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Criminal: France 1×03 – JérômeTEMPO DI LETTURA 5 min

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Criminal: France, come ampiamente sostenuto nelle due recensioni precedenti, è uno show di buon livello ma decisamente lontano da standard di eccellenza o dall’ambizione di presentare elementi di significativa novità rispetto agli ampiamente rodati canoni del genere poliziesco. Assieme a questi difetti (che, in fondo, rappresentano più delle opportunità mancate), però, c’è un elemento degno di nota che va assolutamente riconosciuto allo show di Kay Smith e Jim Field Smith: i casi di giornata, tutti e tre decisamente interessanti, vertenti su topic sensibili (affrontati sempre con un piglio schietto e abbastanza diretto) e con dei sospettati ben caratterizzati e molto diversi tra di loro (evitando, dunque, di avere dei casi simili o aventi come protagonisti dei personaggi scialbi, bidimensionali e somiglianti). Inoltre, bisogna sottolineare come, per quanto riguarda la sottosezione di casi ambientati in Francia, si sia deciso di lasciare il miglior caso, con il miglior personaggio e il miglior interprete, per l’ultima puntata, in modo da chiudere il proprio mini-percorso in crescendo, lasciare un’impressione positiva sullo spettatore e chiudere il proprio percorso nel modo più appropriato possibile. Accanto a questa chiusura di qualità, però, bisogna anche constatare una gestione approssimativa di uno dei pochi elementi di trama orizzontale che, considerando il modo sbrigativo con il quale è stato affrontato, sarebbe stato forse meglio non inserire affatto all’interno della narrazione.

“How do you judge a homophobe? Seriously, Mr. Lacombe, enlighten me. How do you identify a homophobe? Or an anti-Semite? Or a racist? I’ll tell you what. In my experience they wear the same suits as the next guy, drive the same cars, and have a photo of their family in their wallet, like everyone else. You know what? It shows real disgust to beat someone to death just for being who they are. Usually, here, we look for an explanation for the crimes people commit. Something logical and personal that might help us understand what happened. So often, we find circumstances that do. Does understanding mean forgiving? Not tonight. Tonight, there’s nothing to understand, nothing to forgive. What’s more, it’s aggravating circumstance.”

Ancora prima dell’alba, i detective vengono convocati con la massima urgenza perché c’è stato un violento crimine d’odio e il presunto responsabile è stato arrestato. Si tratta di un esperto di vendite e marketing che, insieme alla sua squadra, aveva festeggiato in un locale vicino al luogo dell’omicidio e, durante la serata, si era sentito il team proferire battute a sfondo omofobo. Jérôme, questo il nome del sospettato, viene presentato come un personaggio abbastanza classico: disinvolto, sicuro di sé, con una risposta per ogni domanda. Sembra, insomma, il classico villain molto carismatico, un idealtipo che ha segnato la storia degli ultimi decenni di produzione televisiva. Come prevedibile in uno show poliziesco, piano piano i detective riescono a farlo crollare, ma non nel senso che ci si sarebbe potuti attendere: una classica puntata poliziesca, infatti, avrebbe visto i detective individuare incongruenze o lacune nel racconto e, mettendo insieme i pezzi del puzzle, riuscire finalmente ad incastrare il sospettato. In questo caso, invece, vengono effettivamente scorte delle incongruenze e della lacune, e quindi il personaggio viene in un certo senso incastrato, ma non come omicida, bensì come ulteriore vittima del crimine di odio. Si tratta di una persona bisessuale che fa di tutto per non mostrare al mondo ciò che è veramente e, per rendere la sua copertura il più efficace e credibile possibile, si rifugia in una maschera opposta, quella di un uomo abbastanza arrogante e che non si pone problemi di fronte al pronunciare (o all’ascoltare) battute e commenti offensivi. Grazie ad una sceneggiatura di livello, quindi, si decostruisce il personaggio artificiale creato dallo stesso Jérôme e si fanno emergere i veri aspetti della sua personalità e le sue fragilità. Inoltre, la scena nella quale gli viene chiesto di togliersi le scarpe e il suo seguente sguardo – un misto di tristezza, imbarazzo e sollievo per il fatto che la sua vera identità sia stata finalmente scoperta – rappresentano probabilmente il miglior fotogramma delle tre puntate, grazie anche all’ottima interpretazione di Jérémie Renier (il quale nel 2005 fu l’attore protagonista di L’enfant, film dei fratelli Dardenne che vinse la Palma D’Oro al 58° Festival di Cannes).

“I don’t just go to bars for that. The majority of transvestites I know are hetero. But yeah, it’s true sometimes I do sleep with men. But I know that I love my wife. I do want to be with her, physically. I love being the man who goes home in the evening to see his family, as much as a woman, who was at The Access. I love them both. I can’t choose between them.”

Un altro elemento positivo di questa puntata è quello di aver sviluppato una delle tematiche di trama orizzontale, ossia l’astio degli altri detective nei confronti di Audrey. La leader della squadra, infatti, diviene finalmente protagonista dell’interrogatorio e riesce a risolvere il caso in modo brillante. Bisogna sottolineare, a tal proposito, la scelta di far svolgere l’interrogatorio a tutti i detective tranne Olivier, protagonista indiscusso degli altri due appuntamenti. Questo tentativo di dare visibilità anche agli altri personaggi è sicuramente apprezzabile. Meno positiva, invece, è stata la gestione dell’altro aspetto della trama orizzontale, ossia la rivelazione all’avvocato difensore della prima puntata del congedo di Laetitia. Questa questione, infatti, viene risolta in maniera sbrigativa negli ultimi minuti; la gestione, inoltre, non è soddisfacente non solo a causa del minutaggio, ma anche perché la spiegazione è in contrasto con le precedenti azioni di Gérard che, spronando Audrey, si è sostanzialmente messo da solo nelle condizioni di essere rimosso dall’incarico. Una vicenda, questa, in antitesi con la precedente caratterizzazione di Gérard, personaggio saggio e intelligente (a questo proposito, stona anche il fatto che si sia fatto sfuggire con ingenuità un dettaglio così importante). Nell’ottica di questa puntata e, in generale, dello show nel suo complesso, si tratta tutto sommato di una stonatura di poco conto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Jérémie Renier ottimo protagonista
  • La gestione dell’interrogatorio
  • Miglior caso a conclusione della serie
  • Spazio agli altri detective
  • Audrey
  • La gestione della rivelazione sul congedo di Laetitia e, di conseguenza, del personaggio di Gérard 

 

Criminal: France non è stato un prodotto rivoluzionario ma gli vanno riconosciuti i gradi di poliziesco di buon livello, con casi di giornata interessanti e, in questo caso specifico, un ottimo interprete. Per tutta questa serie di motivi, si decide di premiare lo show con un ringraziamento.

 

Caroline 1×02 ND milioni – ND rating
Jérôme 1×03 ND milioni – ND rating

 

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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.

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