“I should, it’s…the right thing. […] I don’t think I can. Go inside, feed them. I’ve gotta get the fuck out of this dipshit town.”
Più di quattro anni di messa in onda e 52 episodi all’attivo e Billions ancora ci tiene a sottolineare quanto Bobby Axelrod sia un cinico bastardo assetato di denaro e potere, dedicando l’ennesimo episodio alla disamina della pochezza morale del suo protagonista. Non esattamente il massimo per una serie che, sulla carta, dispone di un cast più che valido e di un contesto televisivo potenzialmente molto interessante seppur utilizzato in tutte le salse sia in ambito cinematografico che televisivo.
Dopo un inizio buono, caratterizzato da episodi pienamente sufficienti, ecco arrivare “Opportunity Zone” (parole che si sente ripetere decine e decine di volte nel corso della puntata), primo vero passo falso stagionale e, involontariamente, cartina di tornasole per quanto concerne il degrado narrativo e scenico che, spesso e volentieri, viene propinato da Billions in fase di avvio stagionale.
Come già è accaduto in precedenza, ci si trova di fronte al più classico degli episodi filler: le trame secondarie, e spesso totalmente inutili come quella di Wags e del primogenito rinato in Cristo o del pittore che ben presto verrà sodomizzato da Wendy, prendono il sopravvento facendo sembrare il confronto tra Axelrod e Prince la trama di supporto narrata sullo sfondo. Non che la consueta gara a chi ce l’ha più lungo col miliardario di turno perda qualcosa in termini di appeal a causa di questa inversione di fronti – a scanso di equivoci la disputa tra i due aveva già perso il suo fascino dopo il novecentesimo dispettuccio infantile – ma spendere quattro episodi per giungere alla conclusione che il nostro protagonista non ha morale e rispetto per nessuno, se non per se stesso e per il vil denaro, non è esattamente ciò che il pubblico si aspettava dalla serie dopo quattro stagioni di messa in onda.
Non migliora la situazione sul fronte Rhoades family, col figlio impegnato a farsi interrompere da studenti a cui non piace essere insultati e ai quali farebbe bene probabilmente un bel giro all’interno delle strutture scolastiche di 70 anni fa, e ancora ben lontano dalla realizzazione del suo piano per distruggere la sua storica nemesi, e col padre oramai ridotto a mera macchietta e probabilmente designato per ricoprire la linea comica in stile Martellone (“non so, posso scureggià”) insieme ad altri personaggi tanto insulsi quanto inutili del calibro di Spyros, Mafee e altri broker asiatici di cui nessuno sicuramente ricorderà i nomi.
E in tutto questo, che dire del personaggio di Taylor? Da enfant prodige a nemico giurato del suo mentore nel giro di un paio di stagioni, una trasformazione che seppur con qualche riserva aveva donato nuova linfa vitale ad un confronto a due – quello di Axe e Chuck – che ormai sapeva di vecchio. Doppi, tripli, quadrupli giochi per poi finire relegata a personaggio secondario, oramai spogliato di tutto l’interesse che con tanta fatica le era stato ricamato addosso, grazie ad un attendismo giustificato dal cosiddetto “pazientare in attesa del momento giusto per colpire” ma che in realtà finora ha soltanto permesso che si concedesse più spazio ad Axe e al suo complesso del dio, aspetto che forse, dopo 52 episodi, comincia a stancare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Beg, Bribe, Bully 5×03 | 0.56 milioni – 0.1 rating |
Opportunity Zone 5×04 | 0.63 milioni – 0.1 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.