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Legion 2×05 – Chapter 13TEMPO DI LETTURA 4 min

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Have you ever seen a shape in a cloud, or a face in a knot of wood? Human beings are pattern seeking animals. For thousands of years, our survival depended on being able to spot patterns in nature to find predators hiding in the wild. And so now, centuries later, we are still looking, still searching every cloud for faces, as if our lives depend on it. So strong is our belief that a pattern must exist, that the human mind will project the pieces that don’t fit. So, where the pessimist see danger hiding behind every back, the optimist sees friendship. Which is why, when we encounter coincidence, we often see conspiracy.

La recensione precedente di Legion si chiudeva con l’auspicio che il ritorno in pompa magna di Aubrey Plaza desse nuova vitalità e ritmo alla seconda stagione della serie, che da poco ha ricevuto dalla FX un episodio in più, nella speranza che non si tratti di un series finale anzitempo. La stella di Parks And Recreation in effetti domina le scene di questo capitolo confermando sia la sintonia con Dan Stevens, sia un pregevole talento nell’impersonare personaggi malsani e borderline. Così, se l’episodio precedente era Syd-centrico, questa volta tocca a Lenny stare in prima linea dentro le macchinazioni psichedeliche ordite da Hawley. Il risultato è una puntata che non manca come da consuetudine di sorprendere, seppur con qualche difficoltà che lentamente si sta rendendo manifesta.
I due filoni narrativi – il progressivo interrogatorio di Lenny alla Division Three e i viaggi nel deserto di Oliver e Farouk – si interscambiano in continuazione grazie a un ottimo lavoro di montaggio, nel tentativo riuscito di ingannare lo spettatore sulla percezione cronologica degli eventi narrati. All’inizio, e per buona parte dell’episodio, si è portati a credere infatti che le due storyline siano indipendenti tra di loro e che avvengano, in linea di massima, al medesimo tempo. Questa contemporaneità fittizia – si potrebbe definire anche artificiale, visto che nasce proprio dagli stacchi e dalle dissolvenze date in post-produzione – viene meno solo quando mancano pochi minuti al termine, dipanando i rapporti di causa-effetto tra gli scavi archeologici del Re delle Ombre e il ritorno di Lenny, contribuendo al finale terribile e sconvolgente, completamente inaspettato anche considerando che il personaggio di Amy era sostanzialmente finito nel dimenticatoio.
A fronte però di un comparto tecnico di pregevole qualità – in particolare in questa stagione è il commento musicale ad aver fatto enormi passi in avanti nel contribuire alla realizzazione del mondo visionario di Hawley – si inizia ad avvertire man mano ci si addentra nella stagione una certa debolezza narrativa. L’autore, come già detto più volte su queste pagine, sta costruendo la propria carriera artistica sulla destrutturazione e sull’infrangere le usuali regole a cui si è ormai abituati dello storytelling: proprio questo, in fin dei conti, è il valore della serie.
Tuttavia bisogna riconoscere che in tal modo si corre anche il rischio di compiere il proverbiale passo più lungo della gamba, cadendo saltuariamente in un’autoreferenzialità formale, ben documentata dagli excursus come quello riportato in apertura di recensione. I momenti in cui un narratore non meglio precisato (tra i credit troviamo il Jon Hamm di Mad Men) interrompe le scene hanno fin qui rappresentato un divertissment interessante fatto di scenografie accattivanti, regie alternative, ma al tempo stesso sono come del fumo lanciato negli occhi dello spettatore per intricare ulteriormente la narrazione, offrendo sì disquisizioni non banali sulla natura umana, ma raramente di evidente supporto al restante minutaggio.
Similarmente questo quinto appuntamento – o “Chapter 13” se si preferisce – è l’ennesimo episodio, almeno il terzo consecutivo, a presentarsi con una struttura verticale dove la storia raccontata trova la sua origine e conclusione all’interno dei quaranta minuti. I pochi accenni a uno sviluppo orizzontale in realtà stravolgono ulteriormente e continuamente lo status quo della stagione intera che nel giro di poche settimane è passata dal presentare l’apocalittica epidemia ad opera del monaco, al risolverla frettolosamente per ritornare alle usuali dinamiche David-Farouk. Considerando cinicamente che gli sceneggiatori si sono presi un intero episodio per mostrare come unico plot-twist “solo” la sostituzione della coscienza di Lenny nel corpo di Amy, forse è veramente troppo poco. Si può chiedere, con cieca e inesauribile fiducia in Hawley, di più.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Aubrey Plaza
  • Colonna sonora
  • Sequenze thriller nel deserto
  • Gli spiegoni filosofici
  • Tecnicamente è tutto perfetto
  • Episodio che conferma la struttura a mosaico della stagione
  • Gli spiegoni filosofici
  • Narrativamente non ci siamo

 

Ovviamente si è ben consapevoli che non è stata “la trama” a rendere così importante Legion nel panorama seriale contemporaneo. Al tempo stesso è opportuno sperare che il buon vecchio Noah non si perda all’interno dei labili confini della sua creatura.

 

Chapter 12 2×04 0.43 milioni – 0.2 rating
Chapter 13 2×05 0.46 milioni – 0.2 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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