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The First 1×03 – CyclesTEMPO DI LETTURA 3 min

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Sentirsi come crisalidi per trasformarsi entro breve in cicale. E morire, per poi rinascere. In un ciclo infinito, senza senso apparente,  se non quello del dover andare avanti. Evolvere.
The First approccia la fantascienza nella sua accezione più filosofica. Il  focus principale non sembra essere il voler raccontare la missione per la colonizzazione umana di Marte. È più interessato a vedere che tipo di umanità arriverà lì, quali scelte avrà operato nel frattempo e come si rapporterà al concetto dell’ “andare avanti” che nella vita di tutti, e nell’Universo, comporta prendere decisioni e patirne le conseguenze. Fosse anche la morte in volo per una “stupida” esplosione.
Utilizzando la metafora della cicala, nel suo apparente ciclo infinito di nascita e morte, questo episodio approfondisce lo stato emotivo di molti personaggi.
Molte delle nostre estati sono state accompagnate da questo rumore di sottofondo. Una colonna sonora malinconica, nella forte calura estiva di pomeriggi pieni di noia e in attesa di qualche avvenimento che scuotesse gli eventi e ci facesse muovere rompendo la stasi in cui ci si ritrovava quasi ipnoticamente.
Qui quel rumore diventa disturbo. Deve essere silenziato per poter vivere qualche momento di pace. Quel suono invece funge da memento di qualcosa che ci ricorda di dover andare avanti, di muoverci per perdersi nell’evoluzione dell’esistenza.
Denise, la figlia di Tom, è depressa e cerca di superare la scomparsa della madre. Sembra ne stia faticosamente uscendo ma durante la seduta di gruppo si capisce quanto il precedente suggerimento del padre di “andare avanti” non sia facile per lei da cogliere. Quel malessere è profondo, sepolto come la crisalide sotto terra di inizio episodio. Prima di superarlo serve liberarlo per poi poterlo abbandonare.
Sadie viene estromessa dalla lista dei papabili astronauti che partiranno per la missione perché in una prova di sopravvivenza non ha compiuto la scelta “giusta” prevista dalla procedura. Non è adatta perché ha preferito salvare una vita (quella della sua responsabile, Kayla, ferita e svenuta durante la simulazione) più che privilegiare l’integrità dell’intera missione. Non è sostanzialmente andata avanti e ha pagato col licenziamento.
La stessa Kayla è vittima di questo ciclo. All’apice della sua carriera come una novella cicala, rimane vittima dei suoi buoni sentimenti, perdendo la leadership dell’operazione e tornando alla sua condizione iniziale, per ripartire da capo. Purtroppo per lei, è consapevole che non potrai ignorare i suoi sentimenti prima di intraprendere un percorso di due anni e mezzo dove sarà costretta a ingoiare il rospo in favore di ciò che è giusto.
Infine Laz, la più algida finora e totalmente dedita all’obiettivo prefissato, comincia a riconsiderare questa freddezza manageriale e, già nell’episodio scorso, ad introdurre comprensione verso il prossimo, anche solo ringraziando e scusandosi o creando software di storni in volo in cui trovare quella bellezza che rende la vita degna di valore.
Fuori da quest’analisi rimane Tom, di cui ancora non si riesce ad interpretare pienamente la motivazione e la direzione. Probabilmente una scelta consapevole degli autori, da sviluppare lungo gli otto episodi previsti. Per ora, può bastare la sua sola prestanza attoriale per “riempire” il suo personaggio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Splendide riprese in esterni
  • Personaggi molto interessanti
  • Buon ritmo
  • Il personaggio di Sean Penn non è ancora al massimo delle sue potenzialità

 

The First prosegue nel suo percorso di analisi dello stato dell’arte dell’umanità: La ricerca di nuove possibilità per rinascere in un posto nuovo ma facendo i conti con che tipo di bagaglio emotivo si intraprende questo viaggio. Serie assolutamente di livello anche se non mostra picchi particolarmente esaltanti.

 

What’s needed 1×02 ND milioni – ND rating
Cycles 1×03 ND milioni – ND rating

 

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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

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