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The Good Place 3×01 – 3×02 – Everything Is Bonzer! (Part.1) – Everything Is Bonzer! (Part.2)TEMPO DI LETTURA 4 min

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Jason: “My life is just kind of messed up right now. I had a really tough year.
Michael: “I’m sorry. Want to talk about it? I’m a pretty good listener.
Jason: “Well, my year started about a year ago…

In un periodo di totale sovraffollamento seriale, dove ai programmi proposti dalle tv americane nei palinsesti serali se ne aggiungono numerosi altri dai servizi di streaming in tutto il mondo, è estremamente piacevole trovare un punto di riferimento, un luogo affidabile, un porto sicuro a cui fare ritorno con serenità. The Good Place negli ultimi anni si è meritata con fierezza questo appellativo, e la premiere della terza stagione non delude in alcun modo le aspettative.
Fin dalla nostra prima recensione abbiamo sottolineato come la forza della serie risiedesse nella narrazione in costante evoluzione, attraverso l’utilizzo di intelligenti cliffhanger che hanno permesso a Micheal Schur di mettere in atto dei veri e propri rebooting, mantenendo costante l’ossatura centrale (i quattro+due protagonisti e la loro sfaccettata caratterizzazione), variando ambientazioni, avventure e avversità circostanti.
“Everything Is Bonzer!” – da segnalare la progressiva evoluzione, da “Everything is Fine!” della prima stagione e “Everything Is Great!” della seconda – riparte con precisione dagli avvenimenti dello scorso season finale, con un’ultima occasione concessa da “The Judge” ai quattro amici che, per dimostrare la propria redenzione vengono salvati dalla morte da Michael, giunto sulla Terra al momento giusto, nel posto giusto. Già nei primi cinque minuti di episodio però, gli autori e con loro l’ex demone, hanno la prima grande intuizione, di un’umanità eccezionale. Difatti, “Being good is for suckers. What do you even get out of it?“. Sia Eleanor che Chidi, così come Jason e Tahani, prendono la decisione di cambiare modo di vivere nel loro personalissimo “Hereafter“, per dirla alla Clint Eastwood, e non è tanto che sia una decisione frivola o poco convinta, anzi, al contrario, è una decisione imponente ed importante. Tanto importante da sommergere totalmente la forza di volontà di un singolo individuo, tanto imponente da non poter essere portata in solitaria.

Michael: “In the afterlife they all got better because they helped each other, and the key to that was Chidi and Eleanor’s connection: if I get the two of them together, everything else will follow.

Con la sfrontatezza propria delle comedy ben fatte, che invitano tra una risata e l’altra ad approfondire svariati spunti di riflessione, attraverso i barcollanti tentativi di Eleanor e compagnia di risalire in sella si ritorna al nucleo del pensiero di Schur, il cuore della questione che ha cercato di rendere preminente in questi anni di The Good Place: non basta nemmeno aver guardato negli occhi la morte (quale momento più decisivo di questo si potrebbe immaginare?) per poter diventare una persona migliore. Non basta perché c’è bisogno di un rapporto, di una relazione viva e vera con un qualcuno d’altro, insieme al quale il cammino diventa davvero un percorso di redenzione e cambiamento. Ma come si è riusciti a rendere quello che è, alla fin fine, un vero e proprio discorso di filosofia morale che si potrebbe trovare in uno qualsiasi dei libri di Chidi, coerente con una serie televisiva trasmessa nell’epoca d’oro dell’individualismo? Ancora una volta, la parola chiave qui è umanità. Nulla di questo sarebbe stato possibile senza l’evoluzione caratteriale che ognuno ha subito man mano che i capitoli della storia venivano scritti. La tridimensionalità esasperata dei vizi propri di ognuno, li rende immediatamente affascinanti e interessanti, e non c’è esempio migliore dell’evoluzione subita dal personaggio di Ted Danson per capire quanto affilate siano le capacità dei creatori della serie. Quello che era un demone torturatore è ora un sexy-barista, un sexy-bibliotecario, un sexy-produttore musicale, che si fa in quattro per poter aiutare i propri sexy-amici, del cui rapporto e legame era sinceramente invidioso. Di quell’invidia buona che apparentemente è capace di cambiare il mondo – ma soprattutto se stessi – ben più di qualche proclama o decisione in punto di morte.

Michael: “It’s funny, but I know exactly what you mean. My goal in life used to be completely different, too. I used to, um… rep this crew called The Demons. The point is, I had to leave my old crew behind, you know? But I met new friends who helped me become a better… person.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’ambientazione australiana
  • Should I play some music?
    Good idea. Choose something deeply terrible to inspire us.
  • Trevor!
  • Gag a non finire (Jason soprattutto)
  • Interpretazione eccezionale di Ted Danson
  • What do I owe ya?
    The real question, Eleanor, is what we owe to each other.
  • Qualche australiano ha criticato l’interpretazione poco precisa degli accenti locali, ma noi non sappiamo proprio cosa dire…

 

Se per caso non bastasse un trattato filosofico in formato comedy (e per il momento si ride, forse anche più degli inizi quando ancora i protagonisti non erano completamente sbozzati), la sola notizia del ritorno di Adam Scott dal prossimo episodio nei panni di Trevor è sufficiente per dare il massimo dei voti.

Everyone is safe. Now we just sit back and watch as they become better people.

 

Somewhere Else 2×13 3.19 milioni – 1.1 rating
Everything Is Bonzer! 3×01 3.13 milioni – 1.0 rating
Everything Is Bonzer! 3×02 3.13 milioni – 1.0 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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