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Fosse Verdon 1×06 – All I Care About Is LoveTEMPO DI LETTURA 3 min

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You see, the trouble is that we all live in a happy ending culture. A ‘what should be’ culture instead of a ‘what is’ culture.

La sceneggiatura sceglie un modo particolare, ma molto azzeccato, per rappresentare pensieri e stato d’animo di Bob Fosse nel 1974, quando si divideva tra giornate di prove per l’allestimento del musical Chicago e notti in sala di montaggio per realizzare il film Lenny. Lo stesso regista, in una serie di raffinate sequenze in bianco e nero, diventa uno stand up comedian, capace di divertire e provocare il pubblico con monologhi graffianti e politicamente scorretti, come faceva Lenny Bruce.
Emerge così una dolorosa verità dal passato: all’età di circa 13 anni, il giovanissimo Bobby non solo si pagava le lezioni di danza, ma addirittura manteneva la famiglia esibendosi in numeri di danza nei locali notturni. Come è nello stile della serie, non c’è un solo istante per piangersi addosso: Fosse definisce “role model”, quasi un’ispirazione, la madre che non si curava se il figlio, bambino o poco più, era ancora in giro all’una di notte quando la mattina dopo c’era scuola. Parla inoltre della sua “fortuna” (molto, molto opinabile) nell’avere avuto “il sesso prima ancora di conoscere la parola per definirlo”, grazie all’episodio con le ballerine narrato nella puntata precedente.
La contraddizione in termini è evidente: il voler affrontare tutte le cose “così come sono” (vedere citazione sopra) si traduce in realtà in un ri-raccontarsela, in un negare la verità delle cose, fino al punto di non sapersi più districare nel labirinto di bugie e mezze verità creato da sé e per sé. Da qui nascono depressione e insoddisfazione, anche di fronte ai premi.

Doc, I think I’m under too much pressure. The wife, the kids, work. (…) I sat on the toilet the other day and a 10-karat diamond shout out of my ass.

Nessuno stupore, quindi, se tutto lo stress si traduce in un attacco cardiaco, minimizzato dallo stesso paziente. Anche le scene in ospedale, comunque, sono intercalate dai ricordi di quando Bobby ragazzino danzava, con il coraggio e l’energia tipici della sua età. Purtroppo, in questa parte c’è una nota stonata, ovvero la sostituzione della giovane attrice che interpreta Nicole. Certo, la mossa è funzionale per giustificare il momento in cui la madre la conduce a trovare il padre in ospedale, cosa non permessa ai minorenni, truccandola e camuffandola, però c’è troppa differenza fisica tra Blake Baumgartner e Juliet Brett. Inoltre, quest’ultima ha 26 anni, uno in più dell’attrice che interpreta la sua “matrigna” Ann Reinking. Questo potrebbe preludere ad un futuro in cui Nicole viene coinvolta in vicende di sesso e droga e non è un bel pensiero.
Per questo turno, il ruolo di Gwen è meno centrale, anche perché è costretta, per così dire, a far buon viso a cattivo gioco, si tratti di dover spiegare ad un medico che il marito non è morigerato e salutista come vuol far credere, ma prende Seconal, un sacco di altri medicinali e pure la cocaina, oppure di approfittare di un altro dottore, dimostratosi un fan, barattando dei biglietti per il teatro con il trasferimento di Bob in una camera più comoda.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sam Rockwell e il suo monologo satirico
  • Le scene con Bobby ragazzino
  • La nuova attrice scelta per interpretare Nicole 

 

Sam Rockwell si prende sulle spalle la puntata e lo fa nel modo migliore. L’intreccio fra vicende reali del 1974, ricordi del passato e pensieri in forma di monologo satirico rende interessante e movimentata una puntata in cui, a conti fatti, non succede nulla a parte l’attacco cardiaco di Bob. La serie, insomma, riprende con slancio dopo il rallentamento della scorsa settimana. Il voto e gli ascolti tornano ad alzarsi. Nella prossima puntata, il piatto forte saranno i contrasti creativi tra Fosse e Verdon nella messa in scena del musical Chicago, quindi scintille e grandi numeri di danza dovrebbero essere garantiti.

 

Where Am I Going? 1×05 0.3 milioni – 0.07 rating
All I Care About Is Love 1×06 0.3 milioni – 0.12 rating

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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