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The Chair 1×04 – Don’t Kill BillTEMPO DI LETTURA 3 min

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Recensione The Chair 1x04Con il quarto episodio, The Chair regala allo spettatore uno spaccato della reale situazione cui si deve far fronte nell’ambiente universitario diviso, a causa della mancanza di fondi, tra la cultura vera e propria ed il bisogno di pubblicità come compromesso per rendere gli studi più sexy e accattivanti per gli studenti.
Con questo episodio gli autori confermano la saggia scelta di adottare il tono comedy per trattare temi scottanti, scelta analoga rispetto a Catherine Reitman e Philip Sternberg, autori della fortunata Workin’ Moms, serie canadese che racconta con il sorriso le difficoltà di mamme lavoratrici nel reinserimento nel difficile mondo del lavoro. Per questo perfettamente in parallelo con The Chair.
La serie riesce bene nel suo intento grazie all’inserimento dello speciale cameo di David Duchovny, qui impegnato a interpretare sé stesso. Anche se sono solo foto e poster quelli che si vedono, la forza dell’immagine batte mille parole: vedere l’imponente sex simbol che schiaccia il povero Bill, uomo distrutto, sospeso temporaneamente dal suo ambiente e intento a scrivere lettere di scuse del tutto insignificanti è oltraggioso e fa piangere il cuore.
D’altro canto, però, il suo rapporto con Ju Ju cresce mentre Ji-Yoon si trova troppo distante da lei. Bill, nonostante il fallimento dell’assemblea con gli studenti nel precedente episodio, sembra una grande guida per gli altri e lo dimostra il modo di proteggere la figura materna di Ju Ju e la riflessione che tenta di impostare con la bambina circa la scelta del nome. Infatti, Bill sostiene di dover apprezzare lo sforzo di Ji-Yoon di dare alla figlia il nome di sua madre per mantenere in vita tutto il positivo del passato, che è poi ciò che maggiormente si ricorda. Questa scelta, controversa, mostra un aspetto della concezione delle cose di Ji-Yoon, ancora legata, in vari aspetti della sua vita e, non ultimo, quello lavorativo, alla “bellezza” e “confort” del passato. Ci si riferisce, ovviamente all’appoggio implicito verso Rentz a discapito di Yaz, imposto dal preside di Pembroke. Nonostante ciò, Ji-Yoon dimostra di vedere la figura del vecchio professore già come deceduta, anche se giustifica la sua scelta con la politica universitaria e la sua difficile situazione in quanto direttrice donna.

Ji-Yoon: “Look, she is hot shit right now. She has over 8000 followers on Twitter, that’s more than of all us put together.”
Elliot Rentz: “You know who judged himself by the number of his followers? Jim Jones. David Koresh.”
Ji-Yoon: “Yaz isn’t a cult leader, Elliot.”
Elliot Rentz: “Jesus only had 12 followers. I suppose that makes him a loser.”

Momento cruciale dell’episodio è sicuramente il confronto tra Ji-Yoon e Yaz: le due donne, pur appartenendo a differenti generazioni sono in linea sul pensiero ma non sull’attuazione di quest’ultimo per ovvie ragioni di posizione rivestita. Ciò è facilmente intuibile dal riverso ruolo che occupano: professoressa non di ruolo e direttrice.

L’AVVENTURA IN INCOGNITO DI JOAN


Particolarmente comica risulta la missione in incognito in biblioteca di Joan: la donna, intenzionata a tutti i costi a farla pagare all’autore dei post offensivi, con tanto di foulard e occhiali da sole, si introduce nella biblioteca per controllare e trovare il colpevole. Gli autori non si lasciano sfuggire l’occasione di mostrare un mini inseguimento e, ovviamente, la sfuriata di Joan, momento clou dell’episodio per questo personaggio.
Sebbene possa sembrare un piccolo siparietto comico, la situazione rivela la sua profondità solo alla fine, con l’atteggiamento della professoressa intransigente e la fuga del ragazzo, troppo imbarazzato per ribattere: a vincere è la cultura o un commento negativo su chi la diffonde?

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’evoluzione del rapporto tra Bill e Ju Ju tra luci ed ombre
  • La credibilità del personaggio di Ji-Yoon
  • Uno scorcio della vita del professor Rentz
  • L’avventura in incognito di Joan e la sfuriata su Chaucer
  • La noncuranza di Bill riguardo alla sua pessima situazione sembra eccessivamente artefatta

 

Entrata definitivamente nella seconda metà di stagione, The Chair tira fuori gli artigli con la critica al polveroso e obsoleto contesto universitario e mostra i limiti del cambiamento sociale.

 

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La notte sognivaga passeggia nel cielo ed il gufo, che mai dice il vero, sussurra che sono in me draghi ch'infuocano approdi reali e assassini seriali, vaghi accenti d'odio feroce verso chiunque abbia una voce e un respiro di psicosfera che rende la mia indole quanto mai nera. Però sono simpatica, a volte.

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