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Good Omens 1×03 – Hard TimesTEMPO DI LETTURA 4 min

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Aziraphale: You can’t judge the Almighty, Crawley. God’s plans are…
Crowley: Are you going to say ‘ineffable’?”
Aziraphale:Possibly.

Siamo giunti al proverbiale giro di boa e, senza troppi dubbi, si può valutare positivamente la prima metà di questa delirante miniserie. I difetti, naturalmente, ci sono, ma nel complesso ci si può definire soddisfatti in merito alla qualità mostrata fin qui. La narrazione tarda a decollare – affermazione che va ovviamente messa in relazione al contenuto numero di episodi, solamente sei – ma grazie ad un cast dai nomi altisonanti, la sottile vena blasfema che permea la narrazione e la continua ricerca di fascinazione e trionfo visivo nei confronti dello spettatore, i cinquanta minuti di girato scorrono piacevolmente nascondendo alla perfezione la natura transitoria dell’episodio.
Ripercorrendo il controverso rapporto tra Aziraphale e Crowley attraverso i secoli, fanno capolino innumerevoli facce conosciute agli amanti di produzioni made in UK e non, a cominciare dalla coppia Pemberton/Shearsmith (Inside No.9), passando poi per Mark Gatiss (Sherlock) e Bill Paterson (Fleabag), che si aggiungono ai già menzionati Hamm (Mad Man) e McKean (Better Call Saul), nomi che conferiscono alla narrazione una qualità facilmente ravvisabile, ma che comunque sembrano voler in qualche modo “nascondere” una progressione narrativa tutt’altro che spedita. Lungi da noi volerci lamentare di un cast pluristellato, non ci si può, però, esimere dal notare una certa disparità tra minutaggio dedicato all’approfondimento del rapporto tra i protagonisti – la sigla giunge dopo ben 30 minuti di “introduzione” – e minutaggio dedicato all’incombente Apocalisse. Il rischio è di concludere la serie in maniera frettolosa e, in virtù di quanto visto finora, sarebbe una delle occasioni buttate al vento più clamorose di questo 2019.
Ad ogni modo, disparità o meno nel minutaggio, l’intesa tra Sheen e Tennant sembra affinarsi ulteriormente di puntata di puntata. Il primo mostra il suo particolare talento nel calarsi in ruoli che si rifanno al mito e alla fantascienza – Underworld, Twilight e Tron: Legacy sono solo alcuni dei titoli che ci vengono in mente in questo momento – bilanciando in maniera perfetta la pacatezza tipica di un emissario dell’Altissimo con la determinazione di chi vuole portare a termine il suo lavoro di “custode”; sul secondo resta ben poco da dire: la sua istrionica performance racchiude quello che Tennant è stato ed è tuttora per il mondo del piccolo (ma alla fine anche del grande) schermo, un’interpretazione magistrale con la quale l’attore riesce a dar vita ad un personaggio a tratti indecifrabile, un mix tra perversione demoniaca e conturbante serenità, che talvolta arriva addirittura a rassicurarci nonostante la sua natura, quantomeno apparentemente, malvagia.
Il legame che unisce i due protagonisti, un’amicizia che resiste da secoli ma che mai verrà riconosciuta da loro come tale, è forse l’elemento più interessante della serie – ragion per cui gli autori hanno deciso di soffermarsi particolarmente su questo punto – e ancor più interessante è la ricerca di una scusa, in questo caso l’Apocalisse imminente e la ricerca dell’Anticristo, per giustificare continuamente il protrarsi di questo grottesco sodalizio tra angelo e demone. Il faccia a faccia finale, che si ricollega alla sequenza iniziale del diluvio grazie al tema “io non uccido bambini” mette in moto nuovamente la macchina narrativa, ponendo i due protagonisti in una situazione quantomeno scomoda e facendo riflettere lo spettatore sul concetto di giustizia divina e sull’ipocrisia mostrata in più di un’occasione dall’Altissimo ma comodamente celata dietro al più classico de “il fine giustifica i mezzi”. Un concetto esposto brillantemente proprio nel dialogo tra Aziraphale e Crowley – dal quale abbiamo estrapolato la citazione in apertura di recensione – e che da solo giustifica la temporanea situazione di stallo narrativo in cui attualmente ci si trova.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il rapporto tra Aziraphale e Crowley nei secoli
  • Un cast di tutto riguardo
  • La narrazione scorre piacevolmente nonostante la transitorietà dell’episodio
  • L’intesa incredibile tra Tennant e Sheen 
  • Arrivati al terzo episodio, quindi a metà della serie, forse sarebbe il caso di spingere il piede sull’acceleratore

 

Episodio transitorio ma piacevole. La narrazione tarda a spiccare il volo, ma grazie al two men show Tennant/Sheen quasi riusciamo a soprassedere sulla transitorietà della puntata, decisione autoriale abbastanza rischiosa se si pensa che mancano solo tre episodi alla conclusione di questa miniserie. Vista la situazione, toccherà abbandonarsi all’insindacabile giudizio dell’Altissimo. Noi comunque ringraziamo, così nel dubbio non rischiamo di essere affogati, folgorati o ghigliottinati.

 

The Book 1×02 ND milioni – ND rating
Hard Times 1×03 ND milioni – ND rating

 

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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