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This Is Us 3×15 – The Waiting RoomTEMPO DI LETTURA 5 min

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“Stop it! Everyone, stop it. None of this matters. Do you know that I remember every single detail of the waiting room the night that I took your father in to see about his burn?
[…] And then we sat there, waiting for the doctor, ranking pies from our favorite to our least favorite. And I realized I hadn’t eaten anything since chili for lunch, and that the house was gone, but it didn’t matter. Nothing mattered, because you were safe. We were safe, we were alive sitting, waiting, in bright green chairs. I’m sorry, but anything that’s bothering you right now that doesn’t have to do with Kate or my grandson, it doesn’t belong here. It doesn’t matter. And I need you to put it away, right now.” 

 

Dopo essersi presentata al pubblico come una serie dall’alto tasso emotivo e dallo spargimento della lacrima facile (soprattutto nelle prime due stagioni), This Is Us questa volta prova a mettere in scena una puntata concepita in maniera diversa dal solito, riuscendo ad ottenere risultati contrastanti.
“The Waiting Room” appare come una sottospecie di bottle episode, dove la sala d’attesa dell’ospedale diventa, per quasi tutta la puntata, il luogo protagonista dei circa 40 minuti andati in onda, mentre tutti i personaggi principali danno sfogo ai propri sentimenti e, soprattutto, problemi. In generale, questo tipo di episodio può essere messo in scena se i protagonisti risultano in grado di mantenere alta l’attenzione con situazioni e dialoghi (o mosche) costruiti per reggere adeguatamente il tutto, senza risultare alla fine troppo pesanti. In questo caso, si inizia a comprendere sin da subito che l’episodio si svolgerà in maniera differente, con alcune accortezze che saltano presto all’occhio, come l’assenza totale di qualsiasi musica per tutta la durante della puntata: come sottofondo c’è solo il lento progredire del documentario alla tv. La scelta di provare a sviluppare in questo atipico modo la trama narrativa, arrivata comunque ad un punto importante nella serie in quanto c’era il destino di Kate e suo figlio in bilico, va sicuramente premiata, dato che, in questo modo, si è riusciti a far emergere al meglio tensione e preoccupazione che si respiravano ampiamente in tutta la stanza.
Tuttavia, è riguardo i discorsi e le problematiche affrontate dai protagonisti durante la loro estenuante attesa che va fatta una netta distinzione tra situazioni che sono apparse ben realizzate e rappresentate ed altre che invece, alla lunga, hanno appesantito troppo.
Purtroppo, a svettare tra coloro che hanno reso più pedante lo scorrere dei minuti, sono i fratelli Pearson. Da un lato, la storyline di Randall quest’anno si era già mostrata tra le meno brillanti, scaraventando sia lui che la moglie Beth in un continuo e ridondante tira e molla dal quale non si vede ancora l’uscita. Dall’altro lato, invece, dispiace fortemente vedere la figura di Kevin ridotta nuovamente in questo stato: il maggiore dei fratelli era colui il quale si era presentato con la storyline migliore in questa stagione, dal suo viaggio in Vietnam sulle orme del padre, alla ricerca dello zio. L’intero percorso però, una volta terminato, non ha portato il personaggio su una strada di crescita e trasformazione personale, bensì lo ha riportato indietro, verso una trama che si pensava fosse già stata affrontata; una ricaduta non certo irrealistica in una situazione del genere, che però a livello narrativo non regala assolutamente niente di nuovo.
Il problema con questi due personaggi, e in maniera particolare in questo determinato episodio, è stato il vederli combattere per l’ennesima volta con la stessa situazione, il tutto aggravato dal fatto che restando chiusi in un luogo limitato le loro “sparate” quasi isteriche proposte e riproposte più volte durante l’episodio, hanno appesantito troppo lo svolgere della narrazione.
A bilanciare questa situazione però, ci hanno pensato altri due personaggi; su tutti, infatti, è spiccata la figura di Rebecca che in modalità quasi catatonica è rimasta bloccata per gran parte dell’episodio per poi nel finale rimandare tutti con la memoria alla notte della morte di Jack; il tutto, riuscendo a dare potere anche ai piccoli gesti, su tutti il suo rifiuto del cibo irrimediabilmente collegato al momento nel quale il dottore le annunciava la morte del marito mentre lei mangiava una barretta. Insieme a Rebecca poi, vanno spese due parole anche per Miguel: figura sempre bistrattata anche dagli altri membri della famiglia ma che, invece, serve enormemente per cercare di minimizzare ed alleggerire le perenni crisi nelle quali i Pearson spesso si ritrovano. Senza contare che in questo episodio il suo ruolo è stato fondamentale anche per lo spettatore dato che l’intermezzo del suo stupido gioco è risultato essenziale per mettere in pausa gli eventi che si ripetevano nella stanza.
Infine, merita un accenno anche la neo mamma che, nei pochi minuti in cui è apparsa, è sembrata già pienamente pronta e soprattutto convinta nel vestire i panni di genitore, di sicuro più di Toby che, invece, sembra al momento molto più spaventato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Buona scelta riguardo il tipo di episodio: se si voleva testare il bottle episode questo era il caso giusto 
  • Rebecca e il significato della sua attesa
  • Miguel usato per spezzare la tensione
  • I fratelli Pearson troppo melodrammatici 
  • La piega sempre più tragica presa nuovamente da Kevin

 

Una stanza d’attesa dell’ospedale è già ansiogena di suo, se poi ci si ritrova con tutti i Pearson al completo, la tensione non può che lievitare.

 

The Graduates 3×14 7.82 milioni – 1.7 rating
The Waiting Room 3×15 7.74 milioni – 1.8 rating

 

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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