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Homecoming 1×07 – TestTEMPO DI LETTURA 3 min

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“I don’t remember. That is the truth.”

Sam Esmail decide di voler giocare con una tematica a lui famigliare e già analizzata a cavallo tra prima e seconda stagione di Mr. Robot: la memoria.
Il voler cancellare un determinato ricordo dalla propria memoria è un qualcosa che già si è cercato di esporre al pubblico. Si pensi, per esempio, a Eternal Sunshine Of The Spotless Mind (2004) di Gondry. Homecoming sembra volersi avvicinare a questo tipo di racconto relativamente alla cancellazione della memoria (Walter e Heidi vengono presentati come infatuati l’uno dell’altra), ma il momento di approfondimento pare non essere ancora arrivato. Ed ecco che allora la storia brancola nel buio e permette allo spettatore di cogliere dettagli su dettagli, quasi fossero infiniti pezzi di un complesso puzzle che la serie sta cercando di ricomporre da un versante (il presente) e dall’altro (il passato).
Il momento di ricongiungimento tra le due storie pare non essere troppo lontano, visto e considerato che ora Heidi è intenzionata a recarsi direttamente alla sede principale dove apparentemente aveva in precedenza lavorato, cercando quindi di trovare delle risposte.
La memoria gioca brutti scherzi. Da un certo punto di vista, determinati fatti e ricordi, vorrebbero essere completamente cancellati e dimenticati perché suscitano determinate emozioni e sensazioni per le quali si starebbe molto meglio non provandole. D’altra parte, però, i ricordi e la memoria degli stessi rappresentano ciò che definisce una persona, quello che la identifica e la caratterizza come individuo diverso dagli altri.
Per quanto, quindi, possa apparire come un peso, la memoria dei fatti passati rappresenta ciò che di più prezioso possa avere una persona. Ecco quindi che, quando Heidi scopre i risvolti che i medicinali stanno avendo su Walter, tutto il castello di carte crolla inesorabilmente: si palesa davanti agli occhi il reale obbiettivo dello studio per il quale si è ritrovata, inconsapevolmente, a lavorare.
Nella recensione del pilot si supponeva che il suo nascondersi dagli occhi di tutto e di tutti in una piccola cittadina di periferia fosse collegato sì a qualche mistero relativo al suo vecchio lavoro presso il centro Homecoming, ma del quale fosse consapevole. Le sue lacune in materia evidenziano, invece, la possibilità che la donna abbia volutamente (o magari costretta) assunto gli stessi medicinali di Walter proprio per rimuovere questi ricordi traumatici e poter tornare a fare una vita normale, pacificamente inconsapevole di ciò di cui si era macchiata.
Ma “l’universo trova sempre il modo di correggere la rotta” ed ecco quindi che il passato ritorna in maniera devastante a pesare sulla Heidi del presente: l’irruzione dell’agente Carrasco nella sua vita porta con sé fantasmi che Heidi pensava di poter riuscire a dimenticare.
È il personaggio di Cannavale (Colin/Hunter) a confondere ulteriormente le carte in tavola allo spettatore: se qualcosa fosse accaduto ad Heidi, lui non dovrebbe saperlo? Eppure l’incontro tra i due sembrava aver stupito il cinico manager, tanto da spingerlo a rimanere nei paraggi della donna, giusto per tenerla sotto osservazione.
Con soli tre episodi alla conclusione, il finale si preannuncia carico di plot twist. Ma ciò non può che essere considerato un fattore positivo per una serie che si basa completamente sul suo tempismo scenico e dalla sperimentale conformazione e struttura.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia
  • Storia e connessi sviluppi
  • Heidi ed i ricordi dimenticati
  • Walter ed i ricordi dimenticati
  • Costruzione della serie su due piani temporali e loro lento, ma progressivo avvicinamento: funzionale al tipo di racconto
  • Bella ma non bellissima

 

Nella recensione non sono stati appuntati fattori negativi ed è essenzialmente così: la puntata si lascia guardare, la storia è accattivante, il cast è all’altezza della situazione e la regia è sublime. Eppure sembra mancare qualcosa. Un qualcosa che si fatica ad identificare, una sorta di white noise a tratti impercettibile che rende la serie “bella ma non bellissima”.

 

Toys 1×06 ND milioni – ND rating
Test 1×07 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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