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Narcos: Mexico 2×01 – Salva El TigreTEMPO DI LETTURA 5 min

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Pacho Herrera: “You have a nice house, Miguel Ángel. Filled with nice-looking people. Important people. But I wonder, how many of them tell you the truth. I’m thinking no one. So, let me do you the favor of telling you the truth. Your organization has money trouble because seizures are up over 40%. Why? Maybe because the DEA doubled its number of agents in the last six months. Now, why would that be? Should I tell you or have you guessed?
The kidnapping and murder of an American DEA agent. Which my partners and I had nothing to do with. But if we were asked, we’d have told whoever came up with the idea to put a gun in their mouth and pull the fucking trigger. ‘Cause that was bad for business. The consequences of that are your problem. Not ours. That’s the truth, Miguel Ángel.
But, hey: if you’re having trouble, we can always send up more product. If you can handle it. Didn’t think so. We’ll continue to pay you to transport our cocaine. In the exact same way we always have. And you’ll get your money when you get it. If that doesn’t work for you, I’m sure we can figure something else out. And you can go back to doing whatever it was you were doing, before we made you rich. Happy birthday, Miguel Ángel. Many more”

Dopo poco più di un anno, Netflix rilascia sulla sua piattaforma la seconda stagione di Narcos: Mexico, spin-off della serie madre Narcos, ed incentrata sul Cartello di Guadalajara e sull’epopea del “jefe de jefes”: Miguel Ángel Félix Gallardo. Nella prima stagione si era assistito, infatti, alla nascita del primo cartello della droga messicano, creato da Gallardo dopo aver unificato tutti i vari narcotrafficanti sotto un unico grande “consorzio”. L’uccisione dell’agente della DEA Enrique “Kiki” Camarena però, aveva complicato i piani e gettato delle ombre sul futuro di Miguel Ángel.
In questa prima puntata, dunque, dopo un breve salto temporale si ritrova Miguel Ángel con una nuova moglie, una nuova figlia e una nuova super villa. Nonostante un’apparente tranquillità, il Cartello messicano sta attraversando un periodo di insofferenza e problemi economici: dopo la morte di Kiki, infatti, il mercato della droga sembra aver rallentato e quasi tutti sembrano aver paura di fare affari con gente che potrebbe avere la DEA e gli Stati Uniti alle costole da un momento all’altro. Il sogno di “El Padrino”, di riuscire a creare la più potente organizzazione criminale del Messico, vacilla sotto i suoi piedi e, alla soglia dei 40 anni, Felix si ritrova circondato da tantissimi amici, alcuni anche importanti, ma essenzialmente solo.
Sebbene sia sbagliato comparare Narcos: Mexico alla sua serie madre, viene inevitabile il confronto con i suoi due protagonisti per eccellenza: Pablo Escobar e Miguel Ángel Félix Gallardo. Due personalità molto diverse, così come diversi sono gli attori che li interpretano. Wagner Moura, infatti, rimane inarrivabile in quanto a carisma e capacità di bucare lo schermo, tanto da far empatizzare lo spettatore con un assassino. Diego Luna, dal canto suo, rimane un po’ più defilato ed il suo personaggio non riesce a fare breccia del tutto nel cuore del pubblico. Certo, durante gli ultimi episodi, Miguel Ángel ha dimostrato di possedere acume, coraggio e sangue freddo, ma gli manca quel tocco di follia in più, che invece caratterizzava Escobar.
Anche il quadro generale dello show risulta, quindi, meno sanguigno e meno accattivante rispetto alla serie originale, nonostante scene di altissima qualità, come il raid alla piantagione di Rafa. Esempio lampante di questa tendenza è la puntata in questione, intitolata “Salve El Tigre”: per buona parte del minutaggio non accade nulla di rilevante ed il tempo scorre tra bisticci tra narcos ed organizzazione di un party. Félix ci viene presentato come assorto, pensieroso, consapevole del madornale errore commesso con Camarena, ma desideroso di appianare le cose e di riportare stabilità all’interno del Cartello. Emblematica e potente è la scena a tu per tu con la tigre (regalo di compleanno di “Cochiloco” ed “El Chapo”): entrambi, infatti, si sentono spaesati, in gabbia, intrappolati in una situazione molto più grande di loro. Rimesso al suo posto da Pacho Herrera, che lo sbeffeggia e impone la sua superiorità, Miguel Ángel decide di reagire e di non farsi più sottomettere da nessuno.
L’altro grande protagonista della puntata è la task force della DEA, capitanata da Walt Breslin, che, per alcuni versi, risulta essere l’opposto di Kiki. Breslin non ha paura di ottenere le informazioni che cerca, utilizzando metodi poco ortodossi, sporcandosi letteralmente le mani ed è molto meno pacato di Camarena. Il suo fine ultimo è la cattura di tutti i responsabili della morte del suo collega e a lui i mezzi non importano. Proprio a Walt e agli altri agenti della DEA si deve la componente di azione dell’episodio, con l’inseguimento e successiva cattura di Sergio Espino Verdin, il torturatore di Kiki. Un elemento essenziale per la buona riuscita di una puntata, soprattutto se parliamo di una serie basata sul narcotraffico.
Sarebbe stupido negare che non ci si aspettasse qualcosa di più da questo nuovo ciclo di Narcos: Mexico. Per fortuna il comparto tecnico funziona sempre a meraviglia e la regia, sublimata dalla colonna sonora, alza l’asticella di un prodotto iniziato, per adesso, in sordina.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Regia, fotografia e la potenza evocativa della colonna sonora
  • Sequenza tra Félix e la tigre in catene
  • Monologo di Pacho Herrera
  • Componente di azione grazie alla task-force della DEA
  • Ritmo fin troppo lento
  • Bisticci tra narcos dei quali non frega niente a nessuno
  • Primo episodio leggermente sotto tono

 

Félix Gallardo è tornato, con il suo sguardo accigliato e la sua aria pensierosa. Una spada di Damocle pende sulla sua testa ed è solo questione di tempo per la sua disfatta finale.

 

Leyenda 1×10 ND milioni – ND rating
Salva El Tigre 2×01 ND milioni – ND rating

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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.

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