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The Good Fight 2×01 – Day 408TEMPO DI LETTURA 4 min

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Diane: “Hahahahahahahahaha.”

A Diane piace la letteratura russa e Bach. Proprio con quest’ultimo si potrebbe compiere un particolare quanto audace paragone. La stringente polifonia, l’inseguirsi di frasi ripetute e imitate, l’illusione di linee melodiche infinite sono elementi che sembrano ispirare non poco gli sceneggiatori di The Good Wife prima, The Good Fight poi (Bach era protagonista morale di uno splendido episodio della quinta stagione di The Good Wife). Trame, sottotrame, convergenza di ulteriori trame, personaggi secondari che emergono, personaggi primari che svaniscono: i King rendono non facilissimo l’approccio dello spettatore con il ritorno della loro esperienza “cable”, estrapolando una costola del loro masterpiece giunto a conclusione ormai quasi due anni fa.
10 episodi e quasi un anno di attesa lasciano un vuoto niente male nella memoria dell’appassionato che, preso da una vita caotica e piena (tanti gli show da seguire ogni settimana), difficilmente riesce a connettersi immediatamente con questa polifonia televisiva.
La sorte di uno studio legale, una vicenda giudiziario-familiare, una fanta-politica non troppo fanta sullo sfondo. Questa è la ricetta per il convincente ritorno sulle scene di uno spin-off atipico. Dove infatti lo scorso anno si risentiva dell’accantonamento di Diane a personaggio secondario (come poi era su The Good Wife), non si può non accogliere a braccia aperte, in questo caso specifico, l’imponente e prepotente trama inerente Maia Rindell (forse la vera protagonista dello show). A lei era stato riservato il cliffhanger nello scorso season finale e, come anche accaduto nei mirabolanti finali di molte delle stagioni della serie madre, si sceglie di tornare sulle scene con un anticlimax (da Maia in arresto sulla porta di casa a un funerale con un coro gospel, con la lenta reintroduzione del personaggio di Rose Leslie, svelando gradualmente la cavigliera elettronica, ovvero il punto di aggancio per lo spettatore tra le due stagioni). Creare aspettative e curiosità sul passato della famiglia Rindell è sicuramente la chiave vincente per potenziare la curiosità di chi guarda, soprattutto considerando che il rapporto padre-figlia descritto in The Good Fight può essere considerato la versione estremizzata – meno politica, più thriller – di quell’ambiguo rapporto moglie-marito che reggeva la macrostoria della serie madre. Creare un background, in questo senso, riesce a distanziare il giusto l’inevitabile confronto che ne emerge.
Lo studio di avvocati protagonista di The Good Fight, il cui nome non è poi così facile da ricordare ma che basterebbe andare a cercare su internet, sembra invece voler rimanere sul classico, aprendo lo spaccato – che è poi il DNA di questo genere di serie – verso quel mondo professionale dove si è tutti contro tutti, dove l’etica e la giustizia vengono sopraffatti dal cinico bisogno di dare un senso alla propria carriera, dove un freddo e astratto nome in una partnership può fare tutta la differenza del mondo. Ciò che nella vita reale può apparire come un settore assai poco interessante, nella finzione diventa un novello far west, narrativamente aperto a numerosissimi spunti e avvincenti sviluppi. Un insieme di scontri epici verso cui un malato di serialità televisiva non può che tuffarsi a pesce. In questo senso la seconda stagione parte a tutta birra.
E Diane? Apparentemente lo spin-off era indirizzato a lei ma, come si è potuto constatare nella prima stagione, la sua figura è diventata, esattamente come in TGW, quella figura importante ma leggermente discostata dai riflettori riservati ai protagonisti. Se allora ci si era un po’ lamentati, non si può non constatare come la sua porzione di trama sia perfettamente in armonia e complementare con il resto della storia. Dove da un lato c’è tecnologia (il software che simula i dialoghi), ambizione (Marissa e il suo desiderio di diventare detective), frenesia (tutto il resto), dall’altro c’è contemplazione (la scena finale), riflessione (la morte diventa – o torna a diventare – tema predominante di una parte di storia), esperienza (seppur tentata, Diane rifiuta il corteggiamento di uno studio legale più grande), droghe. Lasciata sedimentare la prima stagione, dove Diane ci aveva portati per mano per poi defilarsi leggermente, oggi la figura della Baranski è perfettamente inserita nel tessuto narrativo che questa 2×01 ci regala.
Nota a margine: che Donald Trump sia il Presidente degli Stati Uniti è noto ai più, che non sia un Presidente amatissimo non è un mistero, gli sceneggiatori dovrebbero però avere cautela nell’appoggiarsi troppo ad una figura dell’attualità. Sia per un discorso di ridondanza, ma soprattutto perché un’opera di finzione si mette sempre a rischio quando risulterà poi in futuro difficile il pieno apprezzamento della narrazione senza un’adeguata contestualizzazione socio-politica, fatto assolutamente non richiesto quando ci si vuole solo godere una serie TV.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lyman giudice: un po’ gratuito ma godibile
  • Tante trame aperte e la giusta curiosità messa in moto
  • Diane e le droghe
  • Maia e il padre: questa porzione di storia sembra promettere meno staticità rispetto alla scorsa stagione
  • La ex moglie di Robert che andava all’università con Will e Alicia
  • Del nudo
  • L’attualità aiuta a rendere veritiera la serie, ma troppa e troppo citata rischia l’effetto contrario
  • Lyman giudice: godibile ma un po’ gratuito

 

Season premiére abbondantemente soddisfacente. Le aspettative sono molto alte, anche alla luce del promo del resto della stagione alla fine dell’episodio, per questo motivo conviene non sbilanciarsi troppo con la votazione. Rimane comunque un nuovo esordio dalla rara intensità.

 

Chaos 1×10 ND milioni – ND rating
Day 408 2×01 ND milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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