);

Fargo 3×09 – AporiaTEMPO DI LETTURA 4 min

/
()
The problem is not that there is evil in the world, the problem is that there is good.
Because otherwise, who would care?

Con questa frase ad effetto, il diabolico e manipolativo Varga regala allo spettatore quella che può essere una delle chiavi di lettura che sta dietro a tutto il progetto Fargo, lungo le tre stagioni finora realizzate. Se a questo si aggiunge anche il significato che sta dietro al titolo di quest’episodio, allora risultano chiari l’intento e la sfida che Noah Hawley si è prefissato di svolgere in questi anni.
Aporia, in greco, indica “l’impossibilità di dare una risposta precisa ad un problema poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che per quanto opposte sembravano entrambe apparentemente valide”. È chiaro quindi come in Fargo queste due soluzioni siano da ricercare nel peso che si vuole dare al bene e al male nei comportamenti dell’essere umano e di come spesso siano molto opinabili a seconda di chi li professi. Molti dei personaggi di questo progetto, soprattutto quelli maschili, sembrano essere sovrastati dalla necessità di dover essere buoni e fallire miseramente nel farlo. Durante la confessione di Emmit, per esempio, si capisce come il senso di colpa per l’accidentale omicidio del fratello nasconda l’incapacità di essersi comportato come tale nei suoi confronti, come il perduto padre avrebbe voluto da lui prima che venisse a mancare prematuramente nella loro vita. Nonostante tutti gli sforzi, più o meno convinti che fossero, per Emmit la bontà è stata qualcosa di irraggiungibile, soprattutto perché legata alla mancanza prematura dell’amore paterno che ha pesato come un macigno nella vita dei gemelli Stussy, condizionandone il loro rapporto e relegandoli ad una vita di sostanziale inerzia emotiva.
L’aporia del titolo sembra calzare perfettamente anche nella situazione in cui si trova l’agente Gloria Burgle. L’apparente risoluzione del caso, manipolata dietro le quinte da Varga in maniera forse troppo forzata da un punto di vista narrativo, sembra convincere tutti tanto da confutare quella che si sa essere la vera verità, emersa dalla confessione di Emmit. Talmente congruente da gettare Gloria nello sconforto poiché impossibilitata a smentirla, ancora convinta che la versione corretta della storia sia un’altra, quella in suo possesso. Viene così ribadito che la necessità di far trionfare il bene, in questo caso strettamente legato alla ricerca della verità degli eventi accaduti, è sempre fonte di frustrazione, soprattutto in un mondo contraddittorio come quello moderno e che può, alla lunga, annichilire chiunque fino a farlo “scomparire” e quindi portarlo ad una non esistenza, poiché non si è “adeguato” al mondo.
Esemplare risulta quindi il rapporto difficoltoso e a tratti inesistente tra l’agente Burgle e la tecnologia.
Solo grazie ad un gesto semplice e umano come un abbraccio dell’agente Lopez (un segno di riconoscimento di esistenza quindi), la non esistenza e quindi la sensazione di aver perso una battaglia può scomparire o, almeno, essere lenita permettendo comunque di raccogliere ancora le forze per ripartire di nuovo nella crociata per la verità.
Non è un caso quindi che siano le donne a trovare le forze per dare (e darsi) un senso nella ricerca della giustizia portatrice di verità. Le sole che riescono a reagire e a non lasciarsi vincere dalla violenza del male che condiziona inevitabilmente la vita di tutti. Alle due agenti quindi si può affiancare la figura di Nikki che, nonostante risulti essere classificabile inizialmente come una dei cattivi in quanto ladruncola e approfittatrice, ha acquisito sempre di più un ruolo di contraltare buono alle azione malvagie che guidano il personaggio di Varga, avendo avuto un percorso di morte e resurrezione negli episodi precedenti che l’hanno portata ad una nuova consapevolezza. Bellissimo il loro incontro nella hall di un albergo dove per la prima volta si vede Varga in difficoltà di fronte ad una possibile piega degli eventi futuri, diversa da quanto pianificato da lui ma altrettanto valida, illustrata da una Nikki pronta a giocarsi le sue carte (ribadendo di nuovo il concetto di aporia di cui sopra e utilizzando la metafora del bridge).
Come al solito, la qualità dell’episodio rimane molto alta con un’ottima gestione dei personaggi e del ritmo narrativo. Si ha sempre di più la netta sensazione che questa stagione, molto più delle precedenti, scavi all’interno dei meccanismi umani che si celano dietro la scritta che compare sempre a inizio episodio: quella sul rapporto tra la realtà e la verità, sul rispetto della prima e sulla necessità della seconda.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il dialogo tra Varga e Nikki
  • Gloria e la risoluzione del suo rapporto con la tecnologia
  • Menzione d’onore a Meemo, killer sui generis
  • Il ruolo della vedova Goldfarb non perfettamente a fuoco

 

Ad un episodio dalla fine della stagione, e forse della serie, tutto è ancora possibile per la risoluzione finale. Fargo rimane nella top list delle serie a cui si deve essere fedeli perché non deludono mai.

 

Who Rules the Land of Denial? 3×08 1.14 milioni – 0.3 rating
Aporia 3×09 1.19 milioni – 0.3 rating

 

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.

Rispondi

Precedente

American Gods 1×07 – A Prayer For Mad Sweeney

Prossima

Doctor Who 10×10 – The Eaters Of Light

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.