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Supernatural 15×18 – DespairTEMPO DI LETTURA 5 min

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In una recentissima intervista, Misha Collins aveva presentato “Despair” come la seconda parte di “Unity sia in termini temporali, visto che tra un episodio e l’altro sembrano passati solo alcuni secondi, sia in termini di trama perchè si passa dalla paura di perdere Jack per l’implosione in atto al suicidio per il bene comune di Castiel. Il tutto in un susseguirsi di tentativi che si rivelano essere solamente vicoli ciechi. Sempre nella stessa intervista (ad Entertainment Weekly), Misha Collins descrive l’episodio come “it’s monumental, it’s tragic, it’s pivotal, it’s sad” e francamente, alla luce di quanto visto, questa serie di aggettivi non può essere più corretta.

Castiel: When Jack was dying, I… I made a deal to save him. […] The price was my life. When I experienced a moment of true happiness, the Empty would be summoned and it would take me forever.
[…] I always wondered, ever since I took that burden, that curse, I wondered what it could be, what my true happiness could even look like. I never found an answer. Because the one thing I want… it’s something I know I can’t have. But I think I know… I think I know now. Happiness isn’t in the having. It’s in just being. It’s in just saying it.
Dean: What are you talking about, man?
Castiel: I know. I know how you see yourself, Dean. You see yourself the same way our enemies see you. You’re destructive and you’re angry and you’re broken. […] Everything you have ever done, the good and the bad, you have done for love. You raised your little brother for love. You fought for this whole world for love.
That is who you are. You’re the most caring man on Earth. You are the most selfless, loving human being I will ever know.

Premesso che di questo se ne parlerà ampiamente nella prossima recensione a giudicare dal trailer, ad ogni modo non si può non guardare alla sparizione di tutti gli esseri umani e non pensare neanche per un singolo momento ad Avengers: Infinity War e al famigerato schiocco delle dita di Thanos (conosciuto ormai come The Snap). Il tutto senza scomodare The Leftovers, che comunque è il padre fondatore di questo tipo di shock.
La scena arriva in maniera spiazzante sul finire dell’episodio e non lascia molto spazio all’immaginazione visto il “dissolvimento” di tutti i personaggi, motivo per il quale, tra le altre cose, si è riusciti a riportare in scena Bobby, Charlie e Donna per una breve apparizione. In una sorta di rush finale, infatti, Andrew Dabb e Robert Singer affrettano un raduno di cacciatori (per lo più appartenenti all’Apocalypse World) che spariscono uno dopo l’altro con una velocità che non permette alla puntata di creare quel giusto climax che avrebbe reso il tutto molto più drammatico. Ed è un vero peccato perché, nonostante il copia-incolla tratto da Avengers: Infinity War, l’idea di svuotare completamente l’intera Terra da ogni essere umano ha un effetto unico e drammatico che nessun altra scelta sarebbe in grado di dare.
In tutto ciò bisogna apprezzare comunque la regia del Trickster più famoso di Supernatural, Richard Speight Jr., che fa del suo meglio per enfatizzare il dramma in atto.

Castiel: You know, ever since we met and ever since I pulled you out of Hell, knowing you has changed me. Because you cared, I cared. I cared about you. I cared about Sam. I cared about Jack. I cared about the whole world because of you. You changed me, Dean.
Dean: Why does this sound like a goodbye?
Castiel: Because it is. I love you. […] Goodbye, Dean.

Dulcis in fundo bisogna doverosamente parlare dei 5 minuti più drammatici di tutta la stagione: l’addio di Castiel.
Nonostante questo sacrificio fosse in qualche modo preannunciato dal patto stretto in “Destiny’s Child“, la morte di Castiel arriva come un fulmine a ciel sereno, nel bel mezzo di una situazione drammatica che però sembra puntare il dito verso altre vittime, comunque mietute ma non da Morte. Il monologo fatto a Dean nel finale è un canto del cigno che non lascia spazio ad un ritorno nelle ultime due puntate perché, in questo caso, renderebbe vano il climax e la sofferenza provata da Dean (anche se effettivamente in Avengers: End Game tutto o quasi viene risolto).
Il momento di “true happyness” di Castiel è in realtà una pugnalata al cuore per ogni spettatore che ha amato il character interpretato magistralmente da Misha Collins negli ultimi 12 anni. Non è un addio facile e non deve esserlo ma, alla vigilia dell’Apocalisse e della fine della serie, non si può che apprezzare il modo in cui Robert Berens ha scritto le ultime parole di Collins sul set. Ed una lacrima a questo punto è concessa a tutti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il sacrificio di Castiel arriva tanto inaspettato quanto doloroso e puzza di “definitivo” e non reversibile
  • Monologo finale di Castiel sul suo “moment of true happiness
  • Guest star come se piovesse
  • Richard Speight Jr. (il famoso Trickster) torna alla regia per l’ultima volta
  • Alla fine non era colpa di Billie…
  • La scomparsa di tutto il genere umano è un evento grossissimo ma non ha lo stesso impatto che avrebbe dovuto avere sulla carta per via di un paio di grossi predecessori che avevano già spianato la strada in questa direzione
  • Chuck improvvisamente assente sembra più una questione economica che di coerenza

 

Nonostante un addio al cardiopalma, inaspettato, dolorosissimo e molto toccante, “Despair” lascia comunque parzialmente insoddisfatti. Piccolezze, sia chiaro, ma che comunque pesano nel voto finale e precludono un potenziale Bless Them All. Peccato, perché la morte di Castiel è un colpo durissimo da accettare.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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