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Star Trek: Discovery 2×01 – BrotherTEMPO DI LETTURA 6 min

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La prima stagione di Star Trek: Discovery ha diviso il fandom: c’è chi ne ha apprezzato la sontuosità estetica, i personaggi chiaroscurali e i tentativi di adeguare la saga a certi canoni televisivi che hanno preso piede nell’ultimo ventennio, e chi l’ha denigrata senza pietà, chi ha gradito il taglio più cupo e cinico e chi lo ha interpretato come un tradimento dello spirito che animava le vecchie serie. C’è addirittura chi ha definito The Orville più “trekkiana” di Discovery e forse non è del tutto sbagliato, perché la creatura di Seth McFarlane (partita male e risollevatasi nel giro di qualche puntata, anche se qui su RecenSerie non l’abbiamo recensita oltre il primo episodio) è molto più vicina allo spirito dei vecchi lavori di quanto non lo sia la serie di CBS All Access.
Ciò non vuol dire necessariamente che la prima stagione di Discovery sia stata un fallimento o un insulto alla memoria di Rodenberry: non sono mancati difetti più o meno gravi, leggerezze, potenzialità sprecate, difficoltà a inserire determinati elementi nel canone della saga, senza dimenticare il finale sbrigativo e semplicistico, ma ci sono stati anche tanti spunti interessanti, tante buone idee, tanti tentativi di “svecchiare” la space opera e nel complesso, per chi scrive, si tratta di una stagione promossa, fermo restando che i margini di miglioramento ci sono e sono anche ampi.
Dopo la visione di “Brother” è ancora presto per dire se questi miglioramenti ci saranno, ma una cosa sembra certa: dopo la parentesi bellica della scorsa stagione, Discovery sembra voler ritornare a quella che è la vera essenza della saga, l’esplorazione del cosmo e dell’ignoto. La comparsa della USS Enterprise, che chiudeva la scorsa stagione, si rivela ben più che un semplice cameo o un amo per acchiappare i fan, perché la nuova missione in cui Saru, la Burnham e i compagni si imbarcano è guidata nientemeno che dal capitano Pike, una vecchia conoscenza per i trekker. Pike sarebbe dovuto essere il protagonista della serie classica, e difatti era lui al comando della Enterprise nel primo episodio pilota girato nel 1964 (poi rifiutato dalla NBC e trasmesso per la prima volta solo nel 1988), ma l’attore Jeffrey Hunter rinunciò e il ruolo passò al Kirk di William Shatner; Pike fece comunque una ricomparsa nel doppio episodio “L’ammutinamento”, vittima di un incidente che lo aveva reso praticamente un vegetale mantenuto artificialmente in vita, interpretato però da Sean Kenney. Discovery si assume dunque il delicato compito di approfondire un personaggio che in passato non ha avuto tantissimo spazio e per il momento il lavoro svolto sembra soddisfacente: Anson Mount, che i più ricorderanno come protagonista del western Hell On Wheels, è perfetto nei panni di un comandante carismatico, brillante, esperto sicuro di sé ma nel contempo molto alla mano con i membri dell’equipaggio, coi quali mette presto in chiaro di essere ben diverso dal suo predecessore Lorca. Potenzialmente è un’ottima aggiunta al cast.
Il mistero su cui Pike e l’equipaggio della Discovery devono investigare riguarda alcuni misteriosi segnali di energia rilevati tutti insieme nella galassia e sulla cui origine la Federazione non sa praticamente nulla. E ovviamente il mistero resterà tale anche alla fine dell’episodio, perché, più che dare risposte, la missione del giorno (che da semplice investigazione si tramuta in un rocambolesco salvataggio) solleva nuove domande: di cosa sono fatte le rocce immuni al teletrasporto? Cos’è la creatura vagamente simile a un angelo che Michael vede a un certo punto? Perché tutti i segnali misteriosi sono scomparsi tranne uno? Insomma, c’è carne al fuoco per almeno qualche altro episodio.
Come già avvenuto nella prima stagione, Star Trek: Discovery ci tiene a mettere subito in chiaro che alle sue spalle c’è un budget piuttosto consistente, regalando sequenze di pura azione e adrenalina come quella dei pod nel campo di asteroidi, degna più di un lungometraggio cinematografico che di una serie televisiva e capace di tenere col fiato sospeso nonostante già si sappia che né Michael né il capitano Pike moriranno. Ma la scrittura dell’episodio ci tiene anche a mettere al centro della scena i personaggi e i loro caratteri, focalizzandosi quando necessario sui dolori del povero Stamets ancora incapace di superare la morte del suo amato o sul mix di goffaggine e buon cuore di Tilly, che rendono la guardiamarina il personaggio che più di tutti porta avanti la linea comica dello show e a cui di conseguenza non si può non voler bene.
Grande assente, invece, è Spock. Il flashback che apre l’episodio, scavando un po’ più a fondo nel rapporto con la sorella adottiva, fa sperare in una comparsa del vulcaniano più noto della storia, e invece arriva la doccia fredda: il vulcaniano non solo non segue il suo capitano sulla Discovery, sostituito da un odiosissimo ufficiale scientifico che trasuda saccenteria da ogni poro e fortunatamente fa la fine che merita tra gli asteroidi, ma non è nemmeno sull’Enterprise, bensì in momentaneo congedo, in preda a una crisi personale. Tranquilli, l’incontro con il signorino dalle orecchie a punta è solo rimandato, perché l’imponente macchina pubblicitaria che ha preceduto la messa in onda ha messo bene in chiaro che Spock sarà tra i protagonisti della stagione, e in ogni caso sarebbe sciocco insistere tanto sul rapporto tra Michael e il fratellastro senza dare seguito alla cosa. La paura, semmai, è un’altra.
Maneggiare personaggi preesistenti è sempre difficile, perché bisogna coglierne l’essenza immaginata dal loro autore e resistere alla tentazione di stravolgerla, senza contare che bisogna prepararsi alle reazioni inevitabili (a volte giustificate, a volte eccessive) dei fan; se poi si tratta di quello che è probabilmente il più noto e amato personaggio di Star Trek, si capisce quanto sia delicato e pericoloso il compito che gli autori di Discovery si sono accollati. È chiaro che lo Spock del 2019 non potrà mai essere come lo Spock di Rodenberry del 1966, ciò che conta è che la nuova versione non sia troppo in conflitto con la precedente, che si incastri perfettamente nella biografia immaginaria del personaggio. E questa è una cosa che scopriremo solo nelle prossime puntate.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’esplorazione dell’ignoto torna al centro dell’azione
  • Il capitano Pike
  • Sequenze adrenaliniche che non fanno mai male
  • Tilly adorabile nella sua goffaggine
  • Legittime paure sul modo in cui gestiranno il personaggio di Spock

 

Star Trek: Discovery riparte con una succulenta premiere a cui non manca nulla: c’è azione, ci sono effetti speciali degni di un film, c’è un nuovo (si fa per dire) capitano, c’è un grande mistero intorno a cui investigare. Manca solo l’attesissimo Spock, ma per farlo entrare in scena c’è tempo.

 

Will You Take My Hand? 1×15 ND milioni – ND rating
Brother 2×01 ND milioni – ND rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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