’aggregatore di recensioni IMDb a fronte di più di ottanta puntate trasmesse – proseguendo poi, con risultati leggermente più discreti, nelle progressive rivelazioni sulle identità di Zoom (“King Shark“) e Savitar (“The Wrath Of Savitar“).
Per “Enter Flashtime” la formula che si è deciso di approcciare è sicuramente quella vincente, ricalcando molto l’esperimento narrativo della fu “uno-per-quindici”. Anzi, si potrebbe quasi dire che l’intero episodio, per come viene costruito, è un tentativo di ritornare agli esordi della serie, sia rimuovendo dalla narrazione i coniugi DeVoe che Ralph per far posto al ritorno di personaggi storici come Joe Garrick e Jesse Quick, sia nella realizzazione di un divertissment autoriale in cui riportare l’attenzione sul protagonista principale (un Barry Allen qui in stato di grazia) e sul suo difficile rapporto con la speed force.
Di nuovo, così come “Out Of Time“, i quaranta minuti di “Enter Flashtime” non incidono sulla narrazione complessiva della stagione: se nel primo caso un giorno intero veniva improvvisamente riscritto grazie all’introduzione dei viaggi nel tempo, nel secondo la serie sfodera tutta la maturità guadagnata in quattro anni di dissertazioni sulla quarta dimensione e propone invece un episodio ristretto in una manciata di secondi dove a dominare sono la tensione e la curiosità (emozioni, soprattutto quest’ultima, che mancavano da molto tempo) per come si andrà a risolvere la situazione. Episodi del genere, dove la verticalità narrativa raggiunge livelli estremi, non possono in alcun modo essere considerati dei semplici filler. Piuttosto denotano e rimarcano il coraggio insito nel DNA stesso della serie – episodi del genere non si sono mai visti dalle parti di Star City – e la elevano al di sopra della media in casa The CW.

You can do this. I know you can. We all do [davvero?]. Now run, Iris, run.

Se “Enter Flashtime” da questo punto di vista è semplicemente una conferma che The Flash è ancora in grado di sfornare grandi episodi (per non essere fraintesi: una conferma molto, molto importante, visto che questa quarta stagione non è ancora decollata in quanto a pathos), paradossalmente a stupire ancora di più è l’episodio successivo. Nonostante il forte scetticismo iniziale – chi mai in tutta onestà si aspetterebbe qualcosa di buono da un episodio pubblicizzato in ogni modo come Iris-centrico? – bisogna riconoscere che la situazione poteva benissimo degenerare ulteriormente, riportando l’asticella della qualità inesorabilmente verso il basso. Invece un accurato lavoro di damage control è riuscito a costruire attorno alla figura della neo velocista degli elementi che ne attenuassero il minutaggio e, di conseguenza, l’importanza. In primis, l’introduzione del nuovo “bus meta” Matthew Kim / Melting Point interpretato da Leonardo Nam (già visto in Westworld) ravviva un po’ la trama orizzontale, ponendosi come una seria minaccia per DeVoe e al tempo stesso interrompendo la fastidiosa consuetudine per cui ogni nuovo metaumano creato durante il ritorno di Flash fosse o un villain o comunque un personaggio da riportare sulla retta via (come Ralph e Becky). Allo stesso modo a contribuire alla riuscita dell’episodio ci pensano i frequenti scambi tra Vibe e Harry, da un lato con le frequenti citazioni e omaggi del primo (Frankenstein, Spiderman 2,…), dall’altro con l’evoluzione di Cavanagh come il personaggio che soffre di più, ragionevolmente, il confronto con l’intelligenza di DeVoe.
Al di là di questi aspetti positivi, comunque la stessa performance di Candice Patton è al di sopra di ogni più rosea aspettativa. In questi casi vale la regola che “meno è, meglio è”, così la chiusura rasserenante dell’episodio segna un importante punto di svolta per il personaggio. D’altronde la sua investitura a team leader era avvenuta off-screen durante i mesi estivi di pausa e questo aveva comportato diverse complicazioni nel corso della prima parte di stagione: il ritorno di Iris al giornalismo non può che essere visto come un primo passo verso il ritorno di più apprezzabili status quo. Ora scrivi, Iris, scrivi.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sostanzialmente tutto “Enter Flashtime”
  • Melting Point
  • “And we turn them into chickens?”
  • Tom Cavanagh e Grant Gustin su tutti
  • Piccole, solite e consuete imprecisioni, tipiche dello show: niente di particolarmente rilevante

 

A far guadagnare la nostra benedizione allo show ci pensa quasi interamente “Enter Flashtime”. Certo è che se l’episodio successivo non fosse stato in grado di mantenere un buon livello ci saremmo trovati con buona probabilità a dover livellare verso il basso. Così fortunatamente non è stato e la speranza è che da qui al season finale (non sono più previste pause nella programmazione) il ritmo rimanga sostanzialmente costante.

 

Subject 9 4×14 2.12 milioni – 0.7 rating
Enter Flashtime 4×15 2.04 milioni – 0.7 rating
Run, Iris, Run 4×16 2.09 milioni – 0.7 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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