);

His Dark Materials 1×01 – Lyra’s JordanTEMPO DI LETTURA 7 min

/
()

Into this wild abyss,
The womb of nature and perhaps her grave,
Of neither sea, nor shore, nor air, nor fire,
But all these in their pregnant causes mixed
Confusedly, and which thus must ever fight,
Unless the almighty maker them ordain
His dark materials to create more worlds,
Into this wild abyss the wary fiend
Stood on the brink of hell and looked a while,
Pondering his voyage...”

John Milton, Paradise Lost

Con questi versi, lo scrittore britannico Philip Pullman apriva nel 1995 la storica quanto celebre trilogia letteraria His Dark Materials, che proprio da Milton prendeva il nome. Annunciata nel 2015, la sua trasposizione televisiva è prodotta da BBC Studios, New Line Cinema and Bad Wolf per BBC One ed HBO. Il network americano, orfano di Game of Thrones, continua così la sua espansione europea, come già fatto anche da noi per The Young Pope, specie in vista del prossimo lancio della sua piattaforma streaming (HBO Max), e soprattutto tentando di lanciare nuovi franchise di successo dagli ingenti quanto ambiziosi investimenti (Watchmen, a cui va aggiunta l’apparentemente “rivoluzionata” e attesissima terza stagione di Westworld).
Dopo quattro anni, quindi, la serie (già rinnovata per una seconda stagione, ancor prima della sua messa in onda) fa finalmente il suo esordio, guardato con trepidazione mista a preoccupazione da un fandom deluso dal flop del film La Bussola d’Oro del 2007, uscito in un periodo in cui le grandi produzioni guardavano al fantasy come genere redditizio per via dei clamorosi successi de Il Signore degli Anelli Harry Potter, annoverando invece continue quanto sonore batoste, da Le Cronache di Narnia (specie con i sequel, ancora oggi in produzione con notevoli difficoltà) all’indimenticabile Eragon. Le colpe del film di Chris Weitz stavano soprattutto nella sua canonicità, nel suo cercare di cavalcare appunto l’onda, non cogliendo quindi le caratteristiche uniche del materiale originale.
Dal canto suo, va infatti detto che Queste Oscure Materie è una saga di difficile adattamento proprio per via del suo stile complesso, non solo da un punto di vista formale, comunque notevolmente ricco, ma soprattutto perché denso di profondi e ricercati sottotesti, probabilmente poco consoni alla sintesi richiesta dai tempi cinematografici. Per cui se è pur vero che la narrazione seriale in questo senso può esser sicuramente più adeguata, ciò non vuol dire che la missione affidata al team creativo dello show sia stata delle più semplici.

Roger: “She’s special!
Asriel: “Everyone’s special!”

Da quel che si può dedurre da questo pilot, invece, l’approccio sembrerebbe proprio quello giusto. Diretto da Tom Hooper, regista esperto di film d’epoca e in costume, oltre che decisamente ben visto dall’industria statunitense e dall’Academy (i pluri-premiati Il Discorso del Re, Lès MiserablesThe Danish Girl e atteso dal già chiacchierato Cats), e scritto (e ideato) da Jack Thorne, co-autore tra le altre cose del testo teatrale di Harry Potter e La Maledizione dell’Erede (e qui qualche fan della saga avrebbe sicuramente qualcosa da ridire), “Lyra’s Jordan” riesce nell’impresa di centrare con rapida efficacia ogni elemento che distingue la storia, dal tipo di universo in cui si muove alle caratterizzazioni dei personaggi principali.
La “Jordan di Lyra” è la prima vera ambientazione che ci viene mostrata, una scuola che nell’immediato, per l’appunto, può ricordare Harry Potter, la quale seppur priva di magia vede aggirarsi nei corridoi animali parlanti. Il mondo di Lyra, invece, è sì alternativo ma moderno e dai riferimenti comunque reali (da Oxford a Londra), con una trasposizione televisiva che guarda dichiaratamente all’epoca vittoriana, tra dirigibili e macchine fotografiche per noi antiquate, in generale è verso gli “oggetti”, invenzioni e macchinari ingegnosi (tipici dell’immaginario steampunkche proprio quel periodo storico tanto predilige) su cui il gusto visivo della camera si sofferma, anche se prima però ci sono i paesaggi suggestivi e magnifici, con un’aurora boreale piena di meraviglia (e di cruciali rivelazioni).
Infine, questo primo episodio è subito pieno di regole e leggi che circondano e condizionano l’esistenza di Lyra, da quelle naturali dai Daimon a quelle “civili” del Magisterium, insieme ai nomi di creature e popoli che incontrerà (tra i tanti, segnatevi gli orsi polari e i Tartari), di classi e divisioni sociali (Gyptian da un lato, Roger dall’altra), di concetti e complotti da apprendere e da scoprire, pian piano. Infine, dulcis in fundo, la misteriosa ed enigmatica Dust, attorno alla quale, ve lo anticipiamo, ruoterà praticamente tutta la saga.
Come la signora Coulter di Ruth Wilson, Hooper e Thorne dimostrano quindi di aver capito di non dover trattare lo spettatore da “bambino”, ossia semplificando eccessivamente il materiale originale per agevolarne a tutti i costi la comprensione (come spesso invece, hanno fatto la Warner e le sceneggiature di Steve Kloves per i film di Harry Potter), specie col pubblico televisivo di oggi (post-Game of Thrones e lingua dothraki), assolutamente smaliziato e desideroso di conoscere nuove culture e mondi di fantasia.
S’intuisce presto allora, già successivamente alla riunione in accademia, che il focus della trama è ben fuori dai confini scolastici, mettendo subito fine (se ancora ce ne fosse il dubbio) a qualsiasi paragone con i romanzi della Rowling. Il voyage, per usare le fonti miltoniane, è nei sogni di Lyra, come suggeriscono le spettacolari corse sui tetti. Ed è per questo che il fascino (su di lei, come sullo spettatore) lo esercita tutto l’esploratore ed “adulto” Asriel di James McAvoy (che, guarda caso, con le già citate Cronache di Narnia si faceva conoscere al grande pubblico), la sua figura criptica, imperturbabile, a volte incomprensibile, da cui si viene inevitabilmente attratti. Esattamente come con i libri di Pullman.


Asriel
: “The North is no place for child.

Tutto in quest’episodio sembra voler ribadire continuamente questa dialettica generazionale, dalle esplicite battute ai Daimon che si devono ancora stabilizzare fino alla Polvere che ai più giovani non si attacca, con lo sviluppo-chiave del rapimento da parte dei famigerati Gobblers. Un discorso che per espansione si può quasi collegare a quell’eterna diatriba, spesso sterile e inconcludente, tra fantasy per “bambini” e quello per “adulti”, in cui naturalmente Queste Oscure Materie è spesso chiamato in causa.
A sopravvivere, ed è ciò che importa, è che alla base ad accomunare Lyra ed Asriel c’è la sete di conoscenza, voglia di esplorare e vivere una grande avventura, differenziandosi poi per un’infinità di sfumature, concezioni ed approcci date dai personali vissuti. Ancora una volta, il genere viene usato per raccontare la società, con il Magisterium che sembra dare il “contentino” agli accademici (lo Scholastic Sanctuary) per farli sentire protetti intellettualmente, salvo poi attuare restrizioni e controlli sulle loro scoperte “blasfeme”. La censura “religiosa”, segnale dei tanti riferimenti biblici di cui lo show sarà probabilmente pieno, è allora pronta a far intuire quel confine tra credenza e verità rappresentato nell’economia della storia dalla Polvere: un intero “mondo di verità” che si nasconde dietro l’aurora boreale.
In questo quadro quasi completo, ecco che “Lyra’s Jordan” presenta proprio sul finale l’altro elemento fondamentale che mancava all’appello (cosa che testimonia proprio come la serie, a differenza del cinema, può prendersi tutto il tempo necessario): l’alethiometer, la Bussola d’Oro che dà il titolo a film e primo libro. Il bizzarro strumento consegnato a Lyra dal Maestro sta invece a rappresentare l’ultimo cruciale dualismo presente nell’opera non ancora affrontato (suggerito dalla profezia sulla bambina dei titoli di testa): quello tra destino e libero arbitrio.  Pur se manipolata dalla signora Coulter, è comunque a Lyra e solo a lei che viene affidata la decisione di partire sul dirigibile, fino all’ultimo istante, sancendo così il vero principio del viaggio per il Paradiso Perduto di Philip Pullman, che si preannuncia già fantastico.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sceneggiatura, per un episodio pilota, perfetta. Per comprensibilità della presentazione, per attenzione a comunicare semplicemente quel che serve, per l’interesse suscitato ad andare avanti
  • Tecnicamente perfetto, col giusto fascino visivo e l’apprezzabile cura di ogni particolare della messa in scena
  • Cast perfetto. Tra i già citati: che piacere rivedere Lester Freamont di The Wire (Clarke Peaters, il Maestro)
  • Caratterizzazioni perfette. Chi, come Lyra, non sarebbe voluto partire con Asriel verso grandi avventure? 
  • Daimon, perfetti
  • Aurora boreale, perfetta 
  • Pilot, insomma, perfetto 
  • Di rilevante, davvero nulla

 

L’inizio è ottimo, l’impressione è più che positiva. Senza sbilanciarci troppo, per ora ci limitiamo a ringraziare Hopper, Thorne e la BBC, anche “solo” perché la trilogia di Philip Pullman sembra esser stata finalmente compresa.

 

Lyra’s Jordan 1×01 0.42 milioni – 0.1 rating

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

Rispondi

Precedente

The Flash 6×05 – Kiss Kiss Breach Breach

Prossima

Castle Rock 2×05 – The Laughing Place

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.