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Marvel’s Luke Cage 2×12 – Can’t Front On MeTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Tempi cambi.”

(che cazzo vor’ dì?)

Arrivata ormai a una sola puntata dal final season stagionale, la seconda stagione di Marvel’s Luke Cage non rinuncia al desiderio di complicarsi la vita fino all’ultimo.
Così invece di cercare di risolvere velocemente tutte le storylines presenti (che non sono poi così poche), dopo la puntata precedente, solo un pretesto per far vedere il passato di Bushmaster, “Can’t Front On Me” rappresenta una lunga attesa utile solo per arrivare agli ultimi dieci minuti, quando il cliffhanger finale lascia in sospeso il destino di quella che è ormai la villainess della serie per eccellenza: Mariah.
Non c’è dubbio, infatti, che il personaggio interpretato da Alfre Woodard sia stata la vera co-protagonista dello show, al pari del personaggio principale. E in questo episodio anche lei compie definitivamente il suo percorso di formazione compiendo il suo destino (tanto per usare termini disneyani che ormai vanno per la maggiore anche per tutte le storie made in USA) diventando la boss che in fondo avrebbe sempre voluto diventare.
Così lungo tutto l’episodio si assiste in una volta sola alla sua consacrazione e alla sua discesa, in una messinscena alla Dallas in cui tutto viene predisposto per uccidere JR cercare di scardinare il potere di Mariah, mettendo in scena accoppiamenti inediti di personaggi (Luke Cage con Sugar, Tilda con i giamaicani e Misty con Shades) in un appuntamento che è una vera e propria “mezzanotte di fuoco” all’Harlem’s Paradise.
Bisogna dire che questa costruzione particolare e complicata è il vero punto di interesse dell’episodio e non si può non lodare gli sceneggiatori per essere riusciti e districarsi in questa babele di personaggi che si trovano, per la prima volta a collaborare attivamente tra loro.
Allo stesso modo la tensione crescente si avverte man mano che ci si avvicina alla fine, e nel mezzo non mancano spunti comunque interessanti per intrattenere lo spettatore.
Una su tutte la scena che vede Luke Cage e Bushmaster (per la prima volta uniti, cosa che non sarebbe male se si ripetesse anche in futuro) contro il clan dei cinesi. La scena, una delle poche veramente action presenti nell’episodio, è ulteriormente impreziosita da una certa ironia nei dialoghi, data dai caratteri contrastanti dei due personaggi.
Oppure il cameo, sempre spiazzante, di Stan Lee, agognato fin dalla prima puntata e finalmente arrivato.
In tutto questo, perciò, appaiono ulteriormente irritanti tutte quelle scene fatte apposta per allungare ulteriormente il brodo della narrazione, poiché appare evidente che l’obiettivo reale degli autori è quello di riuscire ad arrivare ai fatidici 60 minuti di puntata (e a 13 episodi stagionali, che appaiono sempre più impensabili). Esattamente come la puntata precedente, che poteva tranquillamente non esserci, “Can’t Front On Me” è piena di scene potenzialmente accorciabili o eliminabili.
Per esempio: erano davvero necessarie tutte le scene della confessione-interrogatorio a Shades? Considerando che lo spettatore già sapeva le malefatte del personaggio, e anche senza mostrarle nel dettaglio potevano essere facilmente intuibili.
Tanto valeva farne un monologo unico, magari migliore rispetto a quello che fa Luke Cage a un certo punto in pieno “stile Spike Lee”, con tanto di voce narrante in sottofondo.
Allo stesso modo, l’intro iniziale con i gggiovani afroamericani rintontiti dalla nuova sostanza soprannominata “Bushmaster” è un espediente fin troppo abusato (non solo qui ma anche in Black Lightning) e che suona tanto di retorica che non aiuta neanche lontanamente a risolvere il problema, ma solo ad annoiare con inutili pipponi psuedo-sociali. Oltretutto è uno scarso pretesto per far tornare in azione Luke e soci.
Sono questi piccoli dettagli che tolgono tutto il gusto per la suspense finale, se non altro perché, ora che lo spettatore arriva alla fine, si è già dovuto sorbire scene interminabili di dialoghi pomposi e retorici.
Oltretutto la puntata introduce nuovi possibili villain, giusto perchè la serie ne aveva avuti pochi finora. Così, dopo afro-americani e giamaicani, ecco arrivare gli irlandesi e gli italo-americani (con l’introduzione di Rosalie Carbone, interpretata da una sempre splendida Annabella Sciorra post-Soprano). Il melting-pot culturale dei villain dunque si riempie sempre di più con annessi stereotipi razziali (“Tempi cambi” ma che cazzo vuol dire? almeno se volete parlare italiano, imparatelo prima!).
Personaggi nuovi e lungaggini eterne che invece di risolvere le storylines presenti non fanno che allungarle sempre di più. Così, proprio quando sembra che la fine sia vicina (con l’arresto tanto sospirato di Mariah, in attesa che questa faccia la sua prossima mossa) nuovi problemi sembrano sorgere dietro l’angolo.
E chissà, dunque, che finale ci sarà nella prossima puntata: dopo il precedente season finale sicuramente è da tenere in conto un finale poco rassicurante, in pieno stile Luke Cage. Tuttavia, la mancanza della villainess principale rende difficile rimpiazzarla con villain altrettanto carismatici (quelli visti finora non lo sono affatto).
Non resta che portare pazienza e sperare in una mossa audace da parte degli autori.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Scena dello scontro Bushmaster-Cage vs cinesi
  • Confronto villain durante l’asta di beneficenza
  • Mariah sempre e comunque
  • Finalmente il cameo di Stan Lee!
  • Alleanze inedite (Misty con Shades, Tilda con giamaicani…)
  • Mezzanotte di fuoco all’Harlem’s Paradise
  • Intro retorico con la ddrogah usata dai gggiovani (pretesto abbastanza banale)
  • Confessione di Shades inutile, poteva essere accorciata in un unico monologo
  • Monologo di Luke in stile Spike Lee
  • In generale la puntata poteva durare di meno 
  • Nuovi villain ad Harlem (tanto per cambiare)

 

Quasi tutti i nodi vengono al pettine in una “mezzanotte di fuoco” all’Harlem’s Paradise che lascia più dubbi che certezze. Nuovi villain all’orizzonte riempiono quel parco a tema criminale che è Harlem mentre i “buoni” stringono alleanze inedite che rinverdiscono la narrazione. Meno male, perché ce n’è bisogno!

 

The Creator 2×11 ND milioni – ND rating
Can’t Front On Me 2×12 ND milioni – ND rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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