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Dealer 1×01 – SpielbergTEMPO DI LETTURA 3 min

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C’est l’histoire d’une société qui tombe et qui, au fur et à mesure de sa chute se répète sans cesse pur se rassurer: ‘Jusq’ici tout va bien, jusq’ici tout va bien, jusq’ici tout va bien’ … Le problème n’est pas la chute, c’est l’atterrissage.

(Dal film La Haine, regia di Mathieu Kassovitz -1995)

La citazione intende omaggiare una delle due grandi fonti di ispirazione di questa nuova serie francese sbarcata su Netflix. L’altra è il film The Blair Witch Project, del 1999. Da La Haine lo show trae l’ambientazione nella banlieue degradata di una metropoli francese. Dall’altra pellicola l’artificio narrativo del found footage. La storia, infatti, è narrata attraverso riprese “grezze”.

UNA VITA DIFFICILE


Franck è un regista esordiente (come quelli della serie, Nicolas Lopez e Ange Basterga). Viene invitato a girare un videoclip avente per protagonista Tony, capo di una gang dedita al traffico della droga. Tony vuol fare il salto di qualità e diventare rapper. Una casa discografica si è già detta interessata al progetto.
L’incontro fra i due deve avvenire nel quartiere dove la gang agisce e si muove. Secondo lo spacciatore, infatti, il videoclip sarà semplicissimo e avrà per materia la vita quotidiana sua e dei suoi amici.
I due non fanno nemmeno in tempo a mettersi d’accordo su cosa fare precisamente, quando irrompe la violenza. Il quartiere, infatti, è sede di una feroce guerra fra bande.
Il cold opening in flash forward lascia poche speranze in un lieto fine dell’avventura. Bisognerà però attendere il momento in cui la narrazione si riallaccerà al momento visto all’inizio.

ELEMENTI SPECIFICI DELLA SERIE


Il primo che salta agli occhi è la durata assai ridotta degli episodi, variabile dai 9 ai 15 minuti. Porta a chiedersi perché non sia stato direttamente realizzato un unico film.
Questo comunque, potrebbe essere d’aiuto a chi soffre di disturbi simili al mal d’auto. L’effetto found footage viene infatti ottenuto mediante riprese spesso un po’ sghembe, o traballanti, capaci di causare nausea ai più sensibili se la visione si prolunga. Per chi non ha simili problemi, invece, potrebbe essere un invito al binge watching.
Il secondo è il rap in francese, non in inglese. I francesi, si sa, hanno grande cura della lingua di Molière. A parte questo, si crea un effetto piacevole e insolito all’udito. A ciò contribuisce anche l’uso parsimonioso del rap in questione, limitato praticamente alle sigle, almeno nel pilot. Si spera di vedere tale parsimonia continuare negli episodi successivi.

ELEMENTI TRADIZIONALI


Non è la prima volta in cui si propone la rappresentazione di una periferia degradata e violenta. Non è la prima volta in cui l’escamotage del filmato trovato quasi per caso dà il via alla vicenda. La struttura a cornice, inoltre, è un metodo narrativo ben consolidato.
Il tutto vorrebbe dare un’idea di genuinità. Non per niente, molti rapper quasi ostentano con orgoglio un passato da spacciatori o sfruttatori della prostituzione. Lo fanno per presentarsi come gente dalla vita “vera”, che conosce la “strada”.
I personaggi, pur degnamente interpretati, non brillano per originalità. Tony è il Caïd (titolo originale della serie, indica un capo – governatore in lingua araba). Franck si mette a sua disposizione.
Anche la rappresentazione della guerra fra bande non aggiunge nulla a quanto già visto in un’interminabile serie di film e telefilm ambientati nei più diversi luoghi del pianeta.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Rap in francese
  • Breve durata degli episodi spinge al binge watching
  • Non si capisce perché non sia stato fatto un film unico
  • Immagini traballanti possono dare nausea

 

Lo show vorrebbe essere la rappresentazione “in presa diretta” di un ambiente duro, violento e pericoloso. Il risultato finale, però, è corretto e niente più. Chi deciderà di vedere la serie non si farà del male, chi deciderà di non vederlo non piangerà una grave perdita. Un motivo per vederlo potrebbe essere l’ambientazione francese. Per quanto, nell’epoca della globalizzazione, le grandi città tendano a somigliarsi tutte e le loro periferie ancora di più, è uno scenario meno sfruttato rispetto a quello statunitense.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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