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The Generi 1×01 – WesternTEMPO DI LETTURA 4 min

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Hai paura perfino dei fritti Gianfelì. Tu ti sei murato in questa casa, qua con i tuoi film. Guardi film, film, film, a furia di fare questo sei diventato lo spettatore della tua vita.

Dopo Mario e Casa Mariottide, Marcello Macchia aka Maccio Capatonda torna a calcare la scena televisiva con The Generi, serie tv multigenere che narra la struggente storia strappastorie di Gianfelice Spagnagatti, fiero recensore di serie televisive intrappolato a tal punto nella sua mediocre routine giornaliera da essere diventato lo spettatore di se stesso.
Sviluppato attorno a un concept del tutto innovativo, la serie si pone come obiettivo principale quello di esplorare vari generi cinematografò ricalcandone i cliché, rivisitandoli in chiave comica attraverso lo stile non sense che ha reso celebre Maccio e compari. Prima tappa di questo viaggio è il western all’italiana, fiore all’occhiello del palinsesto televisivo italiano anni Sessanta-Settanta, grande passione di mio cugino Pierenzo e conosciuto ai più come spaghetti-western. Le dinamiche del telefilm sono molto semplici: Gianfelice, giunto in questa realtà parallela senza una ragione ben precisa, dovrà di volta in volta portare a termine la sua quest di puntata per poter passare al genere successivo, nella speranza di riuscire a tornare in qualche modo alla sua vita di tutti i giorni.
Come ogni western che si rispetti, missione principale del protagonista sarà quella di far fuori il cattivone di turno, in questo caso specifico lo sceriffo della cittadina in cui Gianfelice, anzi Dick Macello, è stato scaraventato come ‘na catapulta, e soltanto sconfiggendolo il nostro eroe potrà avanzare storto per dritto allo step successivo. Aiutato dal suo più caro suo suo amico fraterno di sempre “Dieci Dita” Johnson – un Ektor Baboden in grande spolvero e ridoppiato proprio una cosa mala – Gianfelice ripercorre tutte le tappe fondamentali del tipico eroe del far west senza avere la minima idea di cosa stia succedendo attorno a lui. Saranno dunque le profonde conoscenze del mezzo, quello televisivò, acquisite nel corso degli anni, ad aiutare il nostro protagonista in questa ricerca di se stesso; ricerca che tra innumerosi alti e bassi rende The Generi un esperimento senza dubbio coraggioso e innovativo e per questo, probabilmente, apprezzato a pieno da nonnumerosi spettatori.
Già ai tempi dell’esordio televisivo con Mario, ancora adesso forse il prodotto maggiormente Capatondiano tra quelli partoriti dal genio – o dal ritardo mentale direbbero alcuni – di Macchia, si parlò di esperimento innovativo, un esperimento che si rivelò brillante nella sua totale insensatezza e che ci portò a promuovere la serie a pieni voti in più di un’occasione; ora con The Generi la storia si ripete: partendo da un incipit tanto assurdo quanto stimolante, Maccio e colleghi costruiscono un universo narrativo completamente senza senso, fatto di personaggi caricaturali all’estremo e talvolta addirittura vincolati da regole scritte legate alla progressione diegetica, estremamente lineare e scontata a causa dell’infuggibbile categorizzazione di genere. La comicità di Marcio Capatonda, comunque, sembra essere questa volta meno “invasiva” rispetto a quanto visto in Mario. Se in quest’ultimo caso l’intera serie risultava costruita sul susseguirsi di gag che spesso e volentieri strizzavano l’orecchio agli sketch più famosi di Macchia, evidenziando così una marcata componente autoreferenziale, questa volta la serie sembra avere un’identità più marcata, meno legata alla logica della citazione e alla riproposizione di materiale “già visto”. Il risultato è uno show senza dubbio interessante, che nel complesso funziona alla grandine e che di sicuro tocca le vette più alte negli episodi in cui il genere trattato viene ridicolizzato e sfruttato in chiave destrutturante (l’horror, la commedia sexy all’italiana e il genere supereroistico forse rappresentano i tre esempi più lampanti in questo senso) rispetto a generi come, appunto, il western di questo primo episodio, che invece viene sfruttato a vantaggio dell’avanzamento di trama accogliendone i cliché senza che questi vengano necessariamente “distrutti” in chiave umoristica. Insomma, una serie commozionante che vi lascerà di stucco e che vi farà venir voglia di divorare l’intera stagione in poche ore, senza sosta, facendo bird-watching sul divano come piace ai giovani d’oggi, ai vecchi di ieri e forse anche a Ben Affleck.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Show innovativo e coraggioso
  • Dieci Dita Johnson
  • Faccio ridere i polli
  • Esagerava con ste botte
  • Il doppiaggio proprio una cosa malissimo
  • Ma nessuno può dirlo
  • Benedetto indiana che muore, santo padre, il papa, la madonna, grazie e arrivederci
  • L’assenza di Robert De Niro
  • Troppi baffi
  • Il giallo

 

E a tutti quelli che in questo momento stanno pensando: “ma sto The Generi è proprio una merda, fa schifo male e puzza di Claudio” noi rispondiamo parafrasando uno degli insegnamenti più costruttivi lasciatoci da Maccio nell’indimeprecabile “Penultima Puntata” di Mario: “La merda non è un punto d’arrivo, è un punto di partenza. Perché è dalla merda che nascono grandi cose!“. Tipo le sequoie. O le mosche, quelle grandi e pelose.

 

Western 1×01 MIMMO milioni – 0.MIMMO rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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