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Trust 1×03 – La Dolce VitaTEMPO DI LETTURA 3 min

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Con “La Dolce Vita” si chiude ufficialmente la fase eminentemente introduttiva del telefilm, nel corso della quale abbiamo prima assaporato il clima in casa Getty, poi quello della capitale grazie all’indagine condotta da James Fletcher Chace, per poi infine chiudere il cerchio relativamente agli eventi che hanno preceduto il rapimento di John Paul Getty III. Tre tipologie di puntata, l’una molto diversa dall’altra, stilisticamente modellate a partire dal personaggio che ne sarà il reale protagonista. Prima le grigie atmosfere di villa Getty, ricamate attorno all’imponente figura di John Paul Getty senior, poi lo splendore della capitale a fare da sfondo all’indagine di Fletcher, condita anche da split screen e rottura della quarta parete da parte di Brendan Fraser, e infine il lato oscuro dell’Italia degli anni di piombo, chiamato in causa in questa terza puntata con lo scopo di introdurre Primo Rizzuto, criminale efferato interpretato da Luca Marinelli (Lo Chiamavano Jeeg Robot, Non Essere Cattivo) e nuovo “custode” del golden hippy. 
Con la sequenza finale si chiude così il quadro relativo al rapimento del ragazzo e alle ragioni alla base dello stesso. Durante l’episodio viene dato uno sguardo più approfondito alla vita sempre al limite di J. Paul Getty III, esplorandone in particolare i legami personali, e nel frattempo vengono rivelati tutti i retroscena criminali nascosti dietro la figura di Berto, interpretato da un Giuseppe Battiston veramente bravo nel raccontarne le sfumature, tra ansie, paure e contraddizioni, fino al momento della sua prevedibile dipartita. Al suo posto subentra così la figura di Primo Rizzuto, un Luca Marinelli che non ci fa sentire la mancanza di Donald Sutherland, Brendan Fraser e Hilary Swank, grandi assenti di puntata, e che riesce, in un pugno di sequenze, a dare vita ad un character cinico e spietato dal grilletto facile in grado di calamitare totalmente l’attenzione dello spettatore. Una capacità caricaturale già ben espressa dall’attore romano nelle pellicole a cui ha preso parte in passato.
Grazie ad un montaggio molto particolare che si diverte a intervallare passato, presente e futuro partendo dalle conseguenze per poi arrivare a ritroso alle cause scatenanti, “La Dolce Vita” riesce nell’intento di tenere alto l’interesse dello spettatore in maniera costante, dall’inizio alla fine. Un interesse che viene tenuto vivo anche grazie all’ottimo lavoro di scrittura compiuto da Simon Beaufoy e colleghi e alla regia – la sua ultima prima del passaggio di testimone a Dawn Shadforth – di Danny Boyle.
Questo particolare mix di elementi, impreziosito ulteriormente da ambientazioni mozzafiato, un cast stellare e character cuciti alla perfezione sugli attori chiamati a interpretarli ha reso Trust, in brevissimo tempo, una serie d’altissimo livello, all’interno della quale il tema del rapimento, nodo centrale da cui si diramano le diverse vicende di contorno, si rivela per ciò che è: una cornice, un espediente per tenere unite le tante storie raccontate al suo interno, storie che, seppur vissute da personaggi erroneamente definiti secondari, rappresentano il vero punto forte della serie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il Montaggio
  • Il Primo Rizzuto di Marinelli
  • Spiegazione del finale del primo episodio e chiusura del cerchio
  • Non si sente troppo la mancanza dei grandi assenti
  • Ottima la scrittura e la regia di Boyle
  • Nulla in particolare da segnalare

 

Con “La Dolce Vita” si conclude un ideale prologo a tre puntate che senza dubbio ci lascia soddisfatti e fiduciosi per il prosieguo della serie. Il motore narrativo dello show, il rapimento di J. Paul Getty III, viene finalmente esplorato da ogni angolazione e da qui in poi, fatta luce sull’intera vicenda di sfondo, la storia è pronta per entrare ufficialmente nel vivo dell’azione.

 

Lone Star 1×02 0.74 milioni – 0.2 rating
La Dolce Vita 1×03 0.60 milioni – 0.2 rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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