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Speravo De Morì Prima 1×03 – Episodio 3TEMPO DI LETTURA 4 min

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Speravo de morì prima 1x03 - Episodio 3Al terzo episodio, Speravo de morì prima, “La serie su Francesco Totti”, conferma l’impressione maturata con le prime due puntate rilasciate la scorsa settimana. Dopo l’epico finale del precedente episodio con la celebre scena di Totti sulle tribune dell’Olimpico acclamato dai tifosi che fischiano Spalletti, lo scontro col tecnico sembra essere vinto ma quello contro il tempo è appena cominciato.

Sei un uomo fortunato Francesco.
Lo so.
Però il tempo non lo puoi fermare all’infinito. Secondo me devi cominciare a pensare…
So anche do’ vai a parà quando cominci così. Famo che stasera so’ fortunato e basta.

CONTRO IL TEMPO


Non è solo Ilary a pensare che il marito sia un uomo fortunato. Come dichiarato da Stefano Bises, creatore e sceneggiatore della serie insieme a Michele Astori, la vita di Francesco Totti è tutto sommato lineare e priva di quei conflitti necessari a scaturire della drammaturgia. Gli autori hanno quindi fatto ricadere la scelta di incentrare il soggetto della serie sul conflitto dell’uomo contro il tempo, scontro universale e umano quanto quello tra bene e male. La scelta si può considerare sicuramente indovinata e affrontata in modo estremamente bilanciato tra serietà e comicità. Da un lato c’è il dramma di Francesco che viene evocato direttamente nelle sue riflessioni con la moglie, con gli amici, con i compagni. Dall’altro c’è lo stile ironico dei dialoghi, la scelta degli episodi flashback a supporto della narrazione e il modo in cui vengono rievocati. Tutto concorre ad allontanare immediatamente il rischio che la serie si prenda, e prenda gli avvenimenti che narra, troppo sul serio. Emblematico a questo proposito è l’episodio dell’operazione del 2006. Il cameo di Ricky Memphis nel surrealismo del sogno di Totti al ferramenta, così come il siparietto dichiaratamente sopra le righe in omaggio a Lippi, intrattiene e diverte al punto giusto. Un contraltare perfetto del dramma dell’infortunio che ha rischiato di far perdere il mondiale a Totti (e, forse, anche all’Italia).

VECCHI AMICI


Di chi è questa lettera?”
“E’ di Antonio Cassano. Quello a 35 anni già lascia il pallone. E’ matto.”

In questo contesto di ilarità e surrealismo si inserisce a pennello la storyline legata a Antonio Cassano. L’interpretazione di Gabriel Montesi risulta forse esageratamente caricaturale così che la linea comica prende quasi la piega della macchietta, complice l’emblematico dialetto dell’ex giocatore barese. Questo dà però modo di spaziare con l’elemento surreale delle allucinazioni, oltre che divertire mostrando il rapporto con Totti agli albori delle carriere (che è anche un’ottima scusa per dare spazio agli ottimi Monica Guerritore e Giorgio Colangeli nei panni dei genitori del Pupone). Surreale non è solo la dimensione onirica ma anche quella per cui il personaggio da cui è stato coniato il termine “cassanata” faccia riflettere il protagonista sul “secondo tempo della vita” che l’aspetterebbe dopo l’addio al calcio. Giocare su questo contrasto in modo aperto (lo stesso Totti se ne stupisce, non solo lo spettatore) è ancora una volta un modo per mantenere un registro leggero pur affrontando un tema “serio” come la perdita d’identità per un uomo che ha consacrato a un lavoro/passione tutta la sua vita e che, senza di esso, si sente perso.

S.P.Q.R.


La pasta?
50 grammi.
Manco se coce 50 grammi.

L’elemento comico connaturato nella parlata romana fa suoi i dialoghi e l’atmosfera della serie stessa che non dimentica l’ambientazione della Città eterna, la quale fa capolino di tanto in tanto. La scena in cui Francesco corre per le strade romane con i fan al seguito è un omaggio alla città stessa che si rispecchia nella squadra e nei suoi tifosi, armati di quella passione che ha regalato formule indimenticabili come lo striscione dell’ultima partita del Capitano da cui prende il titolo la serie: “speravo de morì prima”. La romanità dei dialoghi è tanto evidente da rischiare di risultare ostica a un orecchio non allenato che può far fatica a comprendere tutte le parole. A bilanciare tutta questa romanità ci pensa la colonna sonora che, sorprendentemente, non attinge al pozzo della canzone italiana, rendendo molto più dinamica e moderna la narrazione grazie a brani come “I’ll fight” degli Wilco (nella scena dei festeggiamenti in osteria per la fine del campionato).
Si deve infine notare il buon lavoro di Pietro Castellitto nei panni del protagonista nel compensare la mancata somiglianza fisica con il tono della voce, la parlata e le movenze, tanto da far venire il dubbio che la voce fuori campo sia quella del vero Totti. Lo stesso entusiasmo non si può esprimere per Greta Scarano nei panni di una Ilary fin troppo edulcorata e nobilitata, in contrasto con l’immagine della donna “de core” che la conduttrice e show girl ama dare di sé.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Sapiente utilizzo del registro tragicomico
  • Scrittura dei dialoghi
  • Scelta degli episodi flashback
  • Surrealismo di alcune scene
  • La parlata romana potrebbe risultare ostica ai non avvezzi
  • Ilary meno burina di come la si immagina nella realtà

 

“Speravo de morì prima” racconta con uno stile giocoso il dramma di un’icona del nostro tempo che lotta contro il tempo alla fine della sua carriera. Per usare una formula che è ormai un cliché: fa ridere ma anche riflettere.

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