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Escape At Dannemora 1×02 – Part 2TEMPO DI LETTURA 4 min

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Due assassini rinchiusi in un carcere che tentano la fuga e riescono ad evadere. Da questo punto di vista la trama della nuova serie di casa Showtime non brilla certo per originalità, tuttavia nei primi due episodi lo show diretto da Ben Stiller ha mostrato tutta la sua qualità. Un eccelso cast con Paul Dano, Patricia Arquette e un immenso Benicio del Toro i quali, guidati dall’attore comico al suo debutto alla regia, per ora confezionano un prodotto che, pur con alcuni difetti evidenti, non ha nulla da invidiare a tanti altri di cui si fa un gran parlare.
Nonostante la storia sia ambientata in un carcere, la narrazione si concentra esclusivamente su pochi personaggi con delle inquadrature strette, quasi claustrofobiche, dove la presenza delle sbarre è costante: sono molte le sequenze che vedono i personaggi inquadrati attraverso le sbarre della cella, come a voler ricordare costantemente allo spettatore dove essi si trovino. A differenza di Orange Is The New Black, dove la collettività delle detenute è sempre messa in evidenza,  qui se si esclude la scena finale in mensa, non vi sono mai riprese corali, fatto abbastanza strano per un prodotto seriale girato all’interno di un penitenziario. Un espediente tecnico sicuramente interessante per Ben Stiller che, visto la natura prevalentemente comica della sua carriere attoriale, sorprende al debutto dietro la macchina da presa, con una regia impreziosita da un colonna sonora di rilievo, tra diverse canzoni dei Beastie Boys e piccola perla, Seek and Destroy dei Metallica, ascoltata in solitudine dal character interpretato da Paul Dano.

Richard: “Let me tell you something, man. Every time I look out the window from the tailor shop and I see the town I see myself out there standing in the street. I got it to the point now where I can see my own fucking shadow. Understand what I’m saying? You have a civilian employee writing you love notes. And you’re not gonna do anything about it?”

Lo spostamento del detenuto David Sweat, dopo le insinuazioni di una sua presunta tresca amorosa con Tilly, cambia radicalmente le carte in tavole per Richard, costretto ad agire in prima persona per rendere possibile il suo piano di fuga. L’episodio si era aperto con uno primo piano dell’assassino che scruta l’orizzonte, scena che viene riproposta nel finale, come simbolo della volontà di fuga del personaggio. Il premio Oscar Patricia Arquette, trasformata da un pesante lavoro di make up visto che nella realtà è una bellissima donna nonostante la non giovanissima età, interpreta magistralmente Tilly Mitchell, una donna di mezza età in cerca di avventure. Un personaggio annoiato dalla propria vita e dal coniuge che trova l’adrenalina ricercata nella relazione con David prima e facendosi sedurre dal personaggio di Benicio del Toro poi.
La vera mente della fuga che sappiamo poi si realizzerà, come visto nel primo episodio, è sicuramente Richard, il quale manipola a suo piacimento non solo Tilly, ma lo stesso Sweat. È interessante notare come l’assassino artista sfrutti il suo talento, utilizzando l’arte e le opere da lui realizzate come merce di scambio in carcere, sia con le guardie che con la Mitchell, riuscendo ad ottenere diversi privilegi e una perlustrazione nella “stanza delle tubature”, luogo essenziale per evadere da Dannemora, per una scena peculiare che molto ha ricordato Prison Break e le geniali fughe di Micheal Scofield e soci.
Tuttavia, nonostante i tanti elementi positivi, è da segnalare una lentezza narrativa difficile da sopportare per episodi che sfiorano i 60 minuti di durata: sicuramente la modalità di fruizione scelta, miniserie antologica, rende il tutto più sopportabile sul lungo periodo, ma in questa puntata, come nella prima a dire il vero, la lentezza con cui avanza la storia è difficile da digerire. Inoltre, la completa assenza di personaggi secondari degni di nota, fa si che la trama si concentri esclusivamente su Richard, Tilly e Sweat, altro elemento che di certo non aiuta visto la già citata pesantezza narrativa.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ben Stiller sorprende alla regia
  • Un ottimo cast con una magistrale Patricia Arquette e Benicio del Toro sopra a tutti
  • L’arte come merce di scambio in carcere
  • Le manipolazioni di Richard e il suo rapporto con Tilly
  • Le canzoni dei Beastie Boys e David che ascolta “Seek and destroy” dei  Metallica
  • Una lentezza narrativa non facilmente digeribile
  • Eccessiva durata degli episodi
  • Personaggi secondari inesistenti

 

Un buon secondo episodio per Escape at Dannemora, caratterizzato da eccelse prove attoriali, un’ottima regia e una colonna sonora sorprendente. L’eccessiva durata degli episodi, unita al lento procedere dello trama, impediscono alla serie di lasciare veramente il segno, ed è un peccato poiché la natura antologica dello show sicuramente aiuta per non cadere in quella pesantezza narrativa tipica delle serie lunghe, ma tale lentezza è comunque presente per i problemi sopracitati. La valutazione è comunque alta, ma se la trama non avanzerà più rapidamente, il massimo dei voti rimarrà un miraggio.

 

Part 1  1×01 0.39 milioni – 0.2 rating
Part 2  1×02 0.48 milioni – 0.2 rating

 

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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