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Arrow 1×11 – Trust But VerifyTEMPO DI LETTURA 6 min

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Fare una serie tv, non sembra, ma non è facile. Più che altro, perché il media televisivo presenta costantemente la necessità di risolvere un tabù abbastanza intricato da risolvere: creare una puntata che possa essere vista senza saper nulla delle precedenti (quindi, un eterno episodio pilota, come bene o male ogni fumetto Bonelli), ma che contemporaneamente, si pregno di una forte continuità e concatenamento di eventi che spinga lo spettatore (incuriosito da quanto potrà accadere in futuro) a continuare la visione. Siamo d’accordo con voi lettori, è decisamente una bella pretesa, ma Arrow ricorre ad un trucchetto semplice quanto brillante, per risolvere questo dilemma: la continua evoluzione dei personaggi.
Se analizziamo bene la questione, Arrow non è altri che il telefilm incentrato sulla creazione del mito di Freccia Verde, mito spiegato e sviluppato con parsimonia e in maniera sfaccettata ad ogni puntata. Puntando, quindi, su una evoluzione caratteriale di Oliver Queen e sull’affermazione di una icona come Freccia Verde, il vero motore trainante della serie non sono le vicissitudini vissute, ma i personaggi che la vivono e come le vivono; alla luce di ciò, le puntate assumono la valenza di ricordi, dove questi “ricordi” sono solo elementi per forgiarne il personaggio. I frutti di questa brillante decisione si vedono in questo undicesimo capitolo, dove alcuni dei protagonisti sono rivelati, chi più e chi meno, diversi da come sono apparsi fino ad ora proprio per un discorso di evoluzione. Per esempio, la piccola Thea è apparsa non solo come la ragazzina viziata che chiede una decappottabile per il suo diciottesimo compleanno, ma si è scoperta come una persona sensibile che soffre per l’atteggiamento della mamma. Bisogna renderle atto di una cosa però, cioè, che per quanto appaia superficiale pare essere l’unica a capire che la madre è una bugiarda e una traditrice, anche se non nel senso inteso da lei. Per quanto riguarda Oliver, l’affetto verso questa donna è una cosa comprensibile, ma rimane comunque difficile capacitarsi di come non capisca cosa fa e come agisca l’ambigua mammina (dato che lo fa praticamente sotto gli occhi di tutti).
E a proposto di genitori, come anche i soldi del figlio (battuta infelice) una bella fetta di puntata se la prende Malcom Merlyn, che in “Trust But Verity” ha dimostrato di essere molto simile a Moira, ma d’altronde si dice “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”: probabilmente è una frase scontata ma che ben si addice a questi due personaggi. Entrambi sono ambigui e agiscono subdolamente, di sicuro hanno molto a che fare con la lista, e tutti e due si atteggiano a genitori protettivi nei confronti dei figli. Vedi quando Malcom fa leva sull’affetto che Tommy prova ancora per la madre nel tentativo di ottenere quello che vuole. Insomma, sembra quasi più cattivo lui che quello che la puntata ci spaccia per il vero villain dell’episodio: Ted Gaynor. Non un grande ostacolo, ma ha rappresentato un elemento importante nel rapporto tra Oliver/Diggle, ossia la fiducia. Come sempre Diggle si dimostra un personaggio umano che vuole fidarsi delle persone, in particolare se si parla dell’uomo che gli ha salvato la vita durante la guerra, ed è così che si genera un piccolo scontro tra Oliver e la sua spalla. Più che altro l’argomento è: fidarsi della lista o fidarsi dell’istinto? A quanto pare, però, l’istinto può sbagliare, ma la lista no.
Poco ma sicuro, l’episodio pone una domanda più interessante, a seguito di un colpo di scena spiazzante: chi è Yao Fei? La risposta non è affatto facile da trovare, poiché le cose non sono mai come sembrano, ma il titolo dell’episodio si pone come mantra da ripetersi all’infinito: “Fidati ma verifica. Se l’intento della puntata era quello di coglierci con le braghe calate, beh, missione compiuta: questo finale di sicuro è stato inaspettato e senza dubbio ha fatto si che tutti si facessero delle domande. I flashback che scandiscono gli eventi attuali con quelli del passato regalano un buon andamento alla serie che non risulta mai noiosa e pesante, anzi, si pongono come una delle cose più interessanti, e appena termina un salto indietro non vediamo l’ora di vederne un altro. Lo scopo di questi squarci di storia sull’isola non è solo quello di raccontarci i famosi cinque anni di Oliver da naufrago, ma hanno anche l’obiettivo di essere forvianti, non tutto quello che sembra è come ci appare, ma sono anche convinta che prima di gridare al tradimento occorra aspettare e vedere i prossimi flashback. 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo

Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Ma certo che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nelle puntate.

  1. La “Blackhawk Squad Protection Group” dell’episodio è la versione riveduta e aggiornata dello Squadrone Blackhawk, che nei fumetti DC Comics, era una squadra di piloti aerei incaricati di offrire supporto a chi ne abbisognava durante la lotta contro l’Asse nella Seconda Guerra Mondiale. Faranno la loro prima apparizione su Military Comics #1 del 1941 presso la casa editrice Quality Comics. Quando questa poi fallirà nel 1956, l’anno dopo i diritti di utilizzo verranno acquistati dalla DC e i personaggi saranno importanti nel suo universo.
  2. Fa la sua prima e unica apparizione, Ted Gaynor: ex-marine degli Stati Uniti che si unì brevemente ai Blackhawk, dato che fu cacciato per essere fin troppo militarista e bellicoso. Anni dopo la sua espulsione, si alleò col criminale Killer Shark per cercare vendetta, ma morì nella resa dei conti contro gli ex-alleati. Prima comparsa: Blackhawk #266 del 1984. Ultima comparsa: Batman Confidential #39 del 2010.
  3. Vi suonerà forse una vaccata, ma nei fumetti, qualcosa come una “Arrowcave” è esistita davvero. All’inizio della sua carriera, Freccia Verde era considerato una sorta di “Batman dei poveri”, fino a quando (con il tempo e con la venuta di scrittori migliori) è diventato un personaggio tridimensionale e con una propria identità. Ma prima di questo, i fan si dovranno sorbire alcune terribili ed iniziali scopiazzate da Batman.

PRO:

  • Thea che capisce meglio di Oliver la vera natura della mamma Moira.
  • Diggle e la sua sincera umanità, di sicuro è la parte più umana di Arrow.
  • I flashback ed il colpo di scena finale. Sembra che gli sceneggiatori stiano mettendo un po’ di carne al fuoco e credo che i prossimi episodi saranno molto interessanti. Vi dò un indizio: la droga Vertigo…
  • L’arresto di Thea

CONTRO:

  • L’incondizionata fiducia che Oliver ripone in sua mamma. Possibile che sia tanto in gamba con i nemici da abbattere quanto distratto da non capire che il suo nemico ce l’ha sotto gli occhi?
  • Come ormai di consueto: Tommy e Laurel singolarmente, e Tommy e Laurel come coppia.
L’episodio merita un punteggio alto grazie al colpo di scena finale, agli inciuci di Malcom e Moira, e alla presenza di un Diggle così umano e sensibile. Oliver non è che abbia fatto molto in realtà, non nel presente almeno, ma senza dubbio ciò che ha contribuito alla buona riuscita della puntata è la sua avventura nel passato, ed ora rimaniamo in attesa anche noi di verificare la verità. Sarà davvero un traditore Yao Fei? Chissà.

 

 

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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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