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Mr. Mercedes 2×10 – Fade To BlueTEMPO DI LETTURA 5 min

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“When I drove over those people, I didn’t feel. When I blew up the car, I didn’t feel. When I killed Robi, I didn’t feel. And when my mother died…I felt. And when I did what I did to you, I felt.
I was every bit the monster they claimed me to be. I was that. But when I look for clues that I was more than that, I was capable of compassion, I think of my mother and I think of you.”

 

Non sappiamo se il sipario calato sopra Mr. Mercedes (inteso qui nella duplice veste di personaggio e di serie tv) sia momentaneo o definitivo in quanto ancora non è giunta notizia né di un rinnovo, né di una cancellazione della serie. Ciò nonostante, il finale rappresenta proprio ciò che Brady Hartsfield voleva compiere nella precedente stagione: un vero e proprio masterpiece.
Vengono rispettate, in parte, le attese portate avanti nella precedente recensione: Lou torna ad essere protagonista della scena in quanto unica persona vivente che può realmente testimoniare quanto sia effettivamente cambiato Brady e se esiste davvero questo distacco emozionale/psicologico tra Mr. Mercedes e Brady. Lou, quindi, è la testimone chiave con buona pace di tutta quella porzione di pubblico che attendeva lo scontro definitivo tra Brady e Bill. Ai due viene concessa una ampia parentesi ad inizio puntata, facendo progredire la scena che chiudeva “Walk Like A Man”: i due si ritrovano, stranamente assimilati, entrambi rinchiusi in carcere. Ma nonostante ciò rappresenti per Bill qualcosa di momentaneo, qualcosa di architettato per far risvegliare l’istinto omicida in Brady e farlo finalmente giustiziare, proprio per il killer essere rinchiuso risulta essere un modo per espiare le proprie colpe. Per ottenere quella pace di spirito e quel perdono che da sé non poteva certo ottenere.
Ciò che fa strano, e lo si sottolineava anche nella precedente recensione, è sicuramente il fatto di voler a tutti i costi far apparire Brady come umanizzato in ogni singolo aspetto: Mr. Mercedes è realmente sparito? Come è possibile che la violenza fosse comunque presente in Brady appena lasciato l’ospedale e che successivamente sia diventato un agnellino pacifico?
In questa ulteriore sfaccettatura del villain della serie non si riesce bene a capire dove inizi (sempre che vi sia) la finzione e dove invece sia rimasta la realtà: il viso di Brady non lascia trasparire la presenza di un secondo fine o del suo raccontare bugie, ma piuttosto lo porta in scena come vittima sacrificale di un atteggiamento (la mancanza di empatia e la cruda cattiveria) a lui totalmente estraneo.“You were the only one that knew me…and you got me. You got me, and you fucking stabbed me. You fucking killed me forever, Brady.”Così come appare esemplare la scena dello scontro verbale ad inizio puntata tra Brady e Bill, utile a chiudere il conflitto tra i due iniziato nella passata stagione, così appare anche ben gestito il faccia a faccia in carcere tra Lou e Brady. Il personaggio della giovane è stato molto ben umanizzato nelle precedenti puntate ed il minutaggio dedicatole ha reso possibile proprio il funzionamento di questa scena: il dolore che Lou ha provato e prova per il “tradimento” di Brady è percepibile e colpisce forte chi sta guardando la puntata. Ma non è un dolore strettamente legato alla pugnalata in sé, quanto piuttosto a ciò che la pugnalata ha rappresentato per Lou: Brady le era sempre apparso come un amico, anzi, la mancanza di una famiglia lo aveva elevato di grado ed i loro dialoghi, il loro condividere la giornata ed i fatti che li vedevano coinvolti avevano fatto sedimentare in Lou del vero e proprio affetto. D’altra parte, per Brady, quell’affetto risultava inesistente. Anzi, dire inesistente vorrebbe dire mentire visto e considerato che la prima stagione aveva più volte mostrato allo spettatore l’attaccamento che Brady (stranamente) riusciva ad avere per Lou. Risulta quindi più corretto dire che per Brady, la connessione con Lou, era qualcosa di sacrificabile per un bene maggiore, per il suo masterpiece.
Vedersi tradita e ferita così, nell’orgoglio e nei sentimenti, ha demolito lo spirito e la vita di Lou (come si era visto nelle precedenti puntate).
Ecco quindi che l’epilogo, nel momento in cui entra in gioco lo slow motion nelle scene conclusive del processo, inizia ad apparire forse un po’ telefonato ma corretto in ogni suo aspetto.
Lou cercava la pace e pensava di ritrovarla mentre osservava la vita abbandonare Brady, tuttavia così non è: a spadroneggiare anche in quel ultimo momento di lucidità è il sorriso terrificante, perfido e carico di presagi di Mr. Mercedes.
Ebbene sì, Mr. Mercedes perché la pallottola conficcatasi nel cervello potrebbe risultare un espediente, nel caso si decidesse di proseguire con una terza stagione, per riportare in auge il vero Mr. Mercedes a discapito di Brady Hartsfield. E’ vero, è stato dichiarato morto, ma non stupirebbe che in realtà sia stato rinchiuso in qualche laboratorio per proseguire quei test clinici per il quale era stato assoldato ancora prima che finisse il processo e la condanna venisse pattuita.
Ovviamente queste sono tutte supposizioni che potrebbero trovare o meno spazio in una stagione, nel caso dovesse mai esistere. E considerato il finale di questa seconda stagione, una continuazione potrebbe essere cosa buona e giusta.“I just want you to forgive me.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Incontro tra Brady e Bill
  • Processo nei confronti di Brady
  • Lou e l’evoluzione del suo personaggio
  • L’incontro tra Lou e Brady in carcere
  • “I do not forgive you. I do not.”
  • Lo sparo e la scena in slow motion
  • Il viso contratto in un perfido sorriso di Brady
  • Brady/Mr. Mercedes
  • Harry Treadaway
  • La morte di Brady
  • La morte di Brady

 

Mr. Mercedes potrebbe essere giunto alla sua naturale conclusione: senza Brady la serie, come abbiamo visto in questa stagione, fatica a reggersi in piedi in quanto senza alcun vero senso narrativo. Ma Brady ha veramente abbandonato questo mondo?

 

Walk Like A Man 2×09 ND milioni – ND rating
Fade To Blue 2×10 ND milioni – ND rating

 

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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