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This Is Us 4×16 – New York, New York, New YorkTEMPO DI LETTURA 4 min

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Rebecca: “It seemed so simple that I would have come back to the Met as an adult, but I never did.
[…] And I would think to myself ‘Next time. Next time I’m gonna go to the Met. Next time. My life has been full of next times.”

Mentre qui in Italia si affronta l’emergenza Coronavirus a suon di #iorestoacasa, This Is Us è prossimo al season finale. Mancano solo due episodi per assistere a quello che si spera essere un finale di stagione degno di questo nome, cosa non affatto scontata per il This Is Us degli ultimi tempi.
Lo show è sembrato essere alla costante ricerca di un filone narrativo principale su cui soffermarsi dall’uscita di scena dello zio Nick. Adesso risulta abbastanza evidente che il focus di questa seconda parte di stagione sia la malattia di Rebecca. Si può dire che la famiglia Pearson abbia avuto la sua bella dose di sfortune, tra problemi di alcolismo passati di generazione in generazione, incendi e chi più ne ha più ne metta. A una prima impressione, quindi, l’Alzheimer di Rebecca potrebbe sembrare superfluo, se non addirittura esagerato. In realtà, però, offre al prodotto di Fogelman degli spunti sicuramente interessanti, oltre ad essere un’ottima opportunità per esplorare il personaggio di Rebecca, che tende ad essere messo sempre più in ombra rispetto agli altri characters. Le tre linee temporali su cui è strutturato “New York, New York, New York”, oltre alla città, hanno in comune una cosa: i desideri di Rebecca, che nei flashback lei non riesce ad esaudire, perché lei stessa li mette in secondo piano per amore dei figli, ma anche perché, come da lei spiegato nella citazione riportata a inizio recensione, ha sempre creduto di poterli soddisfare un’altra volta. Questa volta è da apprezzare il lavoro degli sceneggiatori, sia perché hanno saputo rappresentare una Rebecca in tre momenti di vita diversi in modo perfettamente coerente con il personaggio, ma soprattutto per l’ottimo utilizzo dei flashback, che si dimostra essere molto efficace nell’enfatizzare non solo la personalità della donna, ma anche quella dei figli, in particolare di Kevin e Randall.

 

Randall: “This could’ve saved her life.”
Kevin:“You gotta let it go, Randall. She doesn’t want it.”
Randall:“She doesn’t know what she wants, man. She’s scared. I spent everyday for the last 20 years wondering if I could have saved Dad… and now I had a chance to save Mom, and you blew it.”

 

Si accennava prima agli spunti interessanti offerti dalla storyline dell’Alzheimer e tra questi spicca sicuramente il rapporto tra Kevin e Randall e il loro opposto approccio alla difficile situazione, dovuto alle loro personalità completamente diverse. In particolare, la vicenda mette particolarmente in luce il carattere di Randall, sottolineandone i pregi e i difetti. La sequenza mentre la madre è sul red carpet, con lui che la segue con lo sguardo passo passo, senza perderla mai di vista, è sicuramente molto rappresentativa e una vera chicca di regia (per uno show come This Is Us, almeno). Che Randall fosse un soggetto ansioso, lo si sapeva dalla prima stagione e, come da sua stessa ammissione, ha sempre voluto avere tutto sotto controllo. Non sorprende, infatti, la sua reazione alla diagnosi della madre. Ciò che si cela dietro questo suo comportamento “over protettivo”, invece, suscita particolare interesse. Non si tratta quindi soltanto del suo bisogno di esercitare il controllo su qualsiasi cosa, persino le scelte di vita altrui; non si tratta nemmeno solo di presunzione. Ciò che lo motiva e che non gli fa accettare pienamente che non ci sia nulla da fare per la madre è il senso di colpa. Anche in questo caso, considerato il personaggio, è tutto perfettamente coerente e può spiegare tante cose su di lui. E’ quasi tutto da ricondurre alla morte di Jack che continua ad essere un elemento centrale della narrazione, nonostante essa sia stata mostrata ben due stagioni fa. Ciò non toglie che l’atteggiamento di Randall nei confronti di Kevin, nel flashback così come nel presente, sia snervante ed eccessivo, ma è sicuramente molto “in character”. Chissà, poi, se è questo il litigio a cui si è accennato nel flashforward in “So Long, Marianne“.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La sequenza di Randall che segue con lo sguardo Rebecca
  • Le diverse reazioni di Kevin e Randall alla condizione della madre
  • Buon utilizzo dei flashback
  • Niente Kate
  • Forse Randall un po’ troppo “so-tutto-io” persino per lui
  • Un po’ di lentezza generale

 

“New York, New York, New York” è un episodio introspettivo, che deve gran parte della sua buona riuscita al sapiente utilizzo dei flashback. Nulla di particolarmente entusiasmante, ma almeno mette in luce degli aspetti interessanti dei vari personaggi protagonisti. Si è visto di meglio.

 

Clouds 4×15 6.98 milioni – 1.4 rating
New York, New York, New York 4×16 5.62 milioni -1.5 rating

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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