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A Very English Scandal 1×03 – Episode 3TEMPO DI LETTURA 3 min

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“You’re ruined. You know that, don’t you?” 

La sgommata nel finale. Mentre si erano spese parole perlopiù caute nel corso delle due recensioni precedenti, il tutto spinto da una narrazione eccessivamente lenta e a tratti pedante, l’episodio conclusivo di A Very English Scandal riesce ad ingranare decisamente meglio la marcia.
Seppur sempre soggetto al suo tipico calmo progredire e ad un racconto controllato, “Episode 3” riesce a portare in scena gli ultimi avvenimenti dello scandalo Thorpe in maniera più energica, con fatti sempre in continua evoluzione e meno punti morti a smorzare la narrazione.
A fare da sfondo a quest’ultimo episodio è il tribunale che, ripercorrendo la vicenda realmente accaduta, trascina i personaggi davanti al giudice, con l’accusa di istigazione all’omicidio per Jeremy Thorpe. Seppur per la maggior parte rinchiusi nell’aula del tribunale, dunque, i 60 minuti che hanno composto “Episode 3” sono riusciti a mostrarsi più vivaci dei precedenti: il processo è stato fortemente caratterizzato dall’individualità dei due protagonisti che hanno entrambi egregiamente saputo reggere la scena. Il personaggio di Jeremy Thorpe è riuscito, ancora una volta grazie ad un perfetto Hugh Grant, a manifestare tutte le sensazioni ed i pensieri del parlamentare attraverso espressioni e silenzi che hanno caratterizzato la maggior parte della sua presenza in aula. Solo nel finale, ormai libero dal fardello di qualsiasi tipo di accusa, Thorpe ha ripreso la sua verve riportando in auge quelle caratteristiche da uomo pubblico.
Ma questo episodio ha messo un accento ancora maggiore anche sulla figura di Norman Scott. Finora rilegato un po’ più in secondo piano, il personaggio interpretato da Ben Whishaw ha messo da parte il suo lato più ingenuo e sbandato e, giocando sempre con quell’aria da svampito e da uomo copertina che lo caratterizzano, è riuscito ad aggiudicarsi al meglio il protagonismo all’interno dell’aula di tribunale. E non importa se alla fine il verdetto non è risultato a suo favore, in quanto la resa mediatica delle sue dichiarazioni è riuscita a colpire in maniera decisamente più ad effetto.

Norman: “If they are paying me it’s because I can say the truth. I don’t care about the money, but I do care how men like me are shoved into corners and masturbated in the dark and then thrown out the door like we’re dirt, like we’re nothing, like we don’t exist! And all the history books get written with men like me missing. So yes, I will talk, I will be heard and I will be seen, Your Honour. You can pay me or not pay me, I don’t care, but the one thing you will not do is shut me up! Thank you.”  

Oltre le tipiche caratteristiche narrative della serie o la presentazione dei personaggi, A Very English Scandal si è fatto portavoce di un aneddoto di storia vera, evidenziando un problema sociale di discriminazione che colpiva in maniera ancora energica la società negli anni ’70. I personaggi di Thorpe e Scott, infatti, hanno accompagnato lo spettatore attraverso il percorso della legalizzazione dell’omosessualità in Inghilterra, giunta con il Sexual Offences Act del 1967; hanno anche mostrato, così come accaduto nella realtà dei fatti, il danno d’immagine che lo scandalo ha causato al parlamentare, vistosi fatto fuori da una carriera politica fino a quel momento in ascesa. Importante poi è da considerare anche la figura del giudice, apparso estremamente di parte secondo dettami sociali, personali e dell’epoca. Senza dimenticare, infine, l’importante parentesi sulle difficoltà di riavere la propria National Insurance Card.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’espressività dei silenzi di Jeremy Thorpe attraverso Hugh Grant 
  • La figura di Norman Scott presentatasi in tribunale
  • Caratteristiche narrative e sceniche tipiche inglesi che regalano una marcia in più
  • Puntata che si svolge in maniera più spedita 
  • Nonostante tutto, si potevano risparmiare decine di minuti per episodio 

 

A Very English Scandal termina il suo racconto sui fatti riguardanti il Thorpe Affair avvenuto negli anni ’70. Una narrazione divisa tra momenti di estrema lentezza e guizzi tipici di un ben riuscito humor inglese, dando vita ad una serie che, grazie soprattutto all’ottima scelta del cast, alla fine è riuscita a mantenersi a galla anche nei momenti meno accattivanti.

 

Episode 2 1×02 ND milioni – ND rating
Episode 3 1×03 ND milioni – ND rating

 

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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