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GLOW 3×06 – Outward BoundTEMPO DI LETTURA 3 min

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Difficile analizzare un episodio Netflix senza soffermarsi, in ordine di grandezza, su: la stagione fino a quel momento, la serie in generale, la strategia comunicativa dell’emittente, le modalità con cui si guarda la/le serie in esame, il fenomeno delle piattaforme streaming in senso generale. Ognuno di questi elementi indirizza il giudizio riguardo ciò cui si è assistito, dal punto di vista estetico, narrativo e scenico.
Perché questo pippone introduttivo? Perché “Outward Bound” è un episodio adorabile ed eccezionale per l’appassionato/a di Glow, colui/colei che attende tutto l’anno il rilascio della stagione, che segue l’intensa attività social delle attrici (un fan di Community potrebbe essere un po’ geloso vedendo quanto Alison Brie si atteggi con questa nuova serie). Per chiunque si sia innamorata/o delle simpatiche wrestler, vedere un’intera puntata con al centro una gita fuori porta nel deserto (totalmente non anticipata nel precedente episodio), puntata stracolma di dialoghi e introspezioni, rappresenta senz’altro un’estasi suprema in quanto fan fedele.
Al contrario, però, c’è chi guarda Glow con simpatia, con un trasporto relativo, dimenticando quanto visto (di solito non in troppo tempo) dopo pochissimo, necessitando così di un buon numero di puntate per rimettere bene a fuoco i tanti personaggi rappresentati. Considerato ciò, la 3×06 è una puntata che nulla aggiunge all’economia della trama disegnata in questa terza stagione. Tanti risvolti (Sheila che abbandona il suo costume; Ruth che rivela a Debbie e a se stessa i suoi sentimenti verso Sam; Tammè e il suo problema alla schiena; l’idea di portare Randy a Las Vegas…) che potevano tranquillamente essere risolti nei precedenti episodi. “Outward Bound” si colloca così a metà strada tra un recap della carne messa a fuoco finora e un fan service che possa in qualche modo potenziare i personaggi. A tutto ciò si aggiunga anche il bisogno, per un certo tipo di “dramedy” di realizzare una puntata “fuori porta”, da cui i personaggi tornano un po’ più saggi e realizzati, ma in cui fondamentalmente non succede tantissimo. Niente di nuovo sotto il sole, quindi.
Non ci sarebbe nulla da eccepire per la prima categoria di spettatori, per chi si innamora di una serie a tutti gli effetti gradevole e ben realizzata, ma alcuni elementi oggettivi potrebbero dare un po’ più ragione alla seconda categoria di abbonati Netflix. Vediamo perché.
Si è da poco chiusa, con la settima stagione, Orange Is The New Black, che ha fatto della coralità e della molteplicità di figure la sua ragione artistica. In OITNB molti personaggi sono stati messi da parte in diversi modi, per lasciare spazio alla caratterizzazione di altre carcerate. In quel caso si parlava però di 13 episodi a stagione di 50-60 minuti, in quel caso tanti più o meno brevi dialoghi disseminati nel corso degli episodi contribuivano alla costruzione dei tanti personaggi da descrivere.
Con una trama che fatica ancora ad entrare nel vivo (ci si limita a vivacchiare con lo show a Las Vegas e con tante piccole problematiche di ognuna delle wrestler), un episodio così introspettivo sembra voler dire che si preferisce l’autocompiacimento di quanto realizzato finora, piuttosto che una netta virata verso nuovi orizzonti della storia. Certamente ci sono ancora quattro puntate per smentire questa pessimistica visione.
Non mancano comunque momenti di ottima fattura (su tutte la già citata conversione di Sheila) in una serie che, come gran parte delle serie Netflix, tutto si può dire, tranne che siano mal realizzate. Il rischio generale, però, è che, senza grandi scossoni, l’effetto amnesia sarà immediato, una volta terminata anche questa terza stagione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sheila
  • Momento toccante intorno al fuoco
  • Si tirano le somme di alcuni aspetti emersi nei precedenti cinque episodi
  • In generale episodio piacevole per la realizzazione esterna all’albergo 
  • Introspezione che odora di fan service
  • Si tirano le somme di alcuni aspetti emersi in altre puntate in cui potevano già essere effettivamente tirate
  • Non si riesce ad empatizzare a pieno con tutti i personaggi (chi scrive fatica a ricordare il nome di alcune)

 

Non un brutto episodio, in una stagione gradevole, per una serie niente male di una piattaforma che tende a fare show piacevoli alla vista.

 

Freaky Tuesday 3×05 ND milioni – ND rating
Outward Bound 3×06 ND milioni – ND rating

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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