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Luna Nera 1×01 – OmenTEMPO DI LETTURA 6 min

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Netflix scommette di nuovo sull’Italia e lo fa con una scelta che ha creato parecchia suspence tra gli appassionati del piccolo schermo. Quale posto migliore dell’Italia si poteva trovare per ambientare una storia che parla di streghe? Forse tanti… o forse nessuno. La scelta è apparsa controversa e, come si diceva, ha fatto discutere per almeno due ragioni. In primo luogo, perché in Italia la massima espressione seriale la si ha sempre avuta con le serie crime e poliziesche, genere per il quale diverse produzioni hanno avuto tutte grande successo – si pensi alla collaborazione di Sky e Cattleya per Romanzo Criminale e Gomorra, la Rai con Il Commissario Montalbano, e la stessa Netflix per la prima volta in partecipazione con una produzione italiana (Suburra). In secondo luogo, perché in Italia non si portava il fantasy sullo schermo dai tempi di Fantaghirò, serie cult anni ’90 diretta da Lamberto Bava, ad eccezion fatta per la produzione non originale del lungometraggio Voldemort: Origins of the Heir, che ha avuto una certa risonanza sul web anche a livello internazionale.
Qui, dunque, sta la vera scommessa di Netflix insieme a Fandago sul nostro paese, puntando sulla rottura col passato e facendo parlare dell’Italia in maniera non-convenzionale. Non si tratta tuttavia di un vero e proprio salto nel buio: il fantasy italiano in realtà esiste e già da qualche anno sta vivendo una costante ascesa nel mondo della letteratura internazionale. Bastano pochi nomi per rievocare la portata del fenomeno: Licia Troisi con le Cronache Del Mondo Emerso, Silvana De Mari con la Saga Degli Ultimi, e Valerio Evangelisti con la saga del Fantasma Di Emerych. È proprio da quest’onda di successo letterario che Netflix trae ispirazione, scegliendo la trilogia de Le Città Perdute di Tiziana Triana come base per la sua nuova produzione italiana. Le premesse a Luna Nera originano un po’ da ciò che è stato fatto in altri contesti e un po’ da ciò che non è stato fatto sul piccolo schermo, questa mancanza di riferimenti chiari ha dato voce ad un brusio che, specialmente dopo il rilascio del trailer in cui si vedevano magie ed effetti speciali, ha fatto trepidare i fan fino alla data di uscita.
“Omen” rivela delle grandi potenzialità, dando una visione molto dettagliata del contesto socioculturale che è stato scelto per ambientare questa storia di streghe: un’Italia agli albori dell’Illuminismo in cui i lumi della Scienza e della Ragione cominciano a indicare la strada del progresso, dell’agnosticismo e della demistificazione religiosa, segnando il passaggio da un’epoca di chiusura ad un’epoca di libertà. Questo percorso è però assolutamente invisibile agli occhi di chi vive fuori dalla città, nelle terre ancora attanagliate dalla paura dall’ignoranza, tenute a bada con l’oppressione signorile e religiosa.

Sante: “Ogni volta che lasciamo libera di agire una strega, il maligno accresce il suo potere”
[…]
Pietro: “Le streghe smetteranno di esistere quando voi smetterete di bruciarle”

Si tratta quindi di un contesto che è familiare allo spettatore perché studiato nei libri di scuola e che la regia tutta al femminile di Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi fa rivivere con importanti citazioni visive di opere classiche, quali ad esempio “Lezione Di Anatomia Del Dottor Tulp” di Rembrandt. La scelta stilistica si piazza quindi ad un alto livello, oltre all’occhio attento della regia anche i costumi sono frutto di una ricerca storica e narrativa, entrambi elementi per i quali l’ambientazione italiana si è già distinta in altre serie, come nella serie storia de I Medici e nella contemporanea The Young Pope. Un altro fattore già sperimentato e col quale Luna Nera cerca di accattivarsi lo spettatore è la colonna sonora, l’uso della musica e la main track in inglese infatti svecchiano una serie italiana e si allineano con il fantasy internazionale: “My Love Will Never Die” è praticamente perfetta e, bisogna ammetterlo, sembra uscita da un video gioco fantasy ancora più di “Toss a Coin to Your Witcher”.
I destini dei due protagonisti principali, Ade e Pietro, rispettivamente interpretati da Nina Fotaras (l’attrice occitana della serie Il Nome Della Rosa) e Giorgio Belli, si incrociano a causa di un tragico incidente di parto, ottimo espediente narrativo per presentare il tema principale della dicotomia tra religione e scienza, fede e ragione, che i due stessi ragazzi rappresentano. Al mondo tutto al maschile di lui, fatto di nobili e signori, si contrappone quello tutto al femminile di lei: una congrega di streghe dei boschi, che vivono nel punto più oscuro della foresta al riparo dalla caccia degli uomini. Le streghe stanno attraversando quindi una fase di debolezza, che il flashback di Ade ci rivela essere di lunga data e s’intuisce che potrebbe essere finalmente giunto il momento della loro rivalsa.

Antalia: “Non piangere, amore mio. Le tue lacrime non ti salveranno. Solo la tua forza può farlo. Noi abbiamo una grandissima forza dentro di noi, sai? È di quella che hanno paura, della nostra forza. Per questo ci vogliono rendere deboli. Ma noi siamo più forti. Ricordatelo sempre!”

Nelle parole della madre di Ade risuona apertamente una sofferenza tutta femminile, d’altra parte della lotta di genere Luna Nera ha già fatto parlare parecchio, prima ancora della messa in onda. La serie non è semplicemente in revival fantasy, ma si fa portavoce di valori forti e in particolare della fatica con cui le donne si ritrovano tutt’oggi a conquistare la propria libertà in un contesto culturale edificato principalmente su valori maschili.
La forza della solidarietà femminile è portata in scena da un cast numeroso e promettente, che vede a fianco della Fotaras anche Manuela Mandracchia, una Tebe tutta ricoperta di triscele, e poi Lucrezia Guidone, Federica Fracassi e Adalgisa Manfrida nei panni rispettivamente di Leptis, Janara e della giovanissima Persepolis. Una congrega di streghe unite, forti e consapevoli, come non se n’erano più viste da tempo, forse addirittura dai tempi di Streghe. Qualche intenzione più seria la si è intravista nel finale di The Witcher, ma non certo in altri prodotti recenti come Salem o, peggio, Chilling Adventures of Sabrina.
Luna Nera si trova un posto sui generis nel panorama seriale, regalando al pubblico 45 minuti densi di contenuti e personaggi, con aspettative alte sugli sviluppi di trama e stimolando la curiosità per gli effetti speciali promessi ma non ancora visti. Ci sarebbe da ridire sulle principali critiche che sono state mosse nei confronti della serie, in primis sulla performance degli attori italiani che ha già scatenato gli opinionisti del web, e in secundis sulla mancanza di originalità. Tuttavia, in questa sede basta constatare che il primo episodio presenta un buon prodotto, almeno per quelle che sono le intenzioni dichiarate della serie: non certo una Game Of Thrones, ma comunque un fantasy puro e ricco di valori, con una base letteraria completa che dovrebbe garantirne la coerenza e con una produzione a medio-alto budget che ne dovrebbe assicurare la qualità cinematografica.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Attenzione per l’ambientazione storica e culturale
  • Bella introduzione di tutti i personaggi
  • Streghe molto autentiche
  • Azzeccatissima nel ruolo Nina Fotoras
  • La soundtrack
  • Personaggi maschili un po’ troppo stereotipati
  • In generale una bassa performance attoriale

 

Luna Nera parte con un primo episodio completo e ricco di informazioni, che vengono ben dosate introducendo la storia in maniera accattivante e stimolando la curiosità sul misterioso mondo di Ade. A tutto questo si aggiunge una produzione che presenta solo grandi intenzioni.

 

Omen 1×01 ND milioni – ND rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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