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Romulus 1×10 – SuperbosTEMPO DI LETTURA 4 min

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Un finale sicuramente inaspettato per la nuova serie di casa Sky, che prende una direzione narrativa peculiare anche in vista di un’ipotetica, anche se quasi scontata, seconda stagione.
Si è già parlato abbondantemente del coraggio di Sky Italia di produrre un show in proto-latino, riguardante inoltre un periodo storico di cui non si hanno ancora fonti certe ed esaustive, con l’ulteriore rischio preso dal regista, Matteo Rovere, di allontanarsi dall’omonimo film sempre di quest’ultimo.
La nuova versione del mito, almeno quello canonico  visto che in realtà ne esistono diverse, riguardante la creazione di Roma, giunge dopo un episodio sicuramente ottimo ma che soffre di soluzioni narrative forzate per portare la storia nella direzione desiderata dagli autori.
Sono da sottolineare le incredibili evoluzioni di Wiros e Yemos, due personaggi legati indissolubilmente tra di loro e che sono cresciuti enormemente rispetto al primo episodio: il primo da schiavo è divenuto Re dei seguaci di Rumia; mentre il nobile di Alba da ragazzo privilegiato è divenuto infine uomo, venendo riconosciuto Re di Alba, ma decidendo infine di lasciare il trono e fondare una nuova città.
Ad Alba invece a primeggiare, a livello narrativo e non, è stato Amulius, un personaggio complesso è sfaccettato, scritto in maniera egregia: da sempre diviso tra la devozione alla città e le sue ambizioni personali, anche con le numerose efferatezze compiute ha sempre mostrato una fragilità ed un ‘umanità a tratti sorprendenti, in contrasto con la bramosia di potere, che lo ha reso un character veramente molto interessante.
Tuttavia proprio qui risiede uno dei problemi di questo season finale, visto che nonostante le evidenti crepe mostrate dal fratello minore di Numitor nelle ultime puntate, il crollo psicologico di Amulius e successiva caduta da Re è sin troppo repentino, volto a evitare (per problemi di budget si potrebbe malignamente pensare) la grande battaglia finale ad Alba.
La sensazione è che si avesse fretta di arrivare all’incoronazione, senza corona a onor del vero, di Yemos, necessaria per il passo successivo con la rinuncia e conseguente decisione di fondare Roma con la sua nuova famiglia.
Una decisione che rappresenta al tempo stesso il punto d’arrivo di questa prima stagione e quello di partenza della prossima, un successo della realpolitik a scapito delle armi, affinché la Signora dei Lupi potesse infine trovare la sua agognata città.

 

Wiros: “quest’uomo è mio fratello. Non dirà mai una parola contro di me e mai io contro di lui. La nostra città prenderà il nome della nostra Signora dei Lupi. Quel suo nuovo nome  sostituirà il vecchio e correrà veloce sulle lingue di tutti i popoli della terra. La nostra città si chiamerà Roma.”

Anche in questo decimo appuntamento il comparto tecnico si conferma uno dei punti di forza della serie, con un’ottima ricostruzione storica e una splendida resa visiva, impreziosita dalla splendida colonna sonora curata da Mokadelic, che si era già occupato per Sky di comporre quella di Gomorra. E’ evidente quanto sia importante il filone mistico, che non solo guida le decisioni principali dei personaggi, ma caratterizza al meglio il momento storico trattato, in cui il misticismo permeava l’intera società. Anche se bisogna rilevare come la mancata uccisione di Amulius stride fortemente con quanto detto, visto l’evidente punizione degli Dei a cui è sottoposto il personaggio,che lentamente perde ogni cosa. Questo stravolge il ruolo di Ilia, che sin dall’inizio era destinata a vendicare l’amato Enitos. Sono proprio tali aspetti discutibili sulla gestione di Amulius che rendono l’episodio imperfetto, ma che ottiene comunque una valutazione molto alta visto tutti gli elementi positivi riscontrati, per una delle migliori serie di questo disastroso 2020.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Comparto tecnico degno di nota
  • La splendida colonna sonora di Mokadelic
  • L’evoluzione di Wiros e Yemos
  • La complessità di Amulius, un personaggio scritto egregiamente
  • L’importanza del filone mistico
  • Nonostante le evidenti crepe, troppo repentina la caduta di Amulius
  • La mancata morte di Amulius stride fortemente con la narrazione mistica e il ruolo di Ilia

“Perchè sono qui? Dovevo perdere un fratello uguale a me per trovarne un altro che invece è diverso. Dovevo conoscere la Signora dei Lupi. E infine dovevo imparare da voi, dalle vostre armi, che Alba non è la mia città invece. E’ così.
Solo ora mi è chiara la volontà degli Dei. Non è ad Alba che dovrò regnare, ma in una terra diversa, irrigata dal sangue della Lupa e dei suoi fratelli. E’ la tua città Wiros, e noi siamo fratelli e regneremo insieme. E in quella città ci sarà sempre posto per tutti quelli che hanno sofferto, hanno sbagliato e che vogliono pace senza per questo rinunciare alla giustizia. Vieni qui fratello, questo è il mio accordo”.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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