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1994 3×07 – 3×08 – Episodio 7 – Episodio 8TEMPO DI LETTURA 4 min

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Quando ci si abitua al giusto mix tra narrazione storica e romanzata, nel momento in cui viene a mancare una di queste, è inevitabile che si rimanga spiazzati. Tolti riferimenti all’inevitabile caduta del governo del 1994, oltre alla rinuncia di Di Pietro al suo ruolo da magistrato, l’intero settimo episodio sterza con decisione verso il lato romanzato della storia. Con le inevitabili conseguenze.
Non viene messo da parte il clima intenso che questa terza stagione (con il terzo nome diverso) ha finora regalato, così come l’impatto da soap opera viene sempre, per fortuna, tenuto ai minimi termini. Inevitabile però che mettendo da parte l’aspetto storico e politico che tanto bene funziona, l’equilibrio viene meno. La lente di ingrandimento si sposta verso le figure fittizie, protagoniste dello show, con un focus particolare – quasi una resa dei conti – sui tre personaggi chiave: Leonardo, Pietro e Veronica.
Il classico triangolo è così servito su un piatto d’argento, con un’amplificazione netta dello stereotipo narrativo che i tre portano con sé. La figura femminile, già tormentata di suo, è ovviamente indecisa tra l’uomo potente, calcolatore e spietato e quello debole, imperfetto, sanguigno e impulsivo.
Sullo sfondo, come anticipato, una caduta del governo abbondantemente annunciata (e ricordata da gran parte del pubblico), a conferma che i personaggi realmente esistiti, nonché ben caratterizzati e interpretati, sono delle sagome utili a tratteggiare storie di figure immaginarie. Dire che le prime siano ben più interessanti delle seconde, anche se non partorite da una mente creativa, è quasi superfluo.

 

“Poi ci vorrebbe qua, mi consenta / uno stilista mago del sublime / un vip con la troietta di regime / e chi si svende per denari trenta / un onesto mafioso riciclato / un duro e puro cuore di nostalgico / travestito da quasi democratico / e che si sente padrone dello stato.”
(Francesco Guccini – Il Testamento Di Un Pagliaccio)

 

Ci sarebbe tanto da dibattere sull’efficacia del series finale. A livello scenico il tutto è tremendamente già visto e anche forzatamente “conclusivo”, con il più classico dei salti temporali. L’ingenuità di alcune scelte narrative è lampante. Difficile pensare che un ragazzo di buona famiglia scelga deliberatamente di passare del tempo con un Pietro Bosco dall’aspetto oltremodo trascurato. Passi l’equivoco inerente il talent scout dell’Atalanta, ma tutto il resto fa storcere un po’ la bocca in quanto a veridicità.
Non si può che confermare quanto detto a proposito del precedente episodio. Nei finali di serie si tirano le somme e si intuisce quale fosse l’effettiva storia narrata. In questo caso è lampante che, come già detto, il triangolo Notte-Castello-Bosco sia il nucleo dell’intera storia, facendo inevitabilmente prevalere il lato romantico e maledetto dell’ex-sottosegretario nonché ex-carcerato.
Indubbiamente l’ottavo episodio regala maggiori soddisfazioni dal lato politico. L’idea di mostrare l’anno 2011 come capolinea del berlusconismo rappresenta la giusta chiusura del cerchio. Ciò che Scaglia dice a Di Pietro però illumina ulteriormente la strada che fin dall’inizio era stata presa dalle menti creative. I primi anni ’90 e Tangentopoli hanno sì decretato la fine di un’era politica, con la scoperta di varie frodi e reati, ma hanno allo stesso tempo fornito all’opinione pubblica quello spirito forcaiolo che ha piano piano portato alla situazione politica attuale. Dice giustamente Scaglia che chi inneggiava a Di Pietro ha poi votato Berlusconi.
Le vicende di Veronica, Pietro e Leonardo, in questo ultimo episodio, rappresentano dei piccoli epiloghi, quasi a ipotizzare e suggerire l’evoluzione caratteriale che i tre hanno subito nei trascorsi 17 anni. Se Pietro appare come inevitabilmente malinconico e riflessivo, come è normale che sia dopo un periodo trascorso in carcere, Veronica sembra tormentata dal suo passato. Interessante notare come la freddezza di Leonardo e il suo spirito cinico e conservatore siano invece rimasti immutati. Ancora più interessante scoprire il potere diffamatorio dei blog in pieno 2011, con il ritrovato figlio di quel Venturi interpretato da Alessandro Roja, ucciso da Notte in 1992.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto sommato non male l’idea del 2011
  • Sempre buona l’interpretazione di Berlusconi
  • La comparsata di Dudù
  • Il ritorno di Venturi e l’allusione ai blog
  • Ciò che Scaglia dice a Di Pietro
  • Alla fin fine una buona stagione finale
  • Settimo episodio eccessivamente incentrato sul triangolo
  • L’eccessiva fiducia in un Pietro Bosco non raccomandabile da parte del figlio
  • La recitazione di Stefano Accorsi e Miriam Leone troppo teatrale in confronto all’efficace recitazione dialettale di un Caprino o di Pierobon
  • Il dialogo tra Berlusconi e Notte in cui ognuno sembra aver fregato l’altro

 

Non certo una delle migliori serie che il nostro paese ha prodotto negli ultimi tempi. Sicuramente una serie dalle ammirevoli intenzioni che a tratti ha regalato brillanti trovate. Potrebbe aver patito eccessiva teatralità da un lato e vaghi momenti soap operistici con personaggi che hanno sfigurato di fronte ad altri che semplicemente ricalcavano figure realmente esistite.
Però, dai, Stefano Accorsi ha avuto una buona idea.

 

Episodio 6 3×06 ND milioni – ND rating
Episodio 7 3×07 ND milioni – ND rating
Episodio 8 3×08 ND milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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