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Devils 1×05 – 1×06 – Episode 5 – Episode 6TEMPO DI LETTURA 5 min

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Quand’è che una serie tv, o un film, diventano storici? Quando i fatti narrati si collocano in un periodo precedente a quello in cui la serie viene scritta e prodotta, chiaro. Ma chi definisce i confini temporali di questo periodo? Nel 2020 sicuramente consideriamo storico un prodotto ambientato ai tempi della Seconda Guerra Mondiale e, forse, anche della Guerra Fredda. Ma parleremmo di “serie storica” per definirne una ambientata negli anni ’80 o ’90 come Narcos o I Segreti di Twin Peaks? Probabilmente no. Eppure, in una società in rapida evoluzione, le vicende di Pablo Escobar o dell’agente speciale Dale Cooper sono immerse in ambientazioni molto diverse da quelle contemporanee: telefoni fissi, fax e lettere come metodi di comunicazione, modi di vestire diversi e molto riconoscibili, situazioni economico-politiche spesso molto distanti da quelle odierne. La lunga premessa ha lo scopo di arrivare a chiedersi questo: una serie come Diavoli, ambientata nel 2011, può essere considerata una serie storica? La risposta affermativa potrebbe sembrare un azzardo. Eppure, sarà che in quegli anni solo un eremita poteva evitare il bombardamento quotidiano di notizie sulla peggior crisi finanziaria dell’era contemporanea, sentire di nuovo le parole più inflazionate di quegli anni come “debito pubblico” e “spread” rendono la visione di Diavoli una sorta di tuffo nel passato, un passato recente che le nuove minacce (dal terrorismo alla recentissima pandemia) rendono più lontano di quanto si potrebbe pensare. Questo è sicuramente dovuto all’inserimento nella serie di moltissimi riferimenti storici del periodo, completi anche di clip footage originali che, sicuramente, contribuiscono a rendere realistica e affascinante la descrizione di quel particolare periodo storico. E’ così che le vicende personali dei protagonisti (inventati, val la pena ricordarlo) si intrecciano con quelle reali: nel quinto episodio Massimo si guadagna la posizione di Head Of Trading grazie alla sua intuizione sulla bolla dei mutui subprime; nel sesto Oliver teme che il suo hacking venga scoperto dopo aver visto la notizia (vera) del trader di UBS Kweku Adoboli, arrestato per quella che sarà una delle più grandi truffe della storia bancaria britannica. Adoboli polverizzò 2,3 miliardi di dollari della sua banca grazie anche, tra le altre cose, al non aver rispettato i limiti di volumi di trading giornalieri e al non aver coperto adeguatamente i rischi del suo “gioco d’azzardo” (cit.). Una mossa, quindi, molto simile a quella di Oliver & team quando hanno illecitamente alzato il valore del VaR della loro banca: dato che, semplificando, il VaR in una banca d’investimenti rappresenta la misura di esposizione massima (e quindi di potenziale perdita) concessa alle operazioni dei trader, aumentarlo ha concesso al team la possibilità di un maggior guadagno ma anche, implicitamente, un maggior rischio di perdita. Se, come si è detto, questo è un lato molto positivo dello show che riesce a incastrare realtà e finzione, dall’altro qualche forzatura di troppo potrebbe far storcere il naso. Si passi che Massimo, più volte appellato genio della finanza, sia tra gli illuminati che hanno effettivamente capito che la bolla dei mutui subprime stava per scoppiare e sono riusciti a guadagnarci, ma Oliver che “inventa” la sigla dei PIIGS potrebbe essere davvero troppo anche per una serie che si prefigge di svelare gli intrighi dei cattivoni uomini della finanza internazionale – nella realtà, peraltro, molti sostengono che uno dei primi utilizzi dell’acronimo in versione ridotta (PIGS), risalga agli anni ’90 per identificare, appunto, le economie di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna già allora meno performanti, anche se effettivamente è poi assurto agli onori della cronaca proprio nel periodo in cui si svolge la serie, quando si aggiunse anche la seconda “I” per l’Irlanda.

Ciononostante, la parte finanziaria, resta il punto di forza della serie mentre meno positivo è il giudizio sulla resa delle vicende personali dei protagonisti.
Nelle precedenti recensioni si lamentava il mancato approfondimento del personaggio di Dominic e Nina; il quinto episodio in qualche modo cerca di compensare questa mancanza mostrando un lato più personale del personaggio interpretato da Patrick Dempsey, e soprattutto più complesso del semplice uomo ossessionato dalla ricchezza e incapace di provare sentimenti. I confronti con Massimo, prima nella cornice delle scogliere inglesi, tanto inaspettata quanto piacevole pausa dalla grigia e specchiata Londra dei grattacieli, poi a casa di Dominic, sono sicuramente tra le poche scene da salvare dell’episodio. La rivelazione del rapporto complesso eppure solido – almeno finora o, almeno, agli occhi del marito – tra Dominic e Nina è sicuramente un’interessante sorpresa per una storia che sembra faticare a disegnare rapporti più complessi di quelli dicotomici “padre insoddisfatto-figlio ribelle”, “mentore-allievo”, “marito ricco-moglie bella”, “marito capitalista-moglie comunista”, “trader calcolatore-artista sognatore”. Duole ammetterlo ma, abbandonato il mondo della finanza, il cast e le scenografie non riescono a sopperire alla mancanza di una sceneggiatura omogenea e corposa e la sensazione è quella di assistere ad una fiction, seppur di qualità, tipica della tv generalista. Questa potrà sembrare un’affermazione forte ma le prove a supporto sono le seguenti: le semplicistiche riflessioni di Massimo su Dio, i Diavoli e Lucifero, a rimarcare un ridondante parallelismo tra le figure bibliche e i personaggi della serie fin troppo reiterato per essere convincente e la parrucca posticcia del giovane Massimo, segno di poca fiducia degli autori nella capacità del pubblico di saper distinguere i diversi momenti temporali. L’abbondante minutaggio dedicato al flashback, come spesso accade, non dà particolari soddisfazioni (non solo per la parrucca): il personaggio di Claire non fa rimpiangere la sua prematura morte e la scoperta della tresca tra Nina e Massimo non arriva propriamente come una sorpresa e non sembra essere un game changer per le vicende finali. Probabilmente serve solo a far acclimatare il pubblico con l’idea di un Massimo/Borghi romantico, come le premesse settate nel sesto episodio sembrano indicare, visto il rapporto col nuovo love interest Sofia. Un sesto episodio tutto incentrato su Massimo: si prepara il terreno per la svolta finale del personaggio interpretato da Alessandro Borghi, evidentemente inserito in un percorso di evoluzione che lo allontani dal mondo di Diavoli, appunto, di cui fa parte.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Ambientazione finanziaria
  • Riferimenti a eventi realmente accaduti
  • Scene Dominic-Massimo
  • Sceneggiatura poco brillante
  • Comprimari deboli
  • Alcuni dettagli un po’ approssimativi

 

Stanis Larochelle di Boris, direbbe che Devils è un po’ come Shakespeare, “un po’ troppo…come dire…un po’ troppo italiano“. Nonostante l’affascinante argomento del mondo della finanzi con i suoi rimandi a eventi reali si fa fatica a giudicare la serie in maniera pienamente positiva, nonostante “gli attoroni”.

 

Episode 4 – 1×04 ND milioni – ND rating
Episode 5 – 1×05 ND milioni – ND rating
Episode 6 – 1×06 ND milioni – ND rating

 

 

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