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Björnstad 1×01 – Episodio 1TEMPO DI LETTURA 4 min

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Björnstad 1x01 recensioneBjörnstad è la serie svedese sbarcata lo scorso ottobre sulla rete HBO Nordic per poi essere riproposta, a partire dal 22 febbraio, sulla HBO con il nome Beartown.

Ana: “Sai qual è la differenza tra predatore e preda? Il predatore ha sempre gli occhi socchiusi. Loro devono solo vedere di fronte. Alla loro preda.
La preda invece deve riuscire a vedere il predatore dietro di lei, così può scappare. I loro occhi sono spalancati.”

Maya:Questo non le rende più difficili da colpire?”
Ana:Si. Ma quando si rendono conto che non c’è più via di scampo… si bloccano.” 

IL LIBRO DI FREDRIK BACKMAN


In realtà, questa nuova serie non è altro che un ennesimo adattamento di un romanzo. Autore dell’opera letteraria svedese è lo scrittore Fredrik Backman, che ha pubblicato il primo libro intitolato proprio Björnstad nel 2016, a cui è seguito nel 2018 un secondo romanzo sequel della stessa serie.
L’opera, inserita dal New York Times nella categoria Sports Novels, rientra in quel genere letterario che nel raccontare una storia mette al centro della narrazione proprio lo sport. E in questo caso a prendersi la scena è l’Hockey.
L’incipit è abbastanza comune, con al centro un paesino sperduto sulle montagne svedesi che fa affidamento per i propri sostentamenti sulle vittorie della squadra locale di hockey. E facile dunque intuire come il team dei giocatori sia messo su di un piedistallo, con l’intero paese a sostenere in maniera viscerale, sia per motivi economici che di appartenenza e tifo, l’intera squadra.
L’opera di Frederik però, non vuole raccontare una storia incentrata sulle performance sportive. All’interno della narrazione emergono temi decisamente più forti ed emotivamente toccanti, ponendo il romanzo ad un bivio tra ciò che è dovuto e ciò che è giusto. E il modo scelto dall’autore nel raccontare queste situazioni sembra voler rispecchiare la potenza della storia, presentandosi in maniera energica a tal punto che in North Carolina l’opera è stata rimossa dalla lista delle letture di un liceo perché considerata dai genitori troppo “volgare” e “grafica”.

LA SERIE DELLA HBO


Il punto appena analizzato sull’opera d’origine è fondamentale per comprendere l’essenza di questa trasposizione della HBO che seguendo il libro, e al contrario di quanto appare dalla sola visione del pilot, non vuole raccontare una semplice storia di sport. Lo show infatti, mira a focalizzarsi sulla parte più oscura che vi è dietro certi ambienti e comportamenti spesso tossici e sulle conseguenze che certe azioni comportano per più di una persona.
Come ogni adattamento, anche qui i cambiamenti non mancano, soprattutto in alcune presentazioni dei personaggi, ma il senso finale della storia dovrebbe appunto rimanere invariato.
Come protagonista primario della serie spicca Peter Andersson (interpretato dall’attore Ulf Stenberg), un ex giocatore di hockey professionista che nella trasposizione televisiva torna nel suo paese d’origine per assumere il ruolo di allenatore della squadra di casa. Tra tutti i personaggi, quello con l’attenzione maggiore nel pilot è sicuramente lui, presentandosi con un carattere testardo e borioso, fortemente sicuro di sé da avanzare qualsiasi tipo di pretesa. A parte Andersson, gli altri character da tenere ovviamente in considerazione sono Maya, la figlia di Peter, e Kevin, il prodigio della squadra di hockey. Entrambi i personaggi ad una prima occhiata però, non spiccano molto per brillantezza, seppur la storia si focalizza su di loro con promesse maggiori.

RIUSCITA DEL PILOT


Considerati tutti i presupposti della serie e i temi del libro, va detto che questo pilot messo in scena come presentazione dello show non si è mostrato all’altezza delle aspettative.
L’episodio infatti, lungo ben 57 minuti, sceglie la modalità peggiore per portare lo spettatore verso quel senso di curiosità e apprensione che spingono a voler continuare la visione. I pochi minuti destinati alla costruzione del cliffhanger che si distribuiscono in maniera uniforme all’inizio e alla fine dell’episodio (tramite flashforward), risultano insufficienti per far crescere l’hype. E questo è sicuramente dovuto anche al modo in cui scorre tutto l’episodio.
La puntata infatti, non sembra dare alcun tipo di input verso tematiche maggiori e più profonde, lasciando emergere l’idea, errata, che il prodotto sia semplicemente un drama di una tranquilla cittadina alle prese con problemi quotidiani quali lavoro e sport. I quasi totali 60 minuti di visione infatti, si concentrano essenzialmente sulla ricostruzione da parte di Peter Andersson della squadra di hockey, dei problemi del nuovo allenatore con gli abitanti del luogo e con quelli che, ad una prima occhiata, sembrano i soliti problemi degli adolescenti.
Ed è proprio qui, su quest’ultimo punto, che la gestione del pilot vacilla maggiormente: per chi non è a conoscenza dell’intera trama risulta difficile dare un senso maggiore a ciò che si sta vedendo in questo primo episodio. Questo infatti, fallisce nel primo obiettivo che ogni pilot dovrebbe avere, ossia il lanciare i giusti input per continuare nella visione. E in questo caso quei pochissimi secondi mostrati non sono abbastanza.
Un vero peccato se si considerano le potenzialità che i prossimi episodi dovrebbero contenere.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Storia dalla buone potenzialità
  • Alla base un racconto sempre attuale ed estremamente potente 
  • Un pilot che si perde nella presentazione generale dimenticando di dare maggior enfasi agli elementi giusti 
  • Personaggi non brillantissimi

 

Björnstad si presenta come una serie dalle buone potenzialità, utile nel raccontare una storia sempre molto attuale e portatrice di un messaggio morale estremamente forte. Un peccato che il primo episodio pecchi nel costruire la strada giusta per invogliare nella visione.

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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.

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