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Supernatural 14×20 – MoriahTEMPO DI LETTURA 3 min

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“Moriah” sarà un season finale che non si scorderà facilmente, vuoi perché sarà l’ultimo della serie (il prossimo sarà il series finale), vuoi per il modo in cui si è riusciti ad incrinare il rapporto con Dio, vuoi per come si è concluso l’episodio. Tutto ci si poteva aspettare da questa 14×20 ma, francamente, era veramente difficile prevedere una variazione sul tema così grande e così forte, soprattutto giocando sulla mitologia più pura dello show e andandola a distruggere completamente. Al termine della puntata lo spettatore è attonito, disorientato eppure stranamente sovreccitato da quest’apocalisse improvvisa che non lascia molto spazio ad un futuro, rievocando esattamente quell’epico finale dell’ottava stagione che aveva fatto la storia dello show ed in cui piovevano (letteralmente) angeli dal cielo. Ed è questa la differenza che passa tra uno showrunner mediocre ed uno veramente bravo. Evidentemente noi in primis abbiamo sottovalutato Andrew Dabb (qui autore della sceneggiatura) e Robert Singer. Touchè.

Let the sword of reason shine
Let us be free of prayer and shrine
God’s face is hidden, turned away
He never has a word to say.

He was never on your side
God was never on your side
Let right or wrong, alone decide
God was never on your side, no, no, no.

He was never on your side
God was never on your side
Never, never, never, never
Never on your side, never on your side.

God was never on your side
Never on your side.

Motörhead – God Was Never On Your Side

Le canzoni scelte da Supernatural in occasione dei vari season finale non sono mai state a caso ma, in qualche modo, sembra che le lyrics di questa “God Was Never On Your Side” dei Motörhead siano state composte appositamente. Un po’ come l’ormai classica “Carry On Wayward Son” dei Kansas, ma questa è un’altra storia.
C’è molta meta-televisione in questo episodio, ed è un modo di fare spettacolo non totalmente inconsueto per lo show ma piuttosto gagliardo e coraggioso. Il ritorno di Chuck in prima battuta sembra essere il “classico” espediente narrativo per risolvere una situazione ormai totalmente sfuggita di mano, ma in realtà nasconde ben altro. Perché il vero plot twist della storia è l’esistenza di questo “scrittore” che in realtà si rivela essere il vero villain dietro questi 14 anni di storia. Ad inizio puntata, quando il mondo intero non riesce più a mentire, Chuck, interpellato sulla questione, dice un innocente: “I’m a writer. Lying’s kind of what we do“. Una frase che si rivelerà essere estremamente onesta con l’avanzare dei minuti e che, di fatto, rappresenta un’ammissione di colpevolezza. È tutto frutto di un gioco malato di Dio che, da bravo scrittore, fa soffrire i propri protagonisti senza mai lasciargli un attimo di tregua; una scelta che è prettamente collegata con le esigenze degli sceneggiatori della serie ma che dimostra anche una certa arguzia di fondo nel rigirare la frittata rendendo tutto abbastanza credibile.
Tralasciando il modo in cui è stato gestito Jack che, verosimilmente vedendo il finale, servirà per controbilanciare le scelte fatte da Chuck, il mondo di Supernatural è stato letteralmente stravolto e messo di fronte ad un’apocalisse scelta da Dio stesso. E ora Settembre sembra eternamente distante…

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Niente più bugie: ci si poteva costruire un intero episodio su questa particolare situazione ma è stato comunque ben gestito
  • Chuck è il vero villain della serie
  • Finale di puntata che lascia esterrefatti
  • Jack si risveglia nel Vuoto con Billie
  • Faccia a faccia Sam/Dean VS Chuck
  • Assolutamente niente

 

Questo “Moriah” è un episodio che entrerà sicuramente nella storia di Supernatural ma potrebbe serenamente anche insegnare a molti sceneggiatori cosa vuol dire la parola “osare”. Bravissimo Andrew Dabb, ora tanti auguri nel gestire la prossima, ultima, stagione.

 

Jack In The Box 14×19 1.28 milioni – 0.3 rating
Moriah 14×20 1.30 milioni – 0.3 rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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