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Raising Hope 3×18 – 3×19 – 3×20 – Arbor Daze – Making The Band – The Old GirlTEMPO DI LETTURA 5 min

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Raising Hope 3x18 - 3x19 - 3x20

Recensione tripla per queste tre puntate fantastiche, meravigliose e con tantissime guest. Puntate imperdibili  praticamente.
Ci avviciniamo sempre di più al finale di stagione ma con il rinnovo della quarta scrivo con la gioia nel cuore e non con il terrore di chi sa che le serie di Garcia vengono recise come spighe di grano durante la stagione del raccolto. Cominciamo, e andiamo con ordine; nel primo episodio vediamo i Chance alle prese con i festeggiamenti dell’arbor day, festività in cui si invita la popolazione a piantare un albero, tradizione per lo più americana e australiana. Virginia e Burt lo festeggiano con un particolare rituale però: rubano gli alberi e creano in casa una foresta fittizia e appendono all’albero i regali, compensando così (e con altre festività minori) il fatto che Jimmy non riceva i regali come gli altri bambini a Natale. Non dimentichiamoci che la parte portante della tradizione Chance è quella di vedere tutti insieme Beverly Hills 90210, non prima però di aver fatto travestire Burt da Papa Woody (papà ceppo) battuta che tra l’altro Jimmy non ha mai capito. Purtroppo o per fortuna Sabrina non è d’accordo con la parte della tradizione che prevede lo sradicamento degli alberi e quindi decide di far passare a Hope l’abor day a modo suo. Niente di che, se non fosse che qui interviene la genialata firmata Greg Garcia che prendendo in prestito i fantasmi di Dickens ci trasporterà in un viaggio semi onirico di Sabrina alle prese con il fantasma del arbor day passato presente e futuro interpretato da niente di meno che Luke Perry, il celeberrimo Dylan Mckay del telefilm cult degli anni 90.

Raising Hope 3x18 - 3x19 - 3x20Come abbiamo già detto tante volte, Raising Hope è una comedy che nonostante a volte inserisca elementi assurdi e surreali, tipo questo che ho appena citato per esempio, rimane sempre adorabile e meravigliosa. Loro sono spontanei, dolci e con una chimica pazzesca: sembra banale da dire, ma non è così. E poi lo ammetto, mi sono commossa: si, io forse ho il pianto facile, ma vedere il piccolo Jimmy, con gli occhi di Sabrina, impazzire di gioia davanti ai regali dell’albero fa veramente stringere il cuore dalla tenerezza. Ma la cosa che mi ha veramente toccato le corde dell’anima è stato vedere Sabrina guardare estasiata e addolorata una Hope adolescente, triste e sola proprio come era stata lei tanto tempo prima.
La magia di Raising Hope è questa: riesce a toccarti i punti sensibile dell’anima solo sfiorandoli. Ma questa è una comedy, ovviamente non ci si commuove solamente, ma si ride soprattutto, ed è qui che vorrei parlare della puntata più bella di queste tre, e oserei la più bella della stagione. Hope festeggia i suoi tre anni, e come festeggiarli se non con una riunione completa di tutto il casting di My Name Is Earl? Si avete capito bene, tutti. Inutile dire che il modo in cui sono riusciti a inserirli è stato geniale, meraviglioso. E ancora di più sono stati i vari riferimenti alla fortuna serie di Garcia. Per esempio Spooky/Earl che ha una lista di persone a cui chiedere scusa e non crede tanto nel Karma e saluta pizza/crab man rendendo omaggio al saluto della suddetta serie. O se vogliamo citarne altri, possiamo dire di quado Pizza man preso dal panico in aereo rivela di essere inserito nel programma protezioni testimoni e di avere una tartaruga.
I riferimenti ad Earl sono sempre estremamente piacevoli, ma veder tutti quanti insieme ai Chance e stato emozionante: non serve spiegare l’effetto che fa a noi fan di entrambe le serie vedere la bella gente di Natesville e di Camden County improvvisare un concerto per bambini. Nonostante l’idea della band era meravigliosa e geniale, siamo costretti a vedere i Chance tornare sempre sui loro passi: in questa terza serie hanno sfiorato il successo già due volte, ma alla fine la loro vita semplice e in famiglia li riporta sempre a casa.  Dopo aver visto questo mix di meraviglie ci imbattiamo in una divertente storiella in cui ricompare una ex di Jimmy (Hilary Duff) e scopre che in passato ha avuto a che fare con Burt e Virginia che si sono impegnati al massimo per sabotare la loro relazione; non è la prima volta che ci viene offerta in questa serie la possibilità di riflettere su come sarebbe potuta andare se… certo, non è proprio incentrata sul “What if…?” come lo era stata quella in cui viene narrata la vicenda di Jimmy che non incontra Lucy, ma il succo è sempre lo stesso: Hope non sarebbe mai esistita. Greg Garcia forse con assoluta leggerezza vuole farci capire quanto la casualità giochi un ruolo importante nella vita di ognuno di noi? Beh forse Raising Hope non è un trattato di filosofia, ma troppo spesso mi sono soffermata sulle scelte fatte dai nostri protagonisti, a partire da Burt che se non avesse messo incinta appositamente Virginia per finire a Sabrina che se in passato, infatuata di Jimmy in versione Gothic, si fosse messa con lui allora, non avremmo mai visto Hope. Quest’ultima puntata ci ha strappato certamente tante risate, soprattutto quando Virginia disgustata fa finta, con l’ingenua pulzella, di essere l’amante di Jimmy; certo è che dopo una puntata del calibro della 3×19 un semplice episodio fa brutta figura, ma certamente qui dobbiamo prendercela con il palinsesto e non con gli autori. Ovviamente quando in Raising Hope si parla di episodi semplici si parla sempre di alti livelli, ma questo l’avrò già scritto un miliardo di volte ma ribadisco il concetto.

PRO:

  • My name is Earl reunion.
  • Tutte le guest.
  • Maw – Maw che spunta la foto di famiglia ogni volta che muore qualcuno.
  • La commistione tragicomica.
  • La Band per bambini.
  • Il riferimento a “Christmas Carol”.
  • Virginia che fa finta di essere l’amante di Jimmy.

 

CONTRO:
  • Possibile che mancanchino solo due episodi alla fine?
Ci avviamo verso il finale di stagione dopo una lunga pausa e purtroppo, per qualche mese, dovremmo lasciare Natesville e la famiglia Chance. Intanto ovviamente godiamoci gli ultimi due episodi che, se all’altezza di questi, saranno magicamente epici. 4 Emmy e mezzo a tutti.




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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.

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